LOGISTICA. LA LOTTA DEGLI “INVISIBILI”

Il 29 e 30 ottobre c’è stato uno sciopero generale che non ha avuto grande risalto nella stampa main stream. Stiamo parlando dello sciopero di quelli che comunemente vengono chiamati “facchini”, cioè i lavoratori della logistica, proclamato da Si Cobas e Adl Cobas. Ma dietro il termine “facchini” si dispiega una miriade di lavori, di solito precari, sottopagati, con pochi diritti; con molte ore di lavoro ogni giorno, per svolgere un lavoro spesso massacrante. Insomma, i “facchini”, oggi, sembrano incarnare il lavoratore tipo di domani che è nelle idee del padronato, di Squinzi, di Marchionne, del presidente del Consiglio, Matteo Renzi.

Un lavoro spesso invisibile, che magari si è soliti associare semplicemente al gesto della consegna di un pacco con corriere espresso. Ma quell’immagine non è che la parte più immediatamente visibile di una lunga catena. Tanto per rendere l’idea di ciò di cui stiamo parlando, della fatica del lavoro della logistica, sarà utile fare un esempio concreto. Prendiamo l’esempio forse più emblematico di lavoro nella logistica: il colosso del commercio online, Amazon.

Quando ognuno di noi acquista un oggetto in Amazon, quel prodotto, che si trova su uno scaffale di un enorme magazzino di una qualche località italiana o estera, viene prelevato, imballato, spedito, consegnato da lavoratori che fanno turni massacranti, anche in magazzini tenuti freddi per tenere attivi i lavoratori. Quell’oggetto che abbiamo ordinato, è solo uno dei 120-130 prodotti che ogni ora (no, non è un errore: ogni ora!) vengono prelevati da ogni lavoratore, che in un turno di lavoro percorre in magazzino molto più di 20 km (e nemmeno questo è un errore). Tra l’altro, i turni sono stabiliti in modo tale da evitare quanto più possibile che i lavoratori possano incontrarsi, limitando, così, la possibilità di organizzarsi contro l’azienda. [1]

Anche da questo punto di vista, la logistica rappresenta la punta più avanzata del processo di disgregazione dei lavoratori. Al tempo stesso, quindi, lo sciopero dei lavoratori della logistica dimostra che quando si parla di ricomposizione di classe, di unire ciò che il capitale divide, non si sta facendo della vuota retorica, ma si sta delineando una prospettiva di classe possibile.

Il 29 e 30 ottobre i lavoratori della logistica hanno scioperato in decine e decine di migliaia in tutta Italia [2]; da Torino a Roma, da Milano a Napoli, da Genova ad Ancona, a Firenze, a Brescia, a Modena ed in molte altre città della penisola, i lavoratori in sciopero hanno bloccato magazzini, interporti ed interi poli logistici, su una piattaforma intelligente, non di semplice rivendicazione di categoria, ma con basi politiche che interessano tutti i lavoratori. La riduzione dell’orario di lavoro, la garanzia che nei cambi d’appalto i lavoratori mantengano lavoro e condizioni di lavoro, la lotta contro il Jobs act e contro le politiche repressive europee, il riconoscimento della rappresentanza dei lavoratori, sono elementi della piattaforma su cui si sono mobilitati i lavoratori aderenti alle organizzazioni sindacali Si Cobas e Adl Cobas. [3]

Occorre poi notare che quello della logistica è ormai diventato un settore strategico nella valorizzazione del capitale. Si tratta di un settore che muove qualcosa come 200 miliardi di euro di fatturato, pari al 13% del Pil, ed occupa circa 1 milione di occupati. [4] Un settore fondamentale per la stessa produzione industriale, sempre più flessibile, improntata sulla limitazione delle scorte e sul just in time: se in una fabbrica non arrivano i pezzi, la produzione si blocca. Tanto per fare un esempio, quando nel 2012 ci fu il blocco dei tir, alla Sevel di Atessa, uno dei più grandi stabilimenti del gruppo Fca, si persero 12 turni di produzione, pari a 4.000 furgoni. [5]

La logistica, quindi, interessa in maniera fondamentale il processo di valorizzazione del capitale, in quanto, come aveva fatto notare Marx, su questo aspetto la velocità di rotazione del capitale è di grande importanza. Occorre, cioè, che le merci compiano velocemente il loro percorso di vendita, così che il capitale investito si valorizzi rapidamente per poter essere rimesso in circolazione e avviare un nuovo ciclo di valorizzazione, per accrescersi di nuovo secondo la famosa formula D-M-D’. [6]

Ecco, dunque, un elemento di criticità di sistema dove le lotte dei lavoratori possono essere davvero incisive, pure in mondo del lavoro reso sempre più precario e nonostante la disgregazione dell’unità dei lavoratori.

Mentre c’è una sinistra che ragiona su alleanze di vertice fondate su basi politiciste, il riuscito sciopero della logistica proclamato da Si Cobas e Adl Cobas parla direttamente alla sinistra di classe, alla sinistra antiliberista e anticapitalista. [7] Ci invita a riflettere sulla attuale composizione di classe e sulla attuale divisione del lavoro, per trovare nuove ed adeguate forme di organizzazione e di lotta dei lavoratori, per resistere all’attacco dei diritti sul lavoro e pensare ad un proposta di trasformazione sistemica.

NOTE:

[1] cfr. J.B. MALET, En Amazonie. Un infiltrato nel “migliore dei mondi”

[2] Sciopero nazionale della logistica 29/30 Ottobre: Report, articoli e primi comunicati dalle mobilitazioni (http://sicobas.org/logistica/2234-report-articoli-e-primi-comunicati-dallo-sciopero-nazionale-della-logistica-29-30-ottobre)

[3] 29/30 ottobre: sciopero nazionale per il rinnovo del Ccnl – Trasporti merci e logistica –(http://sicobas.org/logistica/2223-29-30-ottobre-sciopero-nazionale-per-il-rinnovo-del-ccnl-trasporti-merci-e-logistica)

[4] La logistica italiana, leva strategica per l’economia internazionale(http://www.logisticamanagement.it/contents/articles/it/20151103/la_logistica_italiana_leva_strategica_per_leconomia_internazionale)

[5] Sevel: per Fiat entro sei mesi recupero produzione 400 furgoni Ducato (http://www.abruzzo24ore.tv/news/Sevel-per-Fiat-entro-sei-mesi-recupero-produzione-400-furgoni-Ducato/68708.htm)

[6] “l’espansione e contrazione del tempo di circolazione opera perciò come limite negativo sulla contrazione o espansione del tempo di produzione o dell’estensione in cui un capitale di data grandezza opera come capitale produttivo (…) quanto più il tempo di circolazione diviene uguale a zero o si avvicina a zero, tanto più il capitale opera di fatto come tale, tanto più grande diviene la sua produttività e auto valorizzazione” – K. MARX , Il Capitale, Libro II, Sezione I, Capitolo 5

[7] A proposito di sinistra antiliberista e anticapitalista, si rimanda a Appello antiliberista e anticapitalista (http://www.collettivostellarossa.it/20151104/appello-antiliberista-e-anticapitalista)

Carmine Tomeo

5/11/2015 www.lacittafutura.it

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *