Larghe intese, così fan tutti? La disinformatia all’opera contro la forza di Syriza

Syriza: «Dateci forza per governare»

Persino Maurizio Crozza ieri sera non ha fatto altro che ripetere il leit motiv andato in onda a reti unificate in tv per tutto il giorno: nulla di nuovo sotto il sole con il giovane leader della sinistra radicale Tsipras che al suo primo atto non fa che ripercorrere i sentieri delle laghe intese, imbarcando un partito di centrodestra.

Un leit motiv che serve da un lato all’operazione di falsificazione in atto, quella per cui tutti saltano sul carro del vincitore ed il giovane Alexis alla fin fine non sarebbe altro che una variante del giovane Matteo, mentre per altro verso riflette semplicemente la non comprensione di quello che sta accadendo in Grecia.

All’opposto della disinformatia all’opera infatti la formazione del governo greco rovescia seccamente la logica delle larghe intese.

Le larghe intese, saldamente alla guida dell’Unione Europea da decenni e sorte poi non solo in Italia, ma in una decina di altri paesi hanno avuto ed hanno infatti uno scopo inequivoco: riaffermare che non c’è alternativa possibile alle politiche neoliberiste e all’austerità, blindare quella scelta di fondo costruendo coalizioni, con dentro le varianti nazionali del partito socialista e del partito popolare europeo, che supplissero con la loro alleanza al deficit di consenso su quelle politiche.

La scelta di Tsipras ribalta quella logica: l’obiettivo di fondo è quello di rimettere radicalmente in discussione le politiche di austerità, a partire dal nodo del debito, e per farlo ci si allea con chi su quel punto, su quell’unico punto decisivo e dirimente, ha mostrato una determinazione analoga a quella di Syriza.  Tsipras non fa altro che mettere in atto quanto aveva già dichiarato all’epoca del precedente incarico, quanto deliberato dagli organismi di Syriza, quanto soprattutto ha determinato la staordinaria crescita di consenso attorno a Syriza: nessuna alleanza possibile con chi ha firmato il memorandum e non si oppone chiaramente ai diktat della troika.

In assenza della maggioranza assoluta, un’alleanza con To Potami, la formazione di centro sinistra del presentatore Tv Theodorakis ,avrebbe invece messo in discussione la nettezza di quell’impostazione, il profilo di fondo su quel punto decisivo. Mentre per altro verso era preclusa dalla grottesca “ortodossia” fuori tempo massimo del KKE un’alleanza su quel versante, con un KKE dichiaratosi disponibile esclusivamente all’appoggio volta volta di singoli provvedimenti. Né si poteva rischiare davvero un nuovo ricorso alle urne che avrebbe prima di tutto contrastato con la necessità di dare segnali immediati di cambiamento ad una società stremata dalla politiche di austerità.

L’alleanza con Anel, la formazione nata nel 2012 dalla scissione da Nuova Democrazia, composta  da coloro che avevano votato contro le misure imposte dalla Troika ed erano stati per questo espulsi, è dunque certamente la scelta migliore nelle condizioni date.

Con i suoi primi atti per altro Tsipras ha riaffermato con forza il proprio profilo complessivo : i ministri di Syriza non giurano, primi nella storia del paese sulla Bibbia ma sulla Costituzione, il primo atto è la deposizione di fiori al memoriale che ricorda i duecento combattenti greci uccisi dai nazisti come rappresaglia per un attacco dei partigiani, il primo provvedimento del governo è il blocco della privatizzazione delle infrastrutture mentre si annuncia l’innalzamento del salario minimo ed il ripristino della contrattazione collettiva.

Non siamo alla ricerca di nuovi modelli, non saremo i difensori “a prescindere” perché il nostro sguardo ha imparato ad essere laico, sempre, e non ci piace ad esempio un governo quasi tutto al maschile.  Ma non saremo neppure quelli che si mettono a dare voti ogni giorno sulle difficoltà e anche le contraddizioni di una sfida durissima come quella che si è aperta con la vittoria di Syriza.

Dovremo essere invece quelli che hanno presente sempre l’intelligenza della costruzione politica di Syriza, fatta della composizione delle proprie diverse articolazione, dell’individuazione di programmi ed obiettivi, della costruzione del conflitto sociale e delle pratiche di solidarietà e autorganizzazione che abbiamo visto all’opera andando in Grecia in questi giorni.

Dovremo essere quelle e quelli, soprattutto, che studiano ogni giorno il modo per sostenere quella sfida, che hanno presente che la partita che si gioca è decisiva, per la Grecia e per l’Europa, ed è la sfida tra chi prova a rimettere in discussione il governo delle elitès economiche e finanziarie, la mercificazione integrale della società, la distruzione di ogni diritto e della democrazia, e la possibilità di un’alternativa.

Ed è molto importante essere capaci davvero di “fare i compiti a casa nostra”: non quelli della Merkel, ma quelli per scardinare le politiche della Merkel, facendo crescere anche in Italia la sinistra antiliberista e di alternativa. Il tempo correrà velocissimo e noi dobbiamo essere pronti. Ora.

Roberta Fantozzi

28/1/2015 www.rifondazione.it

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