Vaccinazione di massa e immunità di gregge

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Diventa faticoso e ozioso parlare sempre dello stesso argomento ma il virus SARS COV2 ha prodotto danni e portato problematiche sociali alla attenzione di tutti tanto da promuovere nuove attenzioni sulla specie umana, sui suoi comportamenti e sul suo destino. Il nuovo problema è legato alla vaccinazione , in particolare alla disponibilità dei vaccini e alla presenza di molti cittadini che non vogliono vaccinarsi. Affronteremo questa seconda questione perché la prima era ovvia e attesa, almeno da chi ha materia grigia, mentre la seconda cade sulla campagna vaccinale in misura veramente inattesa. A parte i No-Vax di cui non discuteremo invece i Si-Vax “scettici” che non sono convinti di farsi vaccinare rappresentano una buona percentuale anche fra il personale che, a vario titolo, lavora in sanità.

Ogni strumento mediatico così come le “autorità” , cerca di partecipare alla campagna di convincimento degli scettici anche se, come affermano molti, per ora che le dosi di vaccino sono limitate il problema di chi non vuole farsi vaccinare sarebbe secondario. Però non è così soprattutto a causa della comunque elevata percentuale di questi scettici in ambito sanitario che mettono a rischio se stessi , i malati e le strutture. Già ora i casi all’interno delle formazioni sanitarie e sociali si moltiplicano a causa di numerose persone asintomatiche o paucisintomatiche che veicolano il contagio. È acclarato dalla realtà che le normali mascherine chirurgiche non sono protettive al 100% e negli ospedali, RSA, ambulatori… la distanza di sicurezza non è mantenuta, giocoforza. Così come la esposizione in ambienti saturi di aerosol infetto non sono mai sicuri.

Tutti gli operatori sanitari in senso lato ( e probabilmente i loro famigliari) dovrebbero essere quanto prima vaccinati.
Ripensare all’anno 2020 appena trascorso produce una sensazione di impotenza e paura in molte persone e certamente gli eventi che, ancora e per lungo tempo, potrebbero colpirci ci prendono come le mani di un morto , come “tenere nelle mani fili di ragnatela che sembrano guidarci in un regno oscuro” ( queste parole sono di G. Meyrink un grande intellettuale dell’esoterismo occidentale). E qui l’esoterismo c’entra perché come abbiamo visto la comunicazione della scienza è altrettanto intricata e i suoi cultori sovente hanno comunicato notizie contrastanti, a volte sibilline, un po’ per ignoranza un po’ perché l’epistemiologia insegna che la Scienza è quanto mai, ancora, piuttosto esoterica. Questo lo sanno bene gli scienziati ma è opportuno che non se ne rendano conto i comuni cittadini che altrimenti si disorientano. Bisogna comunicare certezze,e una certezza è che la vaccinazione è fondamentale come arma verso le infezioni ed è estremamente sicura.

Ma dobbiamo restare coi piedi piantati per terra e affidarci a quanto è noto e consolidato sulla infezione: la malattia ha un tasso di letalità piuttosto costante e più si diffonde più aumentano i morti e i disagi per le strutture sanitarie, nonostante alcuni dichiarino ancora che si tratta di una infezione relativamente poco grave perché farebbe ammalare un numero limitato di persone e che ancor più contenuta sarebbe la mortalità . Ormai sappiamo che non è così. Sono ancora recenti le affermazioni che “si muore con COVid e non per COVid”, smentite anche dalla Merkel che proprio ignorante non è, essendo laureata in fisica quantistica.

Un altro punto acquisito riguarda la nostra etica per la quale è inaccettabile anche un solo decesso evitabile, a qualsiasi età, e di conseguenza ognuno dovrebbe sentirsi responsabile della diffusione del virus se non prende precauzioni a cominciare da se stesso precauzioni che ma che si riverbererebbero in maniera positiva sulla collettività.

