
Quando la tv via cavo statunitense Amc mandò in onda la prima puntata di Mad men, la serie ispirata alle agenzie pubblicitarie newyorchesi degli anni sessanta, era l’estate del 2007 e nei locali e negli uffici americani non si fumava già da cinque anni. L’episodio si chiamava Fumo negli occhi e parlava di una campagna promozionale per la Lucky Strike. Nel corso della puntata, ovviamente, tutti i personaggi fumavano moltissimo.
A vederla era inevitabile provare un senso di nausea: in quegli anni, il salutismo era diventato pervasivo e associato a nuove connotazioni morali, come se nell’essere sani ci fosse una specie di integrità etica. Non un’idea originale, ma mai tanto pubblicizzata come a partire dagli anni duemila, con la continua ricerca di integratori superenergetici dai poteri quasi esoterici, e con l’affermazione di una generazione di ventenni che invece di industriarsi a trovare nuove forme per stare sempre peggio – vedi gli slacker degli anni novanta –, si industriava a trovare nuove forme per stare sempre meglio, sostituendo le tossicodipendenze nichiliste con quelle new age.
Claudia Durastanti
Scrittrice
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32/12/2020