Anche medici e dirigenti sanitari si uniscono alla protesta contro il blocco della contrattazione. > Dobbiamo credere alla bontà di queste dichiarazioni? La gran parte dei medici e dei dirigenti sanitari, sono anche loro da decenni, con il silenzio quotidiano nei luoghi di lavoro e le complicità con le amministrazionia aziendali, i portatori d’acqua alle politiche dei governi, locali e nazionali, contro la sanità pubblca. Hanno sempre pensato soprattutto ai loro interessi di classe medica e dirigenziale senza un briciolo di lungimiranza e di solidarietà nei confronti degli altri lavoratori del SSN. Ricordiamo che il contratto del comparto è fermo da quasi 6 anni e mai abbiamo sentito una loro presa di posizione. C’è da costruire un cammino comune di tutte le professionalità in difesa del sistema pubblico nato dalla legge del 1978, ci stanno, senza egoismi di classe?

Contro il prolungamento al 2015 del blocco dei contratti del pubblico impiego protestano anche i medici e i dirigenti sanitari dipendenti del SSN compresi, e ricordano la reazione stizzita del ministero della Economia che negava il blocco sine die, rinviando ogni decisione alla legge di stabilità, anche perché questo significherebbe uno stop fino al 2018. Dichiarano in una nota di volersi unire alla protesta che sta montando, “per non essere bersaglio immobile e per il rispetto che devono alla loro dignità professionale ed al servizio civile che continuano a svolgere nei confronti dei cittadini”.
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L’Anao Assomed in un lungo comunicato riporta i termini della questione sottolineando che il Governo sceglie “la strada più semplice, non quella più utile, dopo aver dichiarato, nei mesi scorsi, il proprio impegno nel rilanciare meritocrazia, sviluppo di carriera e competenze avanzate, pur non potendo garantire adeguate risorse, con l’ennesimo taglio lineare, proprio quello che aveva promesso di non fare”. Il danno economico di un blocco contrattuale lungo 6 anni per medici e dirigenti sanitari “è più profondo di quanto si immagini, specie per quei giovani che il governo dice di volere privilegiare, per il sommarsi anche della decurtazione dei fondi contrattuali periferici e del blocco della retribuzione individuale, e delle conseguenti ricadute in termini pensionistici. Intanto il precariato medico continua ad aspettare, come se avesse meno diritto alla stabilizzazione rispetto ad altri”, proseguono i medici, per i quali non è solo questione di soldi, ovvero “se il Governo può decidere, in qualità di datore di lavoro, di quanto finanziare il contratto dei suoi 3 milioni di dipendenti, non può fuggire il confronto su regole ed organizzazione, con una serrata che lo esonera anche dall’intervenire sui presupposti, quali la definizione delle aree contrattuali. Usare i contratti come strumento di innovazione e di governo è possibile anche con disponibilità nulle del bilancio pubblico per il 2015, eliminando le altre angherie previste dal DL 78/10, peraltro già derogate per magistratura, scuola e sicurezza, come da tempo andiamo chiedendo, testimone il Ministro della salute. E consentendo di trovare le risorse necessarie all’interno del sistema, nelle classiche logiche di scambio”.

“Non è equo né accettabile che subiamo penalizzazioni plurime – si legge ancora nella nota dell’Anaoo-Assomed -. Nel calderone del pubblico impiego anche la sanità, al pari della scuola, merita di ritrovare le ragioni della complessità e della specificità di una funzione svolta a tutela di un diritto delle persone. Umiliare le risorse umane che tengono aperti i cancelli della fabbrica sanità garantendo la salvaguardia di un bene prezioso come la salute, con un lavoro gravoso e rischioso che, come quello delle forze di polizia, non conosce giorni e notti di pausa, contribuisce ad un impoverimento della sanità pubblica che gli 80 euro non basteranno a compensare.
Il premier ha ragione ad investire sulla scuola sostenendo che gli italiani di domani saranno quelli che faranno i professori e le scuole di oggi. Ma non dimentichi che il loro stato di salute, fattore non marginale nella vita degli individui, dipenderà dai medici e dalla sanità che oggi governa”.

Fabrizio Salvatori

5/9/2014 www.controlacrisi.org

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