Gli studi dimostrano che i luoghi chiusi sono il principale crogiolo ove si diffonde il virus e sono i cluster di contagiati ( gruppi di persone che si sono infettate nello stesso ambiente e nel medesimo tempo) in quei luoghi chiusi che successivamente lo diffondono in ambito famigliare e collettivo così da provocare in poche settimane le “ondate “ massicce. In un ambiente chiuso l’eventuale aerosol di virus aleggia nella sala derivando dalla espirazione, dal parlare… e si sposta e poi si rideposita e se incontra soggetti suscettibili alla infezione può contagiarli. Numerose pubblicazioni scientifiche sottolineano il ruolo protettivo della aerazione degli ambienti (6 o 10 ricambi aria / ora) arrivando anche a comprovare che sui mezzi di trasporto standard basterebbe contingentare le presenze e mantenere i finestrini aperti per ridurre notevolmente, fino ad azzerare, le probabilità di contagio.

Così come da molti viene stigmatizzata una riapertura precoce delle scuole. Di recente è apparsa su ilCorriere.it la divulgazione di uno studio “Quali sono i rischi di contagio da Coronavirus a scuola” che descrive efficacemente , se presente un infetto asintomatico, il rischio e le modalità di contrasto alla diffusione del virus in classe occupata al 50% esaminando l’insieme della voce parlata o microfonata, dell’impiego di mascherine chirurgiche o FFP2 dei ricambi d’aria concludendo come grazi ad accorgimenti precauzionali cumulativi si possa giungere a rendere il rischio talmente basso da arrivare a zero con RT inferiore a 1. lo studio si basa su ricerche correlate una delle quali “Airborne Infection Risk Calculator costruito dal Dipartimento di Ingegneria Civile e Microclime della Università degli studi di Cassino e Meridione assieme International Laboratory for Quality of Air and Heakth -ILAQ- della Queendsland University of Techology di Brisbane. I ricambi d’aria naturali sono misure impraticabili in inverno e dovrebbero essere assicurati meccanicamente ma con ricadute problematiche dal punto di vista ingegneristico ed energetico tali che il nostro Paese , diciamolo, non è in grado di procurare. Resta sempre fondamentale l’uso della mascherina, il lavaggio delle mani e il distanziamento precauzionale e queste misure, nella massa, sono utili, ma non sono sufficienti. Negli spazi all’aria aperta e poco densi di persone le probabilità di contagio sono vicine allo zero. Qualche progresso è stato fatto nel campo della fisiopatologia del virus e nella cito-istopatologia tali da sottolineare la complessità di questa malattia a volte con risvolti imprevedibili sia nell’andamento migliorativo che nel peggioramento

É comprensibile come in un mondo attuale fatto di socialità, frequentazione tra persone ed economia sia quella del quotidiano che la grande industriali, che vede la compresenza di numerosi soggetti negli stessi luoghi, l’infezione progredisce. Ma non possiamo permetterci lockdown permanenti o periodici perché non riusciremmo a sostenerli sia economicamente che psicologicamente. Inoltre, come abbiamo visto, a fine lockdown la pandemia riparte perché troppi soggetti sono suscettibili a prendere l’infezione.

Un ulteriore problema che viene approfondito parzialmente e solo di recente è stato affrontato almeno negli USA è la variabilità della mortalità per Covid tra ospedali differenti. In Italia questi dati sono poco noti, negli USA è apparso un recente studio (Variation in US Hospital Mortality Rates for Patients Admitted With COVID-19 During the First 6 Months of the Pandemic David A. Asch et all: jJAMA Intern Med. doi:10.1001/jamainternmed.2020.8193 Published online December 22, 2020) e il risultato è evenziato : Over the first months of the pandemic, COVID-19 mortality rates in this cohort of US hospitals declined. Hospitals did better when the prevalence of COVID-19 in their surrounding communities was lower il quale afferma che meno casi vi sono nella comunità locale meno l’ospedale risulta gravato da eventi letali per la malattia; inoltre si è evidenziato che la mortalità non dipende solo da fattori di rischio del paziente ma dalla capacità di gestione della patologia da parte del territorio, dell’ospedale in questione e dalla disponibilità di apparecchiature, farmaci e personale adeguato e competente rispetto alla patologia.

Queste affermazioni si scontrano col timore che grandi ospedali diventino dei centri “soloCovid”, a causa di una realtà per la quale quanto più gli ospedali acquisiscono esperienza sulla gestione della patologia , quanto più aumentato i malati di Covid 19 loro affidati che avranno certamente cure migliori, tanto più quegli ospedali disperderanno risorse per la gestione di altra patologie.

Lo stesso discorso vale per la medicina territoriale e di Base che non è in grado di seguire convenientemente i malati a domicilio, nonostante gli sforzi organizzativi. Sono pochi i medici del territorio, un po’ ovunque nel mondo, che si recano a visitare i pazienti, anche quando questi sono risultati negativi e presentano strascichi della patologia e ciò avviene non tanto per il sovraccarico di lavoro ma anche per il timore di contaminarsi.

Questo è un ulteriore elemento a favore della vaccinazione in tempi rapidi di TUTTO il personale sanitario e ovviamente del maggior numero di cittadini poiché le persone vaccinate sono certamente sicure almeno per un certo periodo.
Quindi a parte i lockdown non più sostenibili dal punto di vista economico, la riduzione dei contagi si otterrà solo quando un vaccino efficace sarà diffuso a gran parte della popolazione mondiale mentre l’azzeramento della propagazione del virus capiterà quando questo scomparirà naturalmente come hanno fatto i suoi cugini della SARS e della MERS.
Resta quindi percorribile la sola via della vaccinazione di massa e non solo per una questine di umanità e solidarietà bensì perché se permanessero sacche di soggetti suscettibili la diffusione del virus ripartirebbe.

Negli USA i CDC hanno studiato le motivazioni di coloro fra i “Si Vax” che hanno comunque rifiutato o ritardato la vaccinazione ed è emerso che le persone sono state confuse dalle numerose notizie contrastanti diffuse a mezzo stampa, dalle apodittiche dichiarazioni di assoluta , non veritiera. innocuità del vaccino, dalla scarsa conoscenza sulla immunità lasciata dalla vaccinazione e dal falso pregiudizio sulla scarsa conoscenza degli effetti di vaccini con piattaforma mRNA. (E. Wiilingham – Medscape 11/12/2020).

Poco tempo fa è apparsa su Jama Internal Medicine (7/dicembre/2020) a firma K.R.Choi, docente alla School of Nursing della California, la testimonianza personale di chi stato vaccinato e ha descritto gli effetti piuttosto fastidiosi capitati a seguito della seconda dose. Questa testimonianza ha ottenuto l’effetto che molte persone , scettiche prima a farsi vaccinare, si sono convinte a farlo proprio grazie alla “verità” confessata dal soggetto su quanto accaduto in pratica un dannoso ma accettabile evento post vaccinale ( febbre , cefalea, spossatezza dopo la seconda dose).
Bisogna pensare che le persone non vogliono essere considerate incapaci di comprendere , bensì vogliono conoscere le eventuali reali possibili conseguenze e solo così possono decidere di consentire. In tal contesto si esprime anche il Piano Vaccinazione COVID “Elementi di preparazione e implementazione della strategia vaccinale” che deriva da un accordo dettagliato della Conferenza Stato Regioni ove si raccomanda fra l’altro di descrivere compiutamente gli effetti collaterali della vaccinazione antiCovid a di convincere la popolazione.

