Passo storico: la comunità scientifica italiana riconosce U=U. Cruciale la lunga battaglia di community e associazioni

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Le persone con HIV in terapia ART che raggiungano questa condizione clinica -in Italia si stima tra l’80% e il 90% di chi è in trattamento- non sono infettive e possono non utilizzare il profilattico per ciò che riguarda la trasmissione dell’HIV. Il pronunciamento ha avuto luogo presso il ministero della Salute, lo scorso martedì 12 novembre da parte della Consensus Conference su U=U, promossa da SIMIT, la Società Italiana di Malattie infettive e Tropicali, da ICAR, la Italian Conference on AIDS and antiretroviral Research, dalle associazioni e dalle community impegnate nella risposta all’HIV e, tra queste, la LILAI principali specialisti e ricercatori italiani, sulla base delle evidenze scientifiche disponibili, hanno risposto ad una serie di domande: cosa significa “rischio zero”? Cosa si intende per ’”virus non rilevabile”? Da quanto tempo deve sussistere questa condizione per parlare di U=U? Ogni quanto tempo va controllata la presenza del virus nel sangue per assicurare la persistenza di non rilevabilità? Vanno comunque utilizzate misure di profilassi pre-esposizione o post-esposizione nel caso di rapporti sessuali con persone con viremia non rilevabile? Come si devono comportare gli operatori sanitari HIV positivi – o gli operatori HIV negativi che incorrano in un incidente occupazionale? Anche se con evidenze diverse, legate alla quantità di dati disponibili, tutte le risposte hanno confermato la validità di U=U in presenza di una viremia stabilmente inferiore alle 200 copie/ml e dunque, nella situazione data, un rischio zero di trasmissione dell’HIV per quanto riguarda i rapporti sessuali non protetti tra partner siero-differenti; non c’è nessuna necessità, di conseguenza, laddove sussistano queste condizioni cliniche, di utilizzare la PrEP o la PeP per proteggere i rapporti tra partner siero-differenti. La non trasmissibilità dell’HIV da parte di persone con viremia soppressa è confermata anche in caso di incidenti lavorativi che coinvolgano gli operatori sanitari: una persona con HIV in terapia ART e con viremia soppressa da almeno sei mesi, non deve essere oggetto di precauzioni particolari o di limitazioni alla propria attività lavorativa.

Ciascuna argomentazione sarà sviluppata per fornire un documento ufficiale d’indirizzo alla comunità scientifica, agli operatori sanitari, alle persone con HIV.

Il passo era molto atteso dopo la presentazione degli studi PARTNER-1 e PARTNER-2, al congresso mondiale di Amsterdam sull’AIDS del 2018. Tali studi, condotti per anni su circa mille coppie, sia gay sia eterosessuali, hanno dimostrato in modo incontrovertibile come il virus non venga trasmesso se la viremia del partner HIV positivo non sia più determinabile nel sangue, grazie alla corretta assunzione di una efficace terapia antiretrovirale.

I dati, scientificamente inoppugnabili, che sostengono U=U,sono in primo luogo la dimostrazione del ruolo della terapia come strumento di prevenzione -spiega il Presidente di SIMIT, Professor Massimo Galli- Ogni viremia azzerata riduce la possibilità che il virus circoli e che si verifichino nuove infezioni. Si tratta, quindi, di un vantaggio collettivo, che riguarda tutti“. Galli ha sottolineato anche le ricadute positive che questa evidenza può avere sul piano del contrasto alle discriminazioni: “U=U toglie dalle spalle delle persone che vivono con HIV il macigno che hanno a lungo portato nel sentirsi un rischio per gli altri. Ora bisogna che questo contribuisca alla rimozione dei meccanismi di emarginazione sociale e dello stigma che ancora incombono sulle persone che vivono con HIV/AIDS, persone che seguono, nella grandissima maggioranza, le loro cure con attenzione e responsabilità. Il dato scientifico -ha proseguito- toglie anche ogni giustificazione alla riluttanza con cui anche alcuni medici considerano l’argomento e con cui ne parlano alle persone che a loro si riferiscono per assistenza e cura“.

Grande la soddisfazione delle community e delle associazioni che, da anni, si battono per la diffusione ed il riconoscimento di U=U. “La netta presa di posizione di SIMIT e del panel di esperti che ha partecipato ai lavori –si legge in una nota congiunta– lancia le basi per diffondere il messaggio di U = U, concetto scientifico che assume valore sociale, politico e giuridico in favore della prevenzione, del test e della terapia, contro la discriminazione e la criminalizzazione delle persone con HIV, permettendo alla popolazione generale di conoscere e approfondirne il concetto e la sua validità contribuendo, quindi, al superamento di paure e stigma ancora molto forti nel nostro paese

La LILA, prima associazione italiana ad aderire alla campagna internazionale U=U e a diffonderne i contenuti tramite la campagna informativa sulla TasP  “Noi possiamo“, del 2017, si batte da anni per arrivare al riconoscimento ufficiale di U=U nel nostro paese. Il Presidente della LILA, Massimo Oldrini, è anche tra i Presidenti della Consensus Conference: “Finalmente questa evidenza scientifica, di portata pari alla svolta prodotta dall’avvento degli Antiretrovirali, ottiene anche in Italia un primo riconoscimento ufficiale -ha detto- Un ringraziamento particolare vogliamo rivolgerlo al Professor Massimo Galli, Presidente di SIMIT, che ha reso possibile l’iniziativa e a tutti i chairs. U=U permette alle persone con HIV di avere rapporti sessuali senza preservativo liberandole dalla paura di essere un rischio per gli altri, restituisce loro la possibilità di una piena vita affettiva e sessuale, di poter aver figli in modo naturale, di liberarsi dallo stigma che ancora grava su chi ha l’HIV”. Sui prossimi passi Oldrini è netto: “Ora attendiamo che il ministero della Salute e SIMIT pubblichino sui propri siti il documento conclusivo e che anche in Italia si riconosca questo cambio epocale nello scenario HIV, come è accaduto in moltissimi altri paesi. U=U è anche un formidabile strumento di prevenzione e di salute pubblica –ha proseguito– per questo va iincentivato con tutte le forze disponibili”. Occorre, dunque, incoraggiare le persone a fare il test e a ricorrere prima possibile alle cure perché questo consente di preservare al meglio la salute delle persone con HIV ma, anche, di evitare che il virus possa essere inconsapevolmente trasmesso ad altre persone.Il principio U=U è riconosciuto da importanti istituzioni della salute publica come UNAIDS, dallo statunitense l (CDC), dalla British HIV Association (BHIVA, UK) e da oltre 900 organizzazioni e istituzioni pubbliche e private di quasi 100 paesi.

https://www.preventionaccess.org/

13/11/2019 da www.lila.it

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