Scuole di saperi militari?

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Il presente della guerra in Ucraina ha creato e diffuso un clima di spaventosa assuefazione. In questo clima, da oltre tre mesi , subiamo una costante e pervicace esposizione alle notizie dal fronte,emotivamente sempre meno coinvolgenti, entrate nella routine quotidiana per noi pubblico passivo. Il futuro, si annuncia nerissimo, con la prospettiva di una guerra lunghissima e imprevedibile, gravida di conseguenze nefaste come ogni guerra , in questo caso per il mondo intero. Parlare di pace, oggi, è difficile, perchè la retorica bellicista, dell’eroe valoroso che difende la patria da crudeli tiranni invasori viene propagandata ovunque , a partire da presidenti e ministri, attraverso i media. L’ uso delle armi è necessario per difendersi dai cattivi.

Questa , in soldoni, la filosofia dominante, esplicata da Draghi agli studenti in una sua recente visita ad una scuola media. Non è certo una novità che si vada a parlare di guerra ed armamenti nelle scuole, fingendo di parlare di pace, democrazia, libertà e progresso.. Le celebrazioni per il centenario della prima guerra mondiale sono state l’occasione per la stipula di un protocollo d’intesa tra MIUR e Ministero della Difesa (11 settembre 2014), seguito da una circolare attuativa , con dettagliate indicazioni per attività formative e didattiche volte al raggiungimento degli obiettivi del protocollo. Gli obiettivi dichiarati nel documento sono l’educazione all’esercizio della democrazia e lo sviluppo di