USA: L’ALTRA FACCIA DELLA MEDAGLIA

Foto: Corriere.it

Così come nel nostro paese resta indelebile la tragica data del 21 luglio 2001, nel corso della quale, all’interno della scuola Diaz di Genova, l’irruzione delle forze dell’ordine produsse un vero e proprio massacro1 , tanto che si parlò di “macelleria messicana” e di “notte buia della democrazia”, le angosciose immagini – trasmesse in mondovisione – del palazzo del Congresso statunitense assediato dai fan di Trump in armi, rappresenteranno, per le future generazioni, la metafora della “democrazia malata” statunitense: una tela squarciata2!

In effetti, assistere in tempo reale a scene che sembravano tratte da quella copiosa e reiterata filmografia nordamericana, grazie alla quale – fino al più recente passato – si manipolava la coscienza collettiva di intere comunità, al solo fine di giustificare manovre “interventiste” (nella politica di Stati sovrani, in ogni parte del mondo e, in particolare, del Sudamerica),  che, dietro l’alibi della volontà di “esportare la democrazia”, celavano, in realtà, la scelta di affermare politiche sovraniste3 , dovrebbe indurre tutti a più serie riflessioni.

A prendere atto, in sostanza, che, se per alcuni, il viaggio “Al di là dell’Atlantico”4 può essere (anche) fonte di crescita umana e socializzazione, per altri – che già stentavano a credere ancora all’esistenza dell’effimero – dovrebbe rappresentare nient’altro che la conferma di una situazione sociale gravemente compromessa; al limite della degenerazione.

Neanche i più critici (ed io tra questi), rispetto al sistema sociale e politico presenti negli Usa, avrebbe potuto mai immaginare di assistere al desolante spettacolo di una moltitudine umana inferocita – tra “riservisti”, “indiani metropolitani5” di nuova (e diversa) generazione (non a caso, muniti di ridondanti corna) e “negazionisti” – che assedia ed assale una sede parlamentare allo scopo d’impedire una legittima procedura costituzionale!

La consuetudine ci aveva abituati a un rituale statunitense (ormai classico): una pacifica alternanza tra parti politiche – a mio parere – sostanzialmente equivalenti; che mai avrebbero potuto essere sospettate della benché minima intenzione di apportare drastiche (e sostanziali) misure di cambiamento o, addirittura, sovvertire il sistema socio/economico e, soprattutto, l’ordine precostituito.

Invece, ancora una volta, gli amerikani ci hanno stupiti; sono andati oltre ogni nostra legittima immaginazione!

In quella che, personalmente, ho sempre definito una democrazia “balbettante e precaria”; della quale riesce difficile riuscire a condividere un sistema economico che, di democratico, presenta solo la possibilità di arricchimento privato, con un sistema educativo e scolastico che, in nome di una falsa “meritocrazia” (ma in ossequio a una innominata “selezione di classe”) esclude tanta parte di ragazzi e giovani impossibilitati a sostenerne le ingenti spese, con un sistema sanitario che, a fronte di costi dalle dimensioni colossali, non garantisce cure ed assistenza ai più bisognosi e derelitti, con un sistema giudiziario e penale che ha finito con il cancellare definitivamente il concetto di “proporzionalità della pena e sua funzione educativa”, mancava solo s’inserisse il cancro delle politiche trumpiane!

Richiederebbe troppo tempo e altrettanto spazio tentare di riproporre il vero e proprio “museo degli orrori” prodotto nel corso dei quattro anni di amministrazione Trump.

Mi limiterò a riportare l’ennesima dimostrazione di follia omicida che, attraverso l’assassinio del generale iraniano Qasem Soleimani, ha continuato – aggravandola, se possibile – a rappresentare la nozione di “politica estera” che ha sempre caratterizzato tutte le amministrazioni americane; le democratiche al pari delle repubblicane.

Così come appare superfluo attardarsi, nel merito, rispetto al disprezzo mostrato da Trump nei confronti degli accordi internazionali per la salvaguardia dell’ambiente.

Meglio stendere, poi, un velo pietoso sul sostanziale sostegno di Trump alle politiche razziste e xenofobe (oltre che omofobe) dei c.d. suprematisti bianchi, con particolare accanimento nei confronti delle minoranze; in primis i “latinos”.

Come dimenticare, inoltre, l’opera di palese negazionismo del Covid-19?

Un miscuglio, tra inconfessati interessi economici, grassa ignoranza e insensibilità umana e sociale, che ha prodotto uno stato di assoluto disinteresse nei confronti dei soggetti deboli e più fragili. Con il poco onorevole risultato che gli Usa sono il paese più colpito dalla pandemia in atto; con il triste bilancio di oltre 330 mila vittima.

In questo contesto, l’ostentato rifiuto di Trump di accettare l’inesorabile e inappellabile verdetto delle presidenziali ha prodotto lo stesso effetto della benzina sul fuoco, riportando a galla e consentendo libero sfogo a sentimenti repressi ma sempre latenti.

Appare, quindi, difficile definire in modo diverso ciò che, a mio parere, avrebbe dovuto essere già, a tutti, ampiamento noto.

Il “nuovo mondo”, per alcuni “la terra promessa”, per altri “la patria delle opportunità” e del self-made man”; in definitiva: il c.d. “sogno americano”, ha finito – inevitabilmente – con il presentare il “lato oscuro della medaglia”!

Resta, tra l’altro, la triste presa d’atto che Trump abbia efficacemente prodotto e acuito ciò che – su scala ridotta, considerato il peso specifico dei personaggi – tentano di realizzare due tra i suoi più determinati ammiratori e sostenitori; tali Salvini/Meloni che, attraverso il breve intermezzo da Ministro dell’Interno e le lunghe leadership fascio/leghista, hanno “sdoganato”, nel nostro paese, sentimenti antichi (e mai, purtroppo, concretamente, rimossi) quali razzismo, xenofobia ed omofobia.

NOTE

  1. Nel 2015, la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo avrebbe sentenziato che si era trattato di “tortura”
  2. La tela in questione, opera di Peppe Vaccaro, ritraeva il volto di Pino Maniaci – direttore di Telejato ed “eroe” antimafia di Partinico – rinviato a giudizio nel 2018 con l’accusa di estorsione e diffamazione a danno dei sindaci di Partinico e Borgetto; lo stesso si è sempre dichiarato innocente
  3.  In altra epoca, ci si sarebbe espressi in termini di “imperialismo amerikano”
  4. Opera di Luigina Cortì, che rappresenta il diario di viaggio di tre giovani medici volontari in Brasile; Eidon Edizioni
  5. Senza alcuna intenzione di offendere quell’area giovanile così creativa e libertaria risalente alla metà degli anni ‘70

Renato Fioretti

Collaboratore redazionale di Lavoro e Salute www.lavoroesalute.org

9/1/2020

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