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    Questo è il governo della Turchia, Paese che Draghi definisce “partner e alleato della Nato”. Questo è il governo con cui gli spacciatori “made in Italy” di armi, morte e distruzione fanno lauti affari, visto che, lungi dal diminuire, cresce il volume delle esportazioni di armi da parte del nostro Paese

    Turchia: contro il “sultano” Erdoğan, solidarietà con l’HDP

    Pubblicato da

    Il regime turco di Erdoğan evidenzia ogni giorno i suoi caratteri oscurantisti, repressivi e fascisti. La cartina al tornasole sono le ultime misure del suo governo.

    Nelle ultime ore, c’è stato l’annuncio del ritiro della Turchia dalla Convenzione di Istanbul per la prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne che, solo nel 2020, ha provocato oltre 300 vittime di femminicidio. Con questa mossa, Erdoğan cerca di cavalcare l’islamismo più reazionario per sbarazzarsi definitivamente di quel che resta della laicità nel Paese, e guadagnare il consenso dei settori più arretrati della società.

    Solo pochi giorni fa, il deputato del Partito Democratico dei Popoli (HDP), Ömer Faruk Gergerlioğlu, è stato privato del suo status di parlamentare, con una sentenza totalmente contro la legge e letta in plenaria.

    Nelle stesse ore, si è scoperto che il regime del “Sultano”  aveva iniziato le procedure per la messa fuorilegge dell’ HDP, importante partito di opposizione che riunisce la sinistra e i curdi. La procedura è stata formalmente iniziata dal procuratore capo della Corte di Cassazione con una denuncia alla Corte Costituzionale, per mobilitazioni che risalgono al 2014. In altre parole, il governo dell’AKP ha trasformato la magistratura in un suo strumento, sussidiario e di parte, che usa come una clava golpista per ridisegnare gli equilibri politici.

    La repressione a cui assistiamo mette a nudo anche l’ impotenza in cui si trova il governo AKP-MHP. Non sono stati in grado di disfarsi dell’HDP nè ideologicamente, nè politicamente, nè nelle urne, ed ora puntano ad eliminarlo dalla scena politica tramite il sistema giudiziario. La loro aggressività ha origine dalla loro profonda paura.

    E con totale cinismo, gli ultimi attacchi contro l’HDP sono arrivati poco dopo che il presidente Erdoğan aveva annunciato un nuovo “Piano d’azione per i diritti umani”.

    In Turchia, la messa fuorilegge dei partiti politici, specialmente quelli filo-curdi, è una prassi repressiva, non un’eccezione. Finora la Corte costituzionale ha messo al bando sei partiti filocurdi, nel tentativo di silenziare la resistenza curda e qualsiasi opposizione democratica, accusata di complicità con i “terroristi”.

    Allo stesso tempo, rimangono ignote le condizioni di salute del dirigente curdo Abdullah Öcalan, rinchiuso da 22 anni nell’isola carcere di Imrali in totale isolamento, senza la possibilità di ricevere i familiari o i suoi avvocati. Poch giorni fa si era diffusa la notizia della sua possibile morte, notizia che non è stata smentita fattivamente dal governo.

    Ed è più che risaputo che, nel tentativo di rovesciare Assad in Siria,  Erdoğan ha appoggiato gli assassini dell’Isis con il beneplacito dell’occidente, facendoci anche lauti affari grazie al contrabbando del petrolio.

    Questo è il governo della Turchia,  Paese che Draghi definisce “partner e alleato della Nato”. Questo è il governo con cui gli spacciatori “made in Italy”  di armi, morte e distruzione fanno lauti affari, visto che, lungi dal diminuire, cresce il volume delle esportazioni di armi da parte del nostro Paese. E nel “Recovery Plan”, nel bel mezzo della pandemìa, il comparto militare-industriale italiano fa la parte del leone con laute commesse. Mentre il ministro della guerra Guerini si frega le mani, Draghi ha qualcosa da dire?

    Il governo italiano, l’Unione Europea, sono di fatto complici di Erdoğan e del suo regime sempre più reazionario.

    Al contrario, il governo italiano deve richiamare l’ambasciatore ad Ankara e esprimere una ferma condanna di questo colpo di Stato politico, contro la sfacciata liquidazione della legge e della democrazia da parte del regime turco.

    Marco Consolo

    Resp. Area Esteri e Pace PRC-SE

    22/3/2021 www.rifondazione.it

    HDP rischia la chiusura dopo l’appello del procuratore capo alla Corte costituzionale

    Il Partito Democratico dei Popoli (HDP) è sotto un feroce attacco da parte del governo dell’AKP, che è stato estromesso dalle città chiave nelle elezioni locali e deve affrontare immensi problemi economici aggravati dalla pandemia. Il 17 marzo 2021, la sentenza definitiva contro il parlamentare dell’HDP, Ömer Faruk Gergerlioğlu, è stata letta durante la sessione plenaria del parlamento ed è stato privato del suo status di deputato. Poche ore dopo, è venuto fuori che il procuratore capo della Corte di Cassazione ha presentato una causa alla Corte Costituzionale per bandire completamente l’HDP. Questi attacchi contro l’HDP sono arrivati poco dopo che il presidente Erdoğan ha dichiarato un nuovo “Piano d’azione per i diritti umani”, che include riforme sulla legislazione e sui diritti umani.

