«Una giornata per ricordare i morti di alternanza scuola-lavoro». Ma la questura vieta il corteo

Manifestazione contro l’alternaza scuola lavoro  (ansa)

«Abbiamo chiesto l’autorizzazione per organizzare un corteo il prossimo 21 gennaio, a un anno dalla morte di Lorenzo Parelli». Lo studente schiacciato da una trave durante l’ultimo giorno di stage in un’azienda vicino Udine. «Un nostro coetaneo che vogliamo ricordare. Insieme a Giuseppe Lenoci e Giuliano De Seta, vittime dello stesso sistema. Ma ci hanno detto di no. Senza dare spiegazioni». È il racconto di Daniele Agostini del Fronte della gioventù comunista che, con un rappresentante del liceo Socrate di Roma, lunedì scorso è andato in Questura per la richiesta.

«Vogliamo creare un appuntamento annuale per ricordare gli studenti che sono morti durante l’ex alternanza scuola-lavoro. Sia per commemorarli, sia per tenere acceso il dibattito. Perché l’anno scorso siamo scesi in piazza quasi ogni settimana per denunciare il sistema malsano che collega istruzione e il settore dell’occupazione, per chiedere giustizia. Ma non è successo niente. Anzi, altri due ragazzi sono morti dopo Lorenzo. E il Governo e le istituzioni hanno risposto reprimendo le manifestazioni che ci sono state in tutta Italia», spiega Agostini che si fa portavoce di un’esigenza condivisa da molte scuole nell’area di Roma, come gli istituti superiori Socrate, Enriques, Labriola, Montale, Faraday, Avogadro, Archimede, Rosseau.

Un elenco che cresce man mano che gli istituti aderiscono all’appello lanciato dalla Rete degli studenti romani. Gli stessi che il 22 gennaio 2022, all’indomani della morte di Lorenzo, avevano organizzato il corteo che dal Pantheon, nel centro storico della Capitale, puntava verso il Ministero dell’Istruzione, durante il quale studenti e forze dell’ordine erano arrivati agli scontri. «Non abbiamo capito il perché la Questura abbia detto no all’organizzazione della manifestazione quest’anno. Se è perché abbiamo riproposto lo stesso percorso del 2022, se per ragioni di sicurezza o per altro. Ma ci auguriamo che ci vengano date delle spiegazioni. Anzi speriamo di essere riconvocati e di ricevere l’autorizzazione», conclude Agostini.

Anche perché molti studenti, docenti, lavoratori della scuola il prossimo 21 gennaio scenderanno in piazza in ogni caso. Ma non vorrebbero che la giornata diventasse un’occasione di repressione. Piuttosto un momento per ricordare i ragazzi che sono morti. E di confrontarsi sui limiti di un sistema che non tutela né garantisce sicurezza ai ragazzi.

Chiara Sgreccia

13/1/2023 https://espresso.repubblica.it

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *