Veleni: in Italia la verità ha sentieri tortuosi. Nei siti inquinati, maggior rischio di malattie. A rivelarlo il terzo rapporto Sentieri, dopo i primi due studi usciti nel 2010 e nel 2011.

E’ incredibile come a volte da una lunga sigla esca un acronimo che in realtà è una parola compiuta nella nostra lingua. E’ quanto accade con l’acronimo S.E.N.T.I.E.R.I. che vien formato con le iniziali delle parole “Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio”, appunto SENTIERI, che rivela e fa conoscere le analisi sul rischio per la salute dei nostri cittadini in termini di mortalità, incidenza dei tumori, numero dei ricoveri ospedalieri e cause dei ricoveri in 44 siti o aree che sono di interesse nazionale per le Bonifiche ambientali.

Viene ora presentato il terzo rapporto Sentieri (che scriveremo cosi per comodità) dopo che i primi due usciti nel 2010 e nel 2011 avevano trattato, il primo le basi metodologiche dello studio ed il secondo si era occupato di tracciare una trattazione sistematica della mortalità per causa, nelle popolazioni residenti nei 44 SIN inclusi nel Progetto.

Questo terzo rapporto, anch’esso coordinato dall’Istituto Superiore di sanità e con il supporto di AIRTUM (Associazione italiana del registri tumori) si occupa oltre ai dati sulla mortalità nei 44 siti, anche e soprattutto dei ricoveri ospedalieri e l’incidenza dei tumori.

Una seconda novità che viene introdotta nel rapporto è “il profilo di rischio oncologico” per le popolazioni che vivono nei siti che dovranno essere soggetti a bonifiche ambientali.

Lo scopo più importante nel definire questi profili di rischio non è tanto quello di fare una graduatoria di pericolosità fra le 44 aree contaminate, quanto quello di aiutare il servizio pubblico a stabilire delle priorità di trattamento anche perché ogni area, secondo il rapporto deve essere valutata singolarmente.

Un primo dato che emerge è la conferma della pericolosità dell’amianto che è presente non solamente nei siti in cui sono presenti fabbriche di cemento-amianto o cave di amianto.

I dati sui mesoteliomi provocati dall’asbesto, disegnano una mappa geografica quasi ubiquitaria che va dalle aree in Sicilia a Biancavilla (Catania), a Priolo (Siracusa), dove è documentata la presenza di asbesto e fibre asbestiformi, ma anche nelle aree portuali come quelli di Trieste, Taranto e Venezia, e quelle in cui c’è un’attività industriale a prevalente vocazione chimica, come nella Laguna di Grado e Marano, sempre a Priolo, a Venezia, ed include infine le cosiddette aree siderurgiche italiane che sono quelle di Taranto, Terni, e Trieste.

Un secondo dato generale che emerge è l’aumento delle patologie tumorali che riguardano il fegato.Ci sono poi situazioni in cui ci si trova di fronte non ad un aumento di patologie tumorali ma a situazioni cliniche “strane”, come ad esempio l’aumento di incidenza, nell’area del “Basso bacino del fiume Chienti”, nelle Marche, di patologie del sistema urinario, in particolare le insufficienze renali, che fanno pensare, agli autori del rapporto, ad una possibile relazione con i solventi alogenati dell’industria calzaturiera.

Questo terzo rapporto, come dicono gli stessi autori, rappresenta un’ulteriore tappa in quel processo di costruzione di un sistema permanente di sorveglianza epidemiologica, nei siti contaminati presenti nel nostro sciagurato Paese che per molti anni è stato brutalmente violentato da un processo criminale di contaminazione ambientale.

Lo studio non è in grado di fornire relazioni causali sicure al mille per mille, tra i fattori contaminanti e le patologie scatenate, ma sicuramente è in grado di permettere, a chi ne ha la responsabilità politica ed ammnistrativa, di continuare a monitorare il territorio del nostro Paese e soprattutto di continuare a lavorare per bonificare intere aree della nostra terra che sono state, nel corso di anni ed in assenza di un qualunque intervento, completamente contaminate.

Gli esempi che in questi ultimi anni abbiamo avuto di territori nei quali le organizzazioni criminali e le mafie ambientali hanno impunemente sversato veleni distruggendo territori e falde acquifere, sono tanti anzi troppi. Speriamo che questo rapporto aiuti i nostri politici a tracciare il “SENTIERO” virtuoso che ci porterà a sconfiggere le ecomafie.

8/4/2014 www.globalist.it

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