UNA BRUTTA GIORNATA – DI AMIANTO SI CONTINUA A MORIRE

Protesta in Tribunale a Milano il 19 dicembre 2016 dopo l’ennesima assoluzione dei manager Pirelli accusati della morte di decine di operai e assolti. Bruno è il primo a sinistra nella foto.)

Oggi nel giorno e nell’ora in cui si è svolto il funerale del nostro compagno Russo Bruno operaio della Breda Fucine si è svolto anche il funerale del nostro compagno di lotta Marco Bonfanti, operaio della Pirelli Bicocca di Milano con cui abbiamo condiviso tante battaglie sia in fabbrica fin dagli anni settanta sia successivamente nelle aule giudiziarie.

Riportiamo la testimonianza orale di Marco fatta in tribunale nel 2014 e scritta nelle motivazioni della sentenza con cui il giudice Raffaele Martorelli ha condannato in primo grado i manager Pirelli con pene fino a 8 anni (sentenza poi ribaltata in appello con l’assoluzione degli imputati) pubblicata nel libro AMIANTO: MORTI DI “PROGRESSO”.

Per i padroni essere indagati per aver fatto morire i propri lavoratori, anche se quasi mai ne consegue una condanna, è di certo cattiva pubblicità: così nel bilancio 2006 la Pirelli – storica azienda multinazionale produttrice di pneumatici e cavi – accantonava 38 milioni di euro in previsioni di nuovi possibili problemi giudiziari derivanti dall’uso dell’amianto per comprare e monetizzare la salute e la vita umana, come fanno tutti i padroni.

 

Teste Bonfanti – Dipendente Pirelli viale Sarca dal 1968 al 1987 ai pneumatici con mansione di elettricista.

Girava tutti i reparti e “c’era amianto dappertutto. I reparti erano molto polverosi, soprattutto quelli di vulcanizzazione e delle mescole erano reparti infernali. Gli operai però non sapevano con che tipo di materiali stavano a contatto, nessuno li aveva resi edotti dei rischi derivanti dall’amianto. Gli operai erano sottoposti a delle visite mediche periodiche, in occasione delle quali venivano loro effettuati prelievi e radiografie, ma lui non era mai venuto a conoscenza degli esiti delle sue visite mediche.

La situazione dei reparti era rimasta immutata fino agli inizi degli i anni 90, periodo in cui vennero effettuati alcuni miglioramenti, per esempio venne aggiunto qualche aspiratore in più. Molti operai avevano la mascherina, ma è un po’ come l’aspirina per il cancro … eh!. parliamoci chiaro. Cioè o elimini le sostanze, ma le mascherine lì sono quelle che vendono al supermercato, cosa vuole che facciano… molti la mettevano, però bisogna anche tenere conto che in certi momenti ti dà anche fastidio, fai fatica a respirare, specialmente d’estate. Cioè in tutte le cose ci sono delle complicanze. Inoltre la mascherine non erano munite di filtro”.

Se gli operai non mettevano le mascherine non venivano redarguiti dall’azienda perché “all’ azienda gli interessava che si faceva la produzione, di quelle cose lì non gliene fregava niente”.C’erano dei ventilatori a muro “tipo quelli delle cucine”, che servivano a cambiare l’aria ma non a purificarla dalle impurità quindi erano sostanzialmente inutili.

Per quanto riguarda le operazioni di pulizia e manutenzione, la Pirelli appaltava a imprese esterne la manutenzione straordinaria, che veniva fatta da addetti senza alcun tipo di protezione, e la stessa cosa valeva per le operazioni di pulizia straordinaria, che comportavano per esempio il sollevamento di alcuni macchinari: Quando si trattava di svolgere piccole riparazioni, ci pensavano gli stessi operai della Pirelli, dotati di mascherine praticamente inutili, perché non erano dotate di filtri e quindi in ogni caso inidonee a prevenire i rischi dell’elevatissima polverosità dei reparti che si poteva generare. Agli operai venivano forniti guanti, scarpe infortunistiche e mascherine, strumenti che purtroppo, per le condizioni di lavoro che c’erano, non avevano una grande utilità.

…..Le tubature erano rivestite di amianto, che serviva ad evitare la dispersione di calore. Quando c’era qualche problema alle tubature, gli addetti andavano a tagliare il pezzo di tubo da tirare via con la fiamma ossidrica e poi lo buttavano non si sa dove. I pezzi che cadevano per terra venivano rimossi con la scopa. La maggior parte degli operai che erano adibiti a queste funzioni sono morti”.

Il teste aveva provato a fare personalmente richiesta per apportare migliorie ai locali: gli era stato risposto che sarebbero stati presi provvedimenti, ma prima di vedere effettivi cambiamenti l’impresa aveva fatto in tempo a chiudere. I reparti sotterranei, dove gli era capitato di fare manutenzione, erano in condizioni anche peggiori. L’amianto si sbriciolava dalle tubature e erano gli operai che trascorrevano le loro giornate lì dentro.

Il Bonfanti è affetto da nefrettomia bilaterale (cioè una rimozione di entrambi i reni. In tali casi la vita è tecnicamente possibile, ma solo effettuando la dialisi (emodialisi) almeno tre volte a settimana) e carcinoma urotediale.

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