Autonomia Differenziata: giustizia differente tra ricchi e poveri

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L’autonomia differenziata è l’istituzionalizzazione delle diseguaglianze . Con l’ampio trasferimento di materie, all’interno di una cornice di “spesa storica”, non fa, infatti, che riprodurre le profonde diseguaglianze esistenti nella pratica attuazione dei diritti. Le regioni ricche potranno erogare servizi migliori e più diffusi; “spesa storica” significa che le regioni che hanno avuto un minore Stato sociale sino ad ora continueranno ad essere inchiodate ad uno Stato sociale povero e meno diffuso.

Il potere si verticalizza; il Parlamento evapora come istituzione e funzione; la Conferenza Stato/regioni assume, di fatto, il ruolo del Parlamento , con una estensione abnorme dei poteri del governo.

Il Pd tenta il solito inganno del “meno peggio”, sostenendo, con un artifizio giuridico, che la salvaguardia di una tutela uniforme dei diritti sarebbe assicurata dai LEP ( livelli essenziali delle prestazioni ); ma essi non assicurano alcuna uniformità, ma solo un livello minimo, rendendo permanente la dicotomia tra Stato sociale di serie A e di serie B.

Abbiamo nella memoria il disastro della regionalizzazione della sanità. La pandemia ha dimostrato il disastro sociale generato dalla privatizzazione della sanità. Una sanità privatizzata e regionalizzata non ha garantito i diritti sociali che il servizio pubblico garantiva. I diritti sociali, infatti, vanno agiti quotidianamente, devono nutrire la lotta per l’uguaglianza.

L’autonomia differenziata lede il fondamentale principio costituzionale dell’articolo 5. L’art. 5 riconnette autonomia e decentramento alla sovranità popolare , alla solidarietà, all’eguaglianza, la democrazia costituzionale con l’eguaglianza dei diritti. Nella Costituzione il territorio autonomo è quello della “democrazia di prossimità”, del “comune”, dell’autogestione , dello spazio in cui si esercita conflitto per esercizio dei diritti e la pari dignità sociale: sistema delle regole e partecipazione. Del resto il comma 2 dell’art. 3 della Costituzione( forse il più “socialista” della nostra Costituzione) connette esplicitamente sovranità popolare ed eguaglianza sostanziale I diritti vanno garantiti sulla base dei principi di universalità ed uguaglianza sul territorio nazionale.

L’autonomia differenziata , pretesa soprattutto da Lega e PD, esalta, invece, un orizzonte di competitività territoriale, che incrementa le diseguaglianze . Questa controriforma costituzionale si pone, quindi, in contrapposizione con l’esigenza, oggi primaria, della redistribuzione sociale di ricchezze e risorse. Perché esalta la competitività e l’egoismo territoriale.

L’autonomia differenziata sarebbe, nei fatti, il completamento della lesione costituzionale e sociale introdotta con il nuovo articolo 81 (cosiddetto “pareggio di bilancio”). Dovremo lottare per attuare e non solo “difendere” la Costituzione.

Giovanni Russo Spena

Giuirista

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