    Il 2 marzo 2021, il procuratore capo della Corte di Cassazione ha avviato un’inchiesta sull’HDP in relazione all’accusa contro nove deputati dell’HDP per le “proteste di Kobane” avvenute nell’ottobre 2014. Due settimane dopo, il procuratore ha dichiarato nell’atto d’accusa che l’HDP, attraverso le azioni e le dichiarazioni dei suoi membri, ha tentato “di distruggere ed eliminare l’integrità indivisibile dello Stato turco con la sua nazione”. È importante notare che sia l’inchiesta che la causa per la chiusura sono arrivate dopo ripetuti appelli di Devlet Bahçeli, il presidente del Partito Movimento Nazionalista alleato del governo (MHP), alle alte corti della Turchia per bandire l’HDP.

    In Turchia, la chiusura dei partiti politici, specialmente quelli filo-curdi, non è storicamente un’eccezione. Finora la Corte costituzionale ha messo al bando sei partiti politici filocurdi. Il primo, il Partito del Lavoro del Popolo (HEP), è stato fondato il 7 giugno 1990. L’HEP si unì al Partito Socialdemocratico (SHP) per le elezioni generali in Turchia del 1991 e ottenne 22 seggi nella Grande Assemblea Turca. Nel luglio 1993, la Corte costituzionale mise al bando l’HEP.

    In seguito alla sua chiusura, il Partito della Libertà e della Democrazia (OZDEP) fu fondato nel maggio 1993. Il 23 novembre 1993, anche OZDEP fu messo al bando.

    Il suo successore è stato il Partito della Democrazia (DEP). Nel marzo 1994, il parlamento turco revocò l’immunità di sei deputati del DEP, in seguito condannati a 15 anni di prigione con “accuse di terrorismo”. Il 16 giugno 1994, la Corte costituzionale mise al bando il DEP.

    L’11 maggio 1994 fu fondato il Partito della Democrazia Popolare (HADEP). Nelle elezioni locali del 1999, l’HADEP vinse 37 comuni in tutta la regione curda, comprese sette grandi città curde. Tuttavia, nel marzo 2003, la Corte costituzionale turca ha messo al bando anche l’HADEP.

    Il 9 novembre 2005 è stato fondato il Partito della Società Democratica (DTP). I suoi candidati hanno corso indipendentemente nelle elezioni generali del 2007 e ha ottenuto 22 seggi nel parlamento turco. Nelle elezioni locali del 2009, il DTP ha vinto i sindaci in oltre 100 città e paesi della regione curda. La Corte costituzionale turca ha bandito il partito l’11 dicembre 2009.

    Come si può vedere, l’HDP ha ereditato una storia di vessazioni e chiusure e, nonostante il presidente Erdoğan avesse affermato più volte di essere contrario alla chiusura dei partiti politici, il suo AKP ha ripreso la politica repressiva della Turchia contro i curdi e altre minoranze. L’HDP ha già subito un’intensa pressione politica da parte del governo. E ora siamo sull’orlo di un altro vergognoso tentativo di eliminare un partito politico.

    Quest’ultima fase di intenso attacco è iniziata con la fine del processo di pace curdo da parte del governo turco nel 2015 e si è intensificata sotto il regime di emergenza nel 2016 quando i nostri ex co-presidenti, Selahattin Demirtaş e Figen Yüksekdağ, sono stati arrestati insieme a diversi altri deputati. (Il caso contro Demirtaş è stato recentemente concluso dalla Grande Camera della Corte europea dei diritti umani. La camera ha deciso per il suo rilascio immediato – una sentenza che il governo turco ha finora rifiutato di eseguire). L’attacco è continuato con l’arresto di altri deputati e la rimozione di 11 deputati dell’HDP dal loro mandato parlamentare. Da allora, migliaia di amministratori e membri dell’HDP hanno affrontato detenzioni e arresti, e difficilmente passa un giorno senza che altri si aggiungano alla lista.

    Anche i rappresentanti del governo locale hanno ricevuto la loro parte di questi attacchi. Nel 2016, quasi cento comuni curdi sono stati usurpati e presi in consegna da funzionari nominati dal governo, e molti dei co-sindaci curdi sono stati arrestati. Il governo turco ha continuato con questa politica coloniale sulle città curde dopo le elezioni locali del 31 marzo 2019. Finora, 48 dei 65 comuni gestiti dall’HDP hanno visto i loro sindaci eletti sostituiti da amministratori nominati. Ad altri sei co-sindaci dell’HDP sono stati negati i loro certificati elettorali dopo aver vinto le elezioni, con la scusa che erano stati precedentemente licenziati dai loro posti di lavoro con decreti del governo di emergenza. Ad oggi, 14 co-sindaci curdi eletti nel marzo 2019 e diversi sindaci eletti nel 2014 rimangono dietro le sbarre.

    HDP è più di alcuni edifici e di un’entità politica formale. Noi rappresentiamo diverse storie politiche e una potente sociologia di lotte multiple per il riconoscimento e la giustizia. Vi assicuriamo che le lotte storiche e le tradizioni politiche su cui l’HDP è stato fondato continueranno a influenzare profondamente la politica turca e curda verso una genuina trasformazione democratica del paese, anche se l’HDP potrebbe non essere in grado di

    L’oppressione del governo sull’HDP e sulle altre forze democratiche si intensificherà sicuramente nei prossimi mesi, e così la nostra lotta. Con la presente invitiamo ancora una volta la comunità democratica internazionale a prendere una posizione di principio, a rafforzare ulteriormente la solidarietà internazionale e ad agire contro queste pietose mosse politiche del governo AKP per bandire l’HDP e negare la volontà di milioni di persone.

    Feleknas Uca e Hişyar Özsoy

    Co-portavoci di HDP per gli Affari Esteri

    Tags: Abdullah Ocalan Curdi erdogan Kurdistan Lorenzo Guerini Marco Consolo Partito Democratico dei Popoli (HDP) PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan) Rojava turchia Unione Europea
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