La migliore strada, per ora, per ottenere la massima diffusione della vaccinazione è quindi convincere i cittadini.
Ma non basta infatti il cittadino deve fidarsi e se pensiamo che solo da poco tempo viene affrontato il nodo del “consenso informato” da parte degli ospiti di RSA o di altri paziente evidentemente incapaci magari temporaneamente di fornire un consenso alle cure ci rendiamo conto che molto è stato lasciato alla improvvisazione tutta italiana evidentemente. Sono recenti i tentativi del governo di normare il problema con un decreto non ancora norma in cui i direttori di struttura sarebbero in qual senso i “responsabili tutori” comunicando i nominativi dei vaccinandi o di coloro che dovrebbero rifiutare la vaccinazione al giudice competente. Materia molto interessante per fini giuristi, e costituzionalisti ma che avrebbe dovuto essere affrontata in generale quando sono nate le RSA e che , almeno per quanto riguarda vaccino ( e cure per Covid) risolta da mesi.
Il problema maggiore riguarda però il diniego da parte del personale sanitario e di coloro che a qualsiasi titolo hanno contatti stretti col malato, poiché costoro sono primariamente ad essere contagiati e a veicolare il contagio.

In questo ambito i numerosi sanitari che non vogliono farsi vaccinare si preoccuperebbero soprattutto della sicurezza del vaccino a mRNA perché secondo la loro esperienza sarebbe un “nuovo approccio vaccinale” : sbagliano perché i vaccini ad mRNA sono già molteplici e usati con successo anche nel mondo animale.

Altro punto da analizzare brevemente è la la “paura” di farsi vaccinare da parte dei sanitari che , sembra paradossale ma esiste e spesso viene mascherata con lo scetticismo scientifico. Se ci pensiamo bene questa nasce non già dalla analisi dei rischi di conseguenze gravi che sono talmente bassi da essere praticamente improbabili, . I sanitari sanno che i soggetti con rischio di anafilassi vengono primariamente esclusi dalla vaccinazione e che di danni a distanza non ne sono registrati invero, anche perché attribuire dopo anni ad un vaccino una qualche patologia è piuttosto speculativo ma non scientifico. Certo vi possono essere eccezioni con rischio elevato di effetti collaterali anche gravi ma questi, come detto sono rarissimi, per tutti i vaccini sul mercato occidentale. I timori espressi dal personale sanitario sono dettati molto spesso da ansia e da panico o addirittura dalla scaramanzia : tra i sanitari si pensa che se deve accadere un evento sfortunato accade proprio a loro. Si tratta di convinzioni che rasentano la superstizione, che nulla hanno a che fare con la scienza e che vanno evitate, così come vanno evitate le esternazioni di diniego in pubblico. Questo fatto è poco studiato da parte degli psicologi e dovrebbe invece esserlo, anzi sarebbero utili degli psicologi specializzati in questa materia a disponibili ad aiutare i sanitari …ansiosi.
Invece è molto importante la sorveglianza “popolare” e mediatica sulle industrie produttrici affinché queste osservino tutti i parametri di sicurezza nel produrre un presidio sanitario qualsiasi compreso il vaccino. Una volta appurata la serietà dell’azienda, la trasparenza del processo produttivo e la sicurezza del prodotto finito bisogna attenersi ai fatti. E i fatti dicono che le vaccinazioni sono pratiche utili, fondamentali e sicure.

Il processo di costruzione e approvazione del vaccino è stato indipendente e trasparente ( come afferma anche il dott. Fauci, arcinoto medico USA) . Gli studi confermano che già dopo la prima dose sussiste una certa immunità e dopo la seconda dose questa protezione è consolidata, anche se non è ancora noto per quanto tempo resti efficace la difesa prodotta dal vaccino in termini di mesi. La Covid -19 non è una banale malattia, e, peraltro, nessuna malattia è banale. Ne deriva che non si può essere pregiudizialmente o “personalmente “ contro la vaccinazione poiché come insegnano gli studi su SARS e MERS anche i danni polmonari ai sopravvissuti possono essere permanenti o durare a lungo.
I vaccini della Pfizer e di Moderna hanno efficacia del 94%-95%, piuttosto elevata, e anche gli altri promettono buona efficacia, e si spera che quanto prima ce ne siano molti sul mercato, magari con un sistema differente di distribuzione e somministrazione differente da quello che ha guidato a campagna vaccinale contro l’influenza e, diciamolo, contro l’influenza H1N1, contro la meningite e contro l’infezione da HPV. I vaccini anti Covid se sono stati approvati per la via emergenziale ( cioè rapidamente) ciò era dovuto alla necessità di disporne quanto prima , non già per essere stati sottoposti a controlli ridotti.

