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    Blog, Cronache di Lavoro — Febbraio 15, 2015 11:27 am

    Diminuito il tasso di occupazione maschile ma il reddito femminile è decisamente inferiore. Quando la crisi è pure di genere. E guardando alla sola quota del lavoro part-time caratterizzato da una maggiore concentrazione femminile, l’occupazione è diminuita molto più per le donne per le attività part-time anche in settori come amministrazione pubblica, istruzione, sanità e assistenza sociale.

    Uomini senza lavoro, donne con bassi salari.

    Pubblicato da franco.cilenti

    La crisi economica degli ultimi anni ha riportato al centro del dibattito il ruolo del genere suscitando alcune domande chiave sull’impatto della crisi in termini di genere. Uomini e donne sono stati egualmente colpiti dalla crisi economica del 2008? Secondo un recente rapporto della Commissione europea (Bettio et al. 2012) sarebbe necessario distinguere almeno due fasi nella valutazione di genere della crisi. Durante la prima fase di natura prettamente finanziaria, gli uomini avrebbero subito le maggiori conseguenze in termini reddituali ed occupazionali. In questa prima fase, i settori produttivi “ad alta intensità maschile”, quali edilizia, manifattura pesante, ma anche finanza, hanno contratto massicciamente l’occupazione. Successivamente dopo il 2010, con l’implementazione delle misure di “austerità”, le donne avrebbero pagato le conseguenze del ridimensionamento del settore pubblico attraverso i massicci tagli alla spesa pubblica in particolare in settori chiave quali sanità, istruzione e assistenza sociale. Questa tesi dell’impatto di genere della crisi in relazione alle due fasi di recessione ed austerità della stessa si basa sull’evidenza della segregazione settoriale fra i generi, che andrebbe tuttavia a negare l’ipotesi della complementarietà dell’occupazione femminile rispetto a quella maschile all’interno dell’household. Ma è davvero così? Analizzando i dati sui trend occupazionali nel periodo 2008-2013 nell’aggregato Europa (EU27), Eurozona e GIPSI (Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna ed Italia) emergerebbe che in tutte le aree considerate, gli uomini sono stati maggiormente colpiti dalla crisi (-0.85% l’anno in EU27 gli uomini, -0.07% l’anno le donne)[1]. Tuttavia, guardando alla sola quota del lavoro part-time caratterizzato da una maggiore concentrazione femminile, il trend si ribalta a sfavore delle donne, e ciò diventa ancora più evidente guardando esclusivamente all’aggregato GIPSI. In quest’ultima area, l’occupazione è diminuita molto più per le donne per le attività part-time anche in settori tipicamente “female-oriented” come amministrazione pubblica, istruzione, sanità e assistenza sociale. Nel complesso, guardando agli occupati in totale, senza distinzioni per ore lavorate e settore di impiego, è l’occupazione maschile ad aver pagato le conseguenze maggiori della crisi “reale” nell’intero arco temporale 2008-2013, paradossalmente anche in settori female-dominated.

    L’analisi occupazionale sembrerebbe delineare una crisi pagata dagli uomini piuttosto che dalle donne, tuttavia un più attento sguardo ai dati reddituali dello stesso arco temporale 2008-2013 rivela invece la presenza di differenze sistematiche fra i due generi per tutte le fonti di reddito (reddito da lavoro, capitale e trasferimenti statali).

    A fronte di un reddito da lavoro annuale di circa 16.000 euro (media EU-SILC 2012, EU27) delle famiglie il cui maggiore percettore di reddito è di sesso maschile, le corrispettive “female-headed households” percepiscono un reddito lordo annuale da lavoro di 11.000 euro. Troviamo la stessa differenza in termini di redditi da capitale (profitti, rendite, pensioni private) e trasferimenti dalla Stato. Da questo punto di vista, intrecciando l’analisi di genere con quella occupazionale e di distribuzione funzionale del reddito, nel periodo 2007-2012 i redditi familiari sono stati colpiti in maniera differenziata dalla crisi. In particolare, i redditi da lavoro sono diminuiti maggiormente rispetto a quelli da capitale, e soprattutto nei GIPSI. Da un punto di vista di genere, le famiglie in cui il maggior percettore di reddito è di sesso maschile hanno beneficiato maggiormente della crescita di capitale rispetto a quelle in cui è una donna a percepire il massimo reddito[2].

    Nel complesso, la crisi sembrerebbe a una prima lettura aver penalizzato gli uomini soprattutto in termini occupazionali, tuttavia analizzando i redditi emergono delle differenze sostanziali e strutturali fra le dotazioni di reddito nelle sue varie forme fra uomini e donne che la crisi non ha assottigliato.

    [1] Eurostat, Labour Force Survey (LFS), 15-64 classe d’età.

    [2] Maggiori dettagli in Cirillo, Corsi, D’Ippoliti (2015).

    Valeria Cirillo

    13/2/2015 www.sbilanciamoci.info

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    Autore: franco.cilenti
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