Il duro pane dei contadini, in lotta contro la speculazione sul grano.

Sono trecentomila i posti di lavoro messi a rischio dalle speculazioni sui prezzi dei cereali con le quotazioni del grano crollate sotto il livello dei costi di produzione al punto che le aziende non hanno ormai piu’ convenienza a seminare. A lanciare l’allarme e’ la Coldiretti in occasione della Giornata in difesa del grano italiano con decine di migliaia di agricoltori scesi in piazza in tutta Italia con i
trattori.

“Con questi prezzi gli agricoltori non possono piu’ seminare- denuncia il presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo – c’e’ il rischio concreto di alimentare un circolo vizioso che, se adesso provoca la delocalizzazione degli acquisti del grano, domani tocchera’ gli impianti industriali di produzione della pasta con la perdita di un sistema produttivo che genera ricchezza, occupazione e salvaguardia ambientale”.

Le quotazioni rispetto allo scorso anno sono praticamente dimezzate per il grano duro (-42%), calate del 24% per il latte ma anche taglio del 30% per l’olio di oliva e del 15% per le uova. Dal campo alla tavola i prezzi aumentano di 5 volte per la pasta e di 15 volte per il pane con la forbice che si e’ fortemente allargata quest’anno. Oggi il grano duro per la pasta – continua la Coldiretti- viene pagato anche 18 centesimi al chilo mentre quello tenero per il pane e’ sceso addirittura ai 16 centesimi al chilo, su valori al di sotto dei costi di produzione: dal grano alla pasta i prezzi aumentano del 500% e quelli dal grano al pane addirittura del 1400%. In breve, il grano italiano e’ stato colpito da una speculazione da 700 milioni, ovvero le perdite subite dagli agricoltori italiani per il crollo dei prezzi alla produzione rispetto allo scorso anno, senza alcun beneficio per i consumatori. Una situazione che fa esplodere la protesta degli agricoltori della Coldiretti che hanno lasciano le campagne con i trattori per stringere d’assedio le principali citta’ a difesa del grano nazionale per la mobilitazione nazionale piu’ grande degli ultimi decenni a sostegno della coltura piu’ diffusa in Italia.

Ma in pericolo, precisa la Coldiretti, “non ci sono solo la produzione di grano e il lavoro di chi lo produce e lavora nelle filiere, ma anche un territorio di 2 milioni di ettari a rischio desertificazione, ben il 15% dell’intero territorio nazionale”. Senza dimenticare- aggiunge Coldiretti- gli alti livelli qualitativi per i consumatori garantiti dalla produzione Made in Italy. Al contrario di quello straniero, la qualita’ del grano italiano “non e’ in discussione ed e’ confermata dalla nascita e dalla rapida proliferazione di marchi che garantiscono l’origine italiana del grano impiegato al 100%”.

Paolo Ferrero, segretario del Prc: “La nostra solidarietà agli agricoltori che in varie città d’Italia hanno protestato contro il crollo dei prezzi del grano e il governo. La crisi dell’agricoltura italiana è interamente dovuta alla globalizzazione neoliberista che sta distruggendo la sovranità alimentare e mette sul lastrico i contadini. La logica di questa follia che chiamano libero mercato è lo strangolamento delle aziende contadine che diventano ostaggio delle multinazionali delle sementi e della commercializzazione dei prodotti. Contro questa logica occorre valorizzare la qualità della produzione locale e la tracciabilità dei prodotti, il contrario di quanto vuole fare il governo italiano con il Ttip”.

Intanto, secondo la Coldiretti “sono stati ottenuti dei primi risultati – come spiega Moncalvo – con l’accoglimento di alcune importanti richieste da parte del ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina. Il ministro preso l’impegno per la moratoria dei mutui, lo studio di una assicurazione sul reddito, una contrattualistica piu’ trasparente tra agricoltori e industria, una commissione unica nazionale per la fissazione dei prezzi e l’immediata l’applicazione di un piano cerealicolo”, termina.

Fabio Sebastiani

30/7/016 www.controlacrisi.org

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