Scuola, cosa succede se l’alunno ha sintomi in aula. Caos sui certificati

Al via in gran parte delle Regioni il primo giorno di scuola di un anno scolastico che si apre all’insegna dell’emergenza Covid. Quali sono le regole da rispettare in aula e cosa succede se un alunno mostra i sintomi in classe? E se si prensentano a casa? E infine: per i rientri, quando serve il certificato medico?

Il punto di riferimento normativo sono le linee guida dei ministeri Salute-Istruzione e Iss (scaricha qui le “Indicazioni operative per la gestione di casi e focolai di SARS-CoV-2 nelle scuole e nei servizi educativi dell’infanzia“) del 21 agosto scorso anche se non rispondono a tutte le domande, ad esempio non spiegano se e quando serve il certificato medico per il rientro in classe.

Andiamo con ordine riepilogando le regole generali. La temperatura va misurata a casa e se il bambino ha più di 37,5° di temperatura va tenuto a casa, e questo anche se presenta sintomi come raffreddore, tosse, mal di testa, perdita di gusto/olfatto. A quel punto i genitori contattano il pediatra che – se ritiene che il quadro clinico possa essere riconducibile a Covid – richiederà all’Asl un tampone. I risultati arrivano generalmente dopo 24-48 ore ma in alcune regioni, come il Lazio, i tempi di attesa per il referto arrivano pure a 4-5 giorni. In caso di tampone negativo l’alunno, una volta guarito, può tornare a scuola anche se le Faq del minsitero della Salute dicono che deciderà sempre il medico curante. Se invece risulterà positivo al Covid  altrimenti scatta il protocollo con il tracciamento dei contatti.

Se invece non ricorrono tutti i sintomi classici del Covid e mettiamo la febbre scompare dopo un giorno, si può tornare a scuola e se sì serve il tampone? Abbiamo girato la domanda a Gianfranco Trapani, pediatra, scrittore e membro della Fimp, la Federazione italiana medici pediatrici: “Stiamo aspettando delucidazioni rispetto alle linee guida che su questo punto non sono esaustive. In linea generale però il pediatra non può dichiarare la negatività al Covid-19 se non in presenza di un tampone negativo. Cruciale sarà avere la possibilità di fare tamponi rapidi”.

Torniamo ai sintomi. Cosa prevede la procedura in caso di sintomatologia in classe? E se invece si manifestano a casa? Il quadro successivo spiega al meglio i passaggi che sono previsti dalle linee guida del governo:

(LegendaPls: Pediatra di libera scelta; Mmg: Medico di medicina generale (medico di famiglia); Ddp: Dipartimento di prevenzione, in diverse Regioni assume nomi diversi ma fa riferimento alla struttura della Asl di competenza che si occupa dell’emergenza Covid. Test diagnostico: tampone).

Cosa accade ai compagni di classe se un alunno risulta positivo?

Quando un alunno risulta positivo al test per SARS-CoV-2 – spiegano dal ministero della Salute – il Dipartimento di Prevenzione (Asl, ndr) notifica il caso e si avviano la ricerca dei contatti e le azioni di sanificazione straordinaria della struttura scolastica nella sua parte interessata. Il referente scolastico COVID-19 deve fornire al Dipartimento di Prevenzione l’elenco dei compagni di classe nonché degli insegnanti del caso confermato che vi sono stati a contatto nelle 48 ore precedenti l’insorgenza dei sintomi. I contatti stretti individuati dal Dipartimento di Prevenzione con le consuete attività di contact tracing saranno posti in quarantena per 14 giorni dalla data dell’ultimo contatto con il caso confermato. Il Dipartimento di Prevenzione deciderà la strategia più adatta circa eventuali screening al personale scolastico e agli alunni.

Se un alunno risulta negativo al tampone, può tornare subito a scuola?

Se – spiegano ancora le Faq della Salute – il tampone naso-oro faringeo è negativo in paziente sospetto per infezione da SARS-CoV-2, a giudizio del pediatra o medico curante, si ripete il test a distanza di 2-3 gg. Il soggetto deve comunque restare a casa fino a guarigione clinica e a conferma negativa del secondo test.

Enrico Cinotti

12/9/2020 https://ilsalvagente.it

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