Il diniego alla vaccinazione nel continente europeo, quindi, non può essere dettato che da due principali cause: la paura personale di avere conseguenze ora ignote di salute a seguito della vaccinazione , e ciò è umanamente comprensibile, e la convinzione polemica e preistorica dei No Vax.
Il clima in cui si inseriscono queste due motivazioni è tutto occidentale.
In un continente e in particolare in un Paese ove sussistono ancora assurde cause giudiziarie che ipotizzano un legame tra autismo e vaccini, per esempio, ogni tentativo di convincere le persone restie a farsi vaccinare per paura delle conseguenze rischia di cadere nel vuoto. Allo stesso modo è evidente la incapacità di far rispettare gli obblighi vaccinali : non vi è più notizia della obbligatorietà delle vaccinazioni dell’infanzia per l’ingresso a scuola.

Per quanto concerne le motivazioni No-Vax queste ricalcano posizioni verso le quali i tentativi di convincimento sono allo stato attuale inutili. Nel momento in cui saranno stati vaccinati tutti i SI-Vax del mondo si potrà pensare agli altri, i veri No-Vax, purché questi non rivestano funzioni lavorative a contatto col pubblico e in questo caso il discorso esulerebbe dalla trattazione scientifica vertendo verso la materia giuridica.

Quello che invece risulta importante verificare da parte del pubblico è il sistema organizzativo relativo alla vaccinazione poiché questo è ancora fumoso. A parte la giornata Vax-Day che giocoforza ha visto qualche intoppo ma che serviva soprattutto per rendersi conto delle problematiche sul campo i Cittadini vorrebbero già essere stati interpellati sul proprio parere ( consenso o meno) e far parte di una lista pubblica chiara , già sapendo quando , dove e da chi saranno vaccinati, pur con le ovvie imprecisioni da problematiche dell’ultimo momento.
Una siffatta chiarezza darebbe fiducia nel modello organizzativo così come la darebbe il conoscere giorno per giorno quanti e chi vaccinati a fronte delle strutture vaccinali e del numero di vaccini.
Vediamo quotidianamente il bollettino dei casi e dovremmo poter vedere altrettanto quello degli immunizzati.
Sapere che il medico o l’infermiere o l’assistente al paziente o al soggetto fragile che mi sta davanti si è sottoposto alla vaccinazione è inoltre una iniezione di fiducia, doppia, poiché costituirebbe una iniezione di fiducia per tutti e un ottimo esempio per noi futuri vaccinandi.
Ben venga quindi anche il passaporto vaccinale.
La privacy qui non c’entra anzi è un ostacolo alla chiarezza: quando ci si nasconde troppo dietro la privacy, in questa emergenza, si crea un pericolo per la collettività, senza ovviamente trattare da untori i non vaccinati.

La campagna vaccinale è una sfida personale per coloro che devono vincere le proprie paure ma è soprattutto una sfida degli enti pubblici nella loro capacità organizzativa e operativa.
É facile essere bravi nel caos organizzato che segue una catastrofe naturale mentre è molto più difficile dimostrare bravura nell’organizzare una risposta integrale ed efficace in un momento in cui il nemico SARS COV 2 ha scoperto praticamente quai tutte le sue carte.

Roberto Bertucci

Infettivologo

Collaboratore redazionale di Lavoro e Salute

Pubblicato sul numero di gennaio del mensile

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