“No-vax” non hanno diritto al tampone e alle cure? Le assurdità neoliberiste di Burioni

“Il vaccino è gratis. Se lo rifiuti il tampone te lo paghi. Dilapidare denaro pubblico per assecondare l’egoismo e l’ignoranza sarebbe intollerabile.” – queste le parole che Roberto Burioni ha scritto su Twitter contro i non-vaccinati che secondo lui sono anche “negazionisti del Covid”, nuova espressione inventata durante questa pandemia. Ma analizziamo bene il tweet di Burioni, che ha tutta l’aria di voler incidere sulle scelte politiche in quanto santone della “Scienza Unica”.

Il vaccino è gratis? No, per niente. Secondo il Rapporto People’s Vaccine Alliance di fine luglio 2021, il costo della vaccinazione globale con gli innovativi vaccini a mRNA, sostenuto dall’iniziativa COVAX dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, potrebbe essere almeno 5 volte più basso, se i colossi farmaceutici non godessero dei monopoli sui brevetti dei vaccini anti-Covid. Questa è la denuncia fatta anche da Oxfam ed Emergency in quanto membri della People’s Vaccine Alliance (PVA), sottolineando che i brevetti privati sui vaccini sono stati la condizione per far pagare ai Paesi ricchi fino a 24 volte il costo stimato di produzione. In soldoni, ancora una volta gli Stati Nazionali sono stati un grande bacino assistenziale per il capitale privato, in questo caso di quello farmaceutico. Quindi su che basi Burioni afferma che il vaccino è gratis? Gratis inteso che lo fornisce il Servizio Sanitario Nazionale? O “gratuito” nel senso che i contribuenti pagheranno il vaccino 24 volte in più rispetto al costo di produzione, regalando denaro pubblico alle case farmaceutiche che sarebbe servito per altri servizi?

Eh sì perché, secondo lo studio, mentre i colossi farmaceutici diventano miliardari, l’Italia fino a luglio 2021 avrebbe speso 4,1 miliardi di euro in più di denaro dei contribuenti solo per i vaccini Pfizer/BioNTech e Moderna. La Ue nel suo complesso ha speso 31 miliardi di euro in più, mentre i paesi africani li avrebbero pagati quasi 6 volte il costo. Rimanendo sull’Italia, secondo il rapporto della PVA, sarebbero state risorse che potrebbero essere investite per rafforzare il sistema sanitario pubblico nazionale, consentendo di allestire oltre 40 mila nuovi posti di terapia intensiva o di assumere oltre 49 mila nuovi medici.

A quanto pare Burioni queste domande non se le pone in quanto docente e ricercatore di un ateneo privato come l’Università Vita e Salute del San Raffaele di Milano, per cui la salute non è un diritto ma una vera e propria merce da profitto.
Alla luce di ciò, come fa il dottor Burioni ad affermare che, prevedere gratuitamente il tampone per chi non si vaccina, sia un “dilapidare denaro pubblico per assecondare egoismo e ignoranza”? Tanto c’è già Big Pharma che sulla nostra ignoranza se la sta ridendo, guadagnando fior di miliardi. Perché sarebbe “intollerabile” offrire gratuitamente tamponi alle persone? Non sarebbe un mezzo prioritario di prevenzione primaria e che sarebbe dovuto servire, l’anno scorso, come mezzo di tracciamento e di contenimento del virus? Sarebbe più logico.

Non vedo, quindi, quale sia il problema. Sembra più un problema personale che Burioni ha verso i “no-vax”, ovvero l’epiteto mainstream per indicare una strenua minoranza di persone che si è voluta esasperare mediaticamente come un pericolo incombente, diventando un nuovo zimbello mediatico a cui addossare tutti i mali.
In tutto ciò la cosa più assurda è vedere politici, che si rifanno all’amalgama neoliberista vicina al PD e a Italia Viva, esaltare queste assurdità neoliberiste di Burioni in opposizione alla richiesta, politicamente sostenuta da Meloni e Salvini, di rendere gratuiti i tamponi. Lasciando perdere la destra nazionalista che strumentalizza il dibattito, il principio è che come si garantisce il vaccino si garantisce anche il tampone: un principio tipico della sinistra, che non può essere capito da chi di sinistra non è. A Cuba vaccini e tamponi sono gratuiti, nessuno li paga. L’affermazione di Burioni, che non splende per intelligenza politica, non è di sinistra, anche se viene diffusa come tale. Si può condividere o meno, ma la sua posizione è da liberale che nulla ha a che fare con politiche sanitarie eque.
La crociata contro i “no vax” ha portato molta gente a un tale livello di obnubilamento a tal punto da dichiarare che i tamponi non possono essere gratuiti perché “sono a carico della collettività, cioè li paghiamo noi, e un no vax se li paga lui”.

Ora, mi permetto umilmente e pacatamente di far notare che “There’s No Such Thing as a Free Lunch”, cioè “non esistono pranzi gratis”, è il titolo di un libro di Milton Friedman, guru del neoliberismo. L’idea per cui della spesa pubblica non si sottolinea la sua capacità di garantire un diritto in maniera universale ma il fatto che va a pesare sui contribuenti per favorire persone che “non lo meritano” è esattamente uno dei principi chiave della visione del mondo resa popolare da Margaret Thatcher, Ronald Reagan e Augusto Pinochet una quarantina d’anni fa. Non a caso in questi mesi, per giustificare il fatto di non mettere gratuiti i tamponi, si dice: “Il concetto di libertà finisce ove la mia libertà è dannosa per gli altri” – un concetto smithiano essenzialmente individualista che non c’entra con la tutela della comunità, che invece è basata sull’esser liberi insieme e con il minor tasso di conflittualità possibile.
Non a caso questo è uno dei dispositivi ideologici grazie ai quali sono state smantellate le società a benessere diffuso più avanzate della storia occidentale, convincendo le persone che il welfare non era ciò che aveva permesso a due generazioni di uscire da fame, miseria e ignoranza, ma un furto ai loro danni da parte di sfaticati delinquenti privilegiati.

Dire “non voglio pagare i tamponi a chi non si vuole vaccinare” sembra semplicemente più accettabile di “non voglio pagare le cure a chi non si vuole vaccinare”, ma non per questo meno grave. Nasconde la stessa logica di categorizzazione moralistica delle persone, da dividere in chi si “merita” che soldi dei contribuenti vengano utilizzati a sua tutela e chi no.
Del resto siamo in una gestione neoliberista della pandemia da ormai oltre un anno e le dichiarazioni di Burioni sono perfettamente coerenti con questo paradigma. Il Green Pass, con la sua logica di “incentivo a vaccinarsi” rendendo la vita scomoda a chi non lo fa, invece di convincere le persone a farlo con il dibattito democratico, va in una direzione autoritaria. Eppure il mantra che da un anno impazza è quello del “riaprire tutto e tornare alla normalità”, del “ripartire” senza cambiare una virgola del mondo che ci ha portato alla pandemia. Lo stesso mondo in cui stanno prendendo piede dei valori inaccettabili fondati sull’esclusione.

Ormai è quasi diventato normale sentire per strada la gente dire: “i novax stanno occupando letti a spese di altre patologie e con costi che gravano su tutta la comunità, anche su coloro che con etica, coscienza, senso della comunità e del bene comune, della vita propria e altrui, si sono vaccinati.”
Parole di una banalità assoluta fatta di autoritarismo e colpevolizzazione e prive di qualsiasi riflessione bioetica che meritano una domanda: si fa lo stesso ragionamento per le persone che fumano, che si rovivano la salute, che espongono gli altri a fumo passivo, che si alcolizzato e che usufruiscono del Servizio Sanitario Nazionale quando hanno problemi di salute correlati?

I dati Airc parlano chiaro, eppure su chi fuma e sugli alcolisti esposti a rischio cirrosi che usufruiscono del SSN nessuno si scompone tanto quanto sui non-vaccinati. Non ho niente contro chi fuma (SIA CHIARO!!), io stesso fumo occasionalmente, ma mi pongo delle domande. Quindi, nella nostra società, si può scegliere di fumare e non si può scegliere di non-vaccinarsi? Ci si scompone per i non-vaccinati e li si colpevolizza di occupare posti in terapia intensiva che servirebbero ad altri. Ma che ragionamenti sono? Dunque, un non-vaccinato che è sempre stato sano ed è finito in terapia intensiva perché ha preso il Covid, lo si colpevolizza perché non lascia posto ad uno che per esempio, anche se vaccinato, si è consumato i polmoni fumando? Il fumatore che si è distrutto la salute avrebbe più diritto ad usufruire del SSN rispetto ad uno che non si è vaccinato? O ancora, il non-vaccinato non può usufruire del SSN perché deve lasciare il posto ad uno, forse vaccinato contro il Covid, che fa un incidente alla guida dopo essersi ubriacato? Seconda questa logica, che non mi appartiene, chi rifiuta una cura oncologica deve pagarsi tutte le cure palliative? Ma ci rendiamo conto che questa idea, che a causa della narrazione neoliberale che stanno facendo può sembrare pure plausibile, se estesa come concetto, è delirante? L’invito è dunque quello di non pensare con le logiche dello stato d’emergenza perché altrimenti ci faranno accettare cose che qualunque democratico in situazioni normali combatterebbe.

Questi ragionamenti, se si possono chiamare tali, moralistici e perbenisti non hanno nessuna ragione per esistere, ma si limitano a seguire la presunta logica di queste affermazioni. Queste “logiche” sono tipiche dell’opinionismo da talk show, simile all’opinionismo da bar, frutto di 40 anni di televisione e impoverimento culturale, dove per impoverimento culturale si intende l’incapacità di vedere la complessità della realtà. 
Nel frattempo però nessuno se la prende con chi, paradossalmente, in questi anni, ha distrutto la sanità pubblica attraverso tagli nelle spese, tagli dei posti letto, tagli delle terapie intensive, esproprio della medicina territoriale, precarizzazione e privatizzazione. Forse perché, gli stessi distruttori della sanità, ora si ergono a “paladini del diritto alla salute”, sostenendo fermamente la necessità del vaccino anti-Covid (vedasi Berlusconi, Monti, Letta, Renzi, Gentiloni: tutti per il vaccino sperimentale, ma tutti che rigorosamente sono complici di tagli alla sanità pubblica per 37 miliardi). Detto ciò, sto con Immanuel Kant che diceva che prima di salvare la morale bisogna salvare l’essere umano. Esattamente come sto con Max Weber che parla di etica della responsabilità, sostenendo che è troppo intrusivo ricercare nelle intenzioni della gente. Per forza di cose nella vita si sceglie, anche se questo può non piacere a qualcuno. E inoltre, come si diceva negli anni Settanta “Il privato non è pubblico, ma il personale è politico”.
Il termine “no-vax” è ormai diventato lo zimbello che, a livello mediatico, viene usato per stigmatizzare le proteste contro le derive biopolitiche del governo neoliberista di Mario Draghi.

Nella maggior parte delle proteste contro il Green Pass non ci sono “violenti” come il mainstream ci propone, non ci sono “fascisti” come il mainstream propone, non ci sono “terroristi”, “negazionisti del Covid”, “complottisti” o qualche altro epiteto usato per delegittimare in partenza qualsiasi opinione, ma bensì gente che sta semplicemente rivendicando la libertà di scelta vaccinale contro qualsiasi obbligo velato. Nel periodo storico in cui si parla di libertà ed autodeterminazione dei corpi, non si può scegliere sul proprio corpo riguardo ad un trattamento sanitario? È normale che, in base a cosa si sceglie, si possono avere conseguenze sulla fruizione del diritto alla salute?
Proprio per questi motivi, in linea con il principio di libertà, di non interferenza e di diritto alla salute, tutto ciò che è utile, durante la sindemia da Covid, a limitare il contagio, come i tamponi dovrebbe essere universale e gratuito per tutti e tutte. Sembra banale doverlo scrivere, ma evidentemente tocca.

Lorenzo Poli

Collaboratore redazionale del mensile Lavoro e Salute

9 settembre 2021

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