Uno spettro si aggira per l’Italia: il ritorno alla normalità

Il 25 Aprile è appena trascorso e troviamo insopportabile la retorica che lo ha accompagnato.
Ancora una volta, in contesti storici diversi, rischiamo l’ennesimo colpo di spugna sul passato, se nel 1945 tornarono ai posti di comando tanti fascisti riciclati all’ombra della Dc e della Alleanza Atlantica, presto la ricostruzione post pandemica potrebbe essere nelle mani dei responsabili politici della strage nelle Rsa, negli ospedali, nelle case popolari lombarde dove in pochi metri quadrati vivono contagiati, asintomatici e negativi al coronavirus, nei luoghi di lavoro lasciati aperti anche nelle settimane in cui i decessi giornalieri erano a quota 1000.
La rimozione della storia e delle cause, la assoluzione delle responsabilità sono sempre dietro l’angolo, non basta il rigore analitico e l’onestà intellettuale (doti per altro rare di questi tempi), si impone a noi tutti\e uno sforzo ulteriore di comprensione della realtà con l’avvicinarsi della fase due che potrebbe tradursi nella contrazione degli spazi di libertà e democrazia, in licenziamenti, attacchi al salario e la riaffermazione delle politiche di austerità.
E uno sforzo immane, ma necessario, impone di attrezzarci per tutelare gli interessi delle classi sociali meno abbienti, dei lavoratori e delle lavoratrici.
L’utilizzo del debito pubblico per contrastare l’emergenza sanitaria e garantire il finanziamento dell’economia reale è una scelta obbligata, ma non può essere la risposta definitiva, leggiamo su Il sole 24 Ore del 25 Aprile, a ribadire che presto dovranno tornare le politiche di austerità e con esse i tagli al sistema pubblico, siamo quindi a un punto di svolta delle politiche economiche e sociali e, giorno dopo giorno. comprendiamo come la crisi vogliano farla pagare ai lavoratori, ai precari, alle classi sociali meno abbienti.
Il rilancio dell’economia puo’ avvenire in molti modi, all’orizzonte si prospettano politiche di austerità e fondi perduti alle imprese, rattoppi al sistema sanitario ma non il rilancio di interventi radicali per restituire al pubblico quel ruolo di controllo e direzione che ad esempio imporrebbe la fine dei patti di stabilità, la cancellazione di quelle norme costituzionali che riguardano il titolo V della Carta.
Per il fronte padronali urge rilanciare la “capacità di esportare del sistema imprenditoriale e il livello elevato di risparmio degli italiani”.
I risparmi privati degli italiani sono serviti per un decennio a fronteggiare la perdita del potere di acquisto di salari e pensioni, per aiutare le giovani generazioni precarie costrette a ricorrere al sostegno economico delle famiglie proprio quando un Ministro li definiva bamboccioni e innalzava l’età pensionabile lasciando nel limbo della incertezza assoluta migliaia di esodati. E buona parte, non tutta ovviamente, di quel sistema imprenditoriale italiano per almeno 30 anni, almeno da quando Prodi è stato messo a smantellare le partecipazioni statali, è andato avanti tra delocalizzazioni, trasferimento delle sedi all’estero (per non pagare le tasse al fisco italiano), contrazione del costo del lavoro, riduzione delle normative di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro con l’Italia in cima alle classifiche per numero di morti, malattie professionali ed infortuni sul lavoro.
Nei prossimi mesi il numero dei poveri potrebbe raggiungere e superare i 10 milioni, l’impoverimento riguarda ormai la classe media, le partite iva e quanti fino a pochi anni fa avevano un tenore di vita piu’ che dignitoso.
E le povertà, come le emarginazioni, sono cresciute di pari passo con l’accrescimento degli utili agli azionisti, un po’ come accaduto con i salari investiti da una forbice sempre piu’ larga.
Di questo bisogna parlare fin da ora perchè il rischio di ritrovarci presto in una situazione analoga alla Grecia di pochi anni or sono è sempre piu’ concreto.
Affamare il popolo per riempire le tasche degli speculatori e dei padroni, per favorire liberalizzazioni ed austerità a discapito del pubblico (che poi significa salute e sicurezza sociale\lavorativa per tutti) è questo il pericolo post pandemico, sempre ammesso che da questa pandemia stiamo veramente uscendo.

Federico Giusti

26/4/2020 http://www.controlacrisi.org

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