Usb riparte dalla piattaforma programmatica basata su welfare e ruolo pubblico in economica.

Piattaforma sindacale nuova di zecca per riaprire la possibilità concreta di un intervento serio, concreto e diffuso dello Stato nell’economia e nel welfare. Si può sintetizzare così la piattaforma varata sabato scorso da Usb, che a Milano ha tenuto la sua assemblea nazionale. Una assemblea, e questa è la seconda notizia, che ha lanciato un segnale di forte belligeranza al Governo Renzi. Se ottobre, come sembra, suonerà con il referendum sulle riforme costituzionali l’ultimo appello per palazzo Chigi (sempre che Renzi ci arrivi intero, ndr), Usb fa la scelta di essere tra gli assediatori. E tra quelli che più si spenderanno per produrre una mobilitazione reale nel paese.

Guido Lutrario, che ha aperto i lavori dell’assemblea, peraltro molto partecipata, su questo punto è stato molto chiaro. Così come è stato chiaro sul fatto che un sindacato confederale quale si prefigge di essere Usb deve tradurre questa parola in una pratica effettiva cominciando a costruire quei percorsi di unità e “ambiti” tra le categorie così necessari per la ripresa di un sindacalismo coerente, credibile e autorevole.

Insomma, Usb prova a passare dall’adolescenza all’età adulta. E lo fa in un momento in cui molti la davano per spacciata a causa degli scontri e delle divisioni che si sono registrati in alcuni territori importanti come l’Emilia Romagna e la Lombardia.
Al centro della nuova fase quindi, come ha sottolineato Lutrario, quel “soggetto spurio” capace di mettere insieme, è questa la scommessa, lavoratori pubblici e lavoratori privati, migranti e precari, ma anche occupanti di case e maestre d’asilo. Del resto le lotte della logistica di Piacenza, portate avanti con grande determinazione da alcuni migranti coordinati da Usb, e i picchetti resistenti sulla casa, senza contare delle grandi esperienze dell’Ilva di Taranto o degli stessi vigili del fuoco o dei lavoratori del commercio, ormai alludono proprio a questo. Sarebbe miope non raccogliere il segnale.

Mentre Cgil, Cisl e Uil sembrano rinchiudersi in un sindacalismo sterile, acefalo, autoreferenziale e politicista, chi nelle lotte ci sta veramente prova ritessere l tela. E lo fa nella speranza che il “grado infimo” a cui la credibilità del sindacato tout court è caduto non sia finito davvero sottozero. Prima che il populismo divisorio ed egoista rovini tutto c’è da vincere la sfida della coalizione sociale.

C’è stata la crisi, certo, ma nella crisi la responsabilità dei padroni non è che sia diminuita, anzi. Nella crisi è successo che in molti hanno delocalizzato. Non solo, ora per acchiappare quel refolo di ripresa non si riparte più dal mercato qual è nella realtà ma dal mercato del lavoro selvaggio ovvero dall’azzeramento dei diritti. Ci sono quindi delle precise responsabilità politiche da additare.

Usb è forte nel pubblico impiego. Ed è proprio qui che sta passando uno dei peggiori processi di ristrutturazione che mai si siano messi in campo. Ci saranno ancora lacrime e sangue, non ci sono dubbi. E lo stesso tentativo di ridefinire i comparti viene letto da Paolo Leonardi (che nel mentre è passato a fare il segretario del sindacato internazionale del settore) come un ulteriore attacco alla rappresentatività di Usb.

La piattaforma è davvero ambiziosa (qui). E spazia su tutti i temi importanti, e necessari: dalla lotta alle privatizzazioni ai centri di socializzazione nei quartieri; dalla creazione pubblica di buona occupazione al reddito minimo garantito passando per un piano di edilizia pubblica e per la riduzione dell’orario di lavoro.
Al di là dei contenuti, la struttura sembra alludere al fatto che tra le categorie di Usb debba nascere un nuovo modo di guardare alla singola rivendicazione e alla singola piattaforma.
Se la sfida è quella di “rompere la rassegnazione”, come ha sottolineato Guido Lutrario, allora la credibilità politica del sindacato si costruisce attraverso le lotte e la loro connessione.

Fabio Sebastiani

4/4/2016 www.controlacrisi.org

 

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