Le prostitute non invecchiano

Blessing parla un italiano perfetto ed è felice di chiacchierare così, nel mio ufficio di operatrice sociale a Grenoble. Mi dice che in Italia, quando la costringevano a restare chiusa in casa, guardava sempre la TV. É cosi che ha imparato la lingua.
12 anni di prostituzione in Italia.

Le avevano promesso che sarebbe andata a studiare in Spagna. A Blessing piace studiare, è intelligente. Si è ritrovata in Italia a Roma, in una periferia un po’ squallida. Ha cominciato lì a lavorare per strada. La madam gestiva alcune ragazze sul viale. I clienti si avvicinavano, andavano da lei ed era lei a gestire la transazione. Si girava, faceva segno a Blessing: il cliente aveva scelto la sua preda. Blessing non toccava i soldi.

Il peggio, racconta, è quando mi hanno mandata a Napoli.” Pausa. “Stavo in un quartiere… non mi ricordo come si chiama… la gente era povera, si drogavano… avevo tanta paura. Sempre. I clienti mi picchiavano. Erano neri come me. Non ce la potevo fare, faceva troppo male. Era tutto troppo.” Alza gli occhi al cielo e si asciuga una lacrima, mi guarda come per scusarsi. Scusarsi di quella lacrima, unica rappresentante di cascate di lacrime che ha versato in quegli anni.
Lavorare per i bianchi è prestigioso. Farsi scopare dai bianchi è prestigioso. Dio è bianco.

Mi vengono i brividi. Penso fino a che punto il colonialismo, l’occidente bianco, cristiano, col suo sistema capitalistico ha inquinato le menti delle generazioni che si sono succedute e continuano a nascere. Mi sembra di ritrovarmi in un libro. Pelle nera, maschere bianche di Frantz Fanon. Un saggio sull’incontro dello sguardo bianco e del corpo nero, scritto in piena decolonizzazione. “Sbiancarsi” avendo rapporti sessuali coi bianchi. Acquistare uno status sociale superiore. Avere potere. Con un nero è il contrario, sporca l’onore.

Le considerazioni di Blessing hanno il gusto amaro del sentimento di inferiorità dei suoi nonni. Di quella insicurezza umiliante imposta dallo sguardo bianco, dalla cultura del maschio bianco che ha determinato l’esistenza del corpo nero, dell’anima nera. Lo stesso uomo bianco che ha oggettivato il corpo della donna e inventato, codificato la femminilità.

Tu, nera, schiava della tua inferiorità, devi indossare una maschera bianca, ma non per i bianchi. Per i “tuoi”.

La madre di Blessing l’ha venduta quand’era ancora giovanissima. Famiglia poverissima, non vedeva alternative. Blessing per 12 anni ha mantenuto i suoi due fratelli più giovani. Mentre era in Italia sua madre ha avuto un’altra figlia, bisognava mantenere anche lei. Sorellina sconosciuta. “Certo, il debito l’ho ripagato a un certo punto ma… cosa potevo fare? So fare solo quello, guadagnavo tanti soldi. Li mandavo a casa”. A casa li aspettavano.

È considerato un sacrificio. Sacrifichi tua figlia. Sacrifichi il tuo corpo. Sacrifichi la dignità. Sacrifichi l’amore. Sacrifichi il tuo tempo giovane.

Grazie a lei i suoi fratelli erano andati a scuola. La vicina di casa era invidiosa quando la mamma diceva “My daughter works in Europe”. Non importava sapere che lavorasse come signora delle pulizie o che facesse la prostituta per i bianchi, l’Europa, ma soprattutto i soldi che ne derivavano, erano comunque una vittoria.

Blessing è venuta al nostro appuntamento con un borsone sportivo. Mi dice che va in palestra, che fare sport la fa sentire bene. Ma come fai a pagarti l’abbonamento? Chiedo ingenua, ma anche un po’ invadente. “Ti ho detto che ho guadagnato tanti soldi. Quando sono scappata li ho presi con me”.

Mi dice così. Me la immagino in treno con la ventiquattrore strapiena di biglietti da 500 euro. Io non ne ho mai visto uno in vita mia. Ma quest’immagine la associo più ai mafiosi che alla ragazza di fronte a me, mi sembra poco probabile. Non riesco a farmi un’idea di quanti siano “tanti soldi” per lei, ma non oso chiederlo.

Certo è che coi soldi dell’Allocazione per Richiedenti Asilo che dà lo stato francese (204 o 210 euro al mese) non ce la fai a pagarti anche l’abbonamento alla palestra.
Blessing ha 33 anni. Non so da quanto tempo sia in Francia, ma parla già un po’ francese. A quell’età di solito la prostituzione di strada è finita: i clienti preferiscono quelle più giovani, tanto ce ne sono sempre di nuove. Le prostitute non invecchiano mai.

Cosa fa una vittima di tratta quando “non ha più mercato”?

Parole che fanno rabbrividire, che riportano il freddo e distaccato sguardo sulle dinamiche più ampie di tipo economico che incentivano lo sfruttamento sessuale e che lo inseriscono nella vasta cornice del sistema capitalista.

È possibile che, regolarizzata da tempo e pagato il suo debito, possa trovare un lavoro “normale”, sposarsi, insomma, fare una vita diversa restando in Italia e continuando a mandare un po’ di soldi a casa.
C’è un’altra possibilità. Fare carriera all’interno della rete di trafficanti.

Da prostituta, a madam. Gestire altre ragazze, guadagnare sempre senza più vendere il proprio corpo. Guadagnare bene, meglio di un’operaia in fabbrica. Sul curriculum può mettere in evidenza la conoscenza dell’ambiente, la relazione coi clienti, la padronanza della lingua, i modi, la conoscenza delle tariffe e delle strategie di sottomissione delle impiegate. Le ha subite, le ha vissute, le ha imparate. È intelligente. Ha esperienza.
Assunta.

E poi può andare all’estero. Può mettere in contatto la rete italiana e quella francese, per esempio, per controllare una fetta del mercato lì. Aprire una filiale o semplicemente dare una mano in quella già esistente. Gestire un quartiere nuovo. Amministrare. Perpetrare la violenza dello sfruttamento sessuale che si è subito, che si è odiato profondamente, mettendo una pietra sul cuore. Per denaro. Per mancanza di alternative. Perché “so fare solo quello”.

Queste cose le so perché come operatrice sociale ho seguito una formazione sulla tratta degli esseri umani per sfruttamento sessuale, e mi è stato insegnato che spesso va cosi. Ovviamente Blessing non può dirmelo: sono responsabile della sua richiesta di asilo e se da vittima la trasformiamo in carnefice non otterrà mai la protezione. Lei mi racconta la sua storia in Italia, probabilmente vera in ogni suo particolare, e come al solito raccontare la fuga in Francia per scappare dagli aguzzini sarà la parte più difficile. Perché costruita ad hoc per nascondere la realtà del suo salto di carriera.

Io non sono giudice alla Corte Nazionale del Diritto di Asilo, l’autorità francese che in ultima istanza deciderà della protezione di Blessing. Lascio a loro il compito di indagare la veridicità della sua storia, saranno loro a giudicare. Sarà la polizia ad arrestarla, semmai la verità sarà scoperta. Sarà il codice penale a decretare che la pena per sfruttamento della prostituzione altrui le costerà 7 anni di prigione e 150.000 euro di multa.

Io scrivo. Ascolto. Ci sono per provare a riflettere insieme di tutte queste cose.

Nella storia di Favour (Migrante, nera, prostituta) finivo con la speranza che lei stessa riuscisse a identificare in che modo la prostituzione perpetra rapporti di dominazione sessista, razzista e capitalista. Mi sembra che il racconto di Blessing aiuti almeno noi, spettatori di tanta violenza, a riconoscerli.

Linda Bergamo

18/1/2021 https://www.meltingpot.org

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