Crisi climatica: anniversario degli Accordi di Parigi celebrato con gli onori del petrolio

Ieri si è celebrato il quinto anniversario degli Accordi sul Clima di Parigi. A reti unificate si è acclamato “l’allarme ONU” sul punto di non-ritorno per la crisi climatica e ambientale che continua a peggiorare con ghiacciai che si ritirano e molto altro ancora. Non si capisce così tanta enfasi dal momento che nessuno sembra essere interessato ad un cambio reale e materiale di paradigma, di modello di produzione e di sistema economico, né tantomeno chi quel sistema economico non vuole cambiarlo perché vedrebbe il suo ruolo sgretolarsi. Questa enfasi mostra tutta l’ipocrisia e la retorica sull’argomento, che nessuno all’ONU ha interesse di risolvere realmente il problema perché il problema sono proprio chi finanzia questi grandi organismi internazionali che non hanno avallato la possibilità di abbandonare il capitalismo nè mai lo faranno. Mentre le parole volano, il problema rimane e non sembra che ci siano minimi segnali di svolta nell’abbandono dei combustibili fossili.

Tre giorni fa c’è stata un’impennata dei prezzi del petrolio con balzi di oltre il 4% sia per WTI che per Brent. Il future sul greggio Brent in particolare è schizzato così sopra i 50 dollari al barile per la prima volta da marzo. Il future sul WTI segna a sua volta un rialzo del 4,28% a $ 47,47. Spinta alle
quotazioni arriva dall’ottimismo sui vaccini e dai possibili effetti benefici sulla domanda di petrolio nel corso del 2021. I dati presentati da Pfizer/BioNTech e Moderna all’Agenzia europea del farmaco (Ema) relativi ai candidati al vaccino contro il Covid-19 sono “molto solidi” secondo Emer
Cooke, direttrice esecutiva dell’agenzia, anche se l’annuncio sembra solo una strategia per preparare l’opinione pubblica (dal momento che sappiamo come sia stata fatta la rolling reviwe) e poter fa schizzare in borsa queste grandi compagnie. A Piazza Affari ne hanno tratto beneficio i
titoli oil con ENI in prima fila (+1,49%) a un passo dalla soglia dei 9 euro. Di meglio hanno fatto Saipem (+3,14%), che sta trivellando la Guyana ed è impegnata nella costruzione del TAV, e Tenaris (+2,03%), i cui proprietari hanno molti interessi nella sanità privata.

Insomma… come direbbe Karl Jasper, il futuro può anche essere regresso…

Lorenzo Poli

Collaboratore redazionale di Lavoro e Salute

13/12/2020

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