Una “cura sbagliata” per una sanità sempre più “malata”

(Foto di archivio Pressenza)

La spesa pubblica per il S.S.N. è in continuo peggioramento: dal 2017 al 2020 la percentuale era rimasta ferma al 6,6% del PIL (tra le più̀ basse in Europa), aumentando al 7,3% nel 2021 a causa delle spese COVID, ma scendendo al 6,7% nel 2022, al 6,6% nel 2023 e addirittura al 6,3% nel 2024. In altri termini, meno risorse umane e strutturali (mancano non meno di 20mila tra medici e infermieri), ricorso sempre più frequente al privato (è di questi giorni la notizia che dopo Ferrara, ora anche a Modena e Reggio Emilia le Ausl ricorrono a bandi per i servizi di ostetricia e ginecologia e di Emergenza/Urgenza; qui un comunicato stampa di CGIL, CISL e UIL Emilia-Romagna), tagli all’offerta pubblica di servizi e allungamento delle liste d’attesa. Con grande gioia dell’offerta privata, che sarà sempre più favorita sotto la spinta delle forme di assicurazioni integrative aziendali. I numeri del “disastro sanità” sono impietosi: quasi due anni di attesa per una mammografia, circa un anno per un’ecografia, una tac, o un intervento ortopedico. E a rinunciare alle cure nel corso del 2021 è stato più di un cittadino su dieci. Screening oncologici in ritardo in oltre la metà dei territori regionali e coperture in calo per i vaccini ordinari. È quanto ha evidenziato il “Rapporto civico sulla salute. I diritti dei cittadini e il federalismo in sanità”, presentato a maggio scorso da Cittadinanzattiva. Per approfondimenti: il comunicato stampa; l’Abstract e il Rapporto civico sulla salute 2022.

Conflitti tra Stato e Regioni

Sulla sanità non mancano neppure pesanti conflitti tra Stato e Regioni, né pericolose ipotesi di definitiva frattura fra territori, sempre più diseguali. La Regione Campania ha presentato formale ricorso al TAR per denunciare che i Ministeri dell’Economia e della Salute continuano a non inserire tra i criteri per il riparto delle risorse per la salute quelli relativi alle caratteristiche demografiche, al contesto socioeconomico, allo stato di salute (o carico di malattia, soprattutto per patologie cronico degenerative) e allo stato dell’offerta dei servizi quali-quantitativa, continuando così a penalizzare alcune regioni e la Campania su tutte: https://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato1655128120.pdf. La stessa previsione che alle regioni del Sud venga destinato almeno il 40% di tutte le risorse allocabili previste dal PNRR non risulta del tutto rispettata. Openpolis certifica che “la maggior parte delle amministrazioni titolari arrivano quantomeno vicine a quota 40%, a parte i due ministeri guidati da esponenti della Lega. Si tratta del Ministero dello Sviluppo economico, guidato da Giancarlo Giorgetti, e del Ministero del Turismo, guidato da Massimo Garavaglia”: www.openpolis.it/.

E come se tutto ciò non bastasse, ritorna ancora una volta in auge il pericoloso disegno di legge “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata” che suscita grande preoccupazione, in particolare proprio per il settore sanitario. Contro questo disegno di legge è partita l’iniziativa di un gruppo di giuristi e intellettuali che hanno presentato una proposta di legge di iniziativa popolare di riforma del Titolo V della Costituzione che interviene sull’articolo 166 della Costituzione – così da prevedere che forme e condizioni particolari di autonomia alle regioni a statuto ordinario possano essere concesse solo se “giustificate dalle specificità del territorio” – e sull’articolo 117 per restituire le materie come scuola, università, salute e infrastrutture alla competenza esclusiva dello Stato. Introducendo anche una clausola di supremazia dello Stato quando sia richiesta atutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica” o “dell’interesse nazionale”: https://perilritirodiqualunqueautonomiadifferenziata.home.blog/.

Case e ospedali di comunità

Ma fra poco anche per la nostra sanità -malata quasi terminale- “sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno”, grazie al taumaturgico PNRR. “Con 30 giorni di anticipo rispetto alla milestone europea del PNRR, ho firmato i contratti istituzionali di sviluppo con tutte le regioni e le province autonome. Sono 6mila progetti per il Servizio sanitario nazionale del futuro. Nasceranno 1.350 Case di comunità, aperte fino a 24 ore al giorno, e 400 ospedali di comunità”: così parlò giorni addietro il ministro Speranza. Le case di comunità e gli ospedali di comunità previsti dal PNRR saranno tirati su sulla base di standard fissati dal Dm 71/2022 (GU n. 102 del 3-5-2022). Ma il Dm 71 è stato approvato (a proposito di conflitti fra Stato e Regioni) con la netta e motivata contrarietà della Campania, che ha contestato fortemente l’assenza di fondi per assumere il personale: https://www.trovanorme.salute.gov.it/norme/dettaglioAtto?id=86972. Il PNRR finanzia infatti gli edifici, mentre la spesa per il funzionamento delle strutture dovrebbe essere a carico del SSN, già fortemente provatocome si è visto- da un’endemica carenza di personale. Si corre cioè seriamente il rischio di curare una “sanità gravemente malata” con un’ennesima “cura sbagliata” e di assistere ad un’altra colata di cemento (e relativo ulteriore consumo di suolo), disseminando altre centinaia di strutture pubbliche non funzionanti, funzionanti solo parzialmente, oppure “concesse” alle fortune dei privati.

C’è stata e c’è in atto sul territorio nazionale una corsa a “contrattare” e a “spartirsi” l’allocazione delle case e degli ospedali di comunità, in assenza però non solo di una radicale riforma complessiva della sanità, ma anche di qualsiasi “discussione partecipata” su quale modello territoriale di sanità vogliamo e possiamo concretamente permetterci e implementare. A conferma che sulla salute si continua ad agire con la massima verticalità e che l’assenza di democrazia in campo sanitario è quasi totale e rappresenta il primo problema che andrebbe seriamente affrontato.

Qualcuno ha potuto per esempioconfrontarsi sulla necessità di avere le case e gli ospedali di comunità riqualificando o ricostruendo i due milioni di mq di strutture sociosanitarie inutilizzate o inutilizzabili esistenti nel nostro Paese, con l’obiettivo del consumo di suolo zero? (https://www.rekeep.com/media/studi-dossier/nuova-sanita-di-prossimita).

Gianni Caprio

21/6/2022 https://www.pressenza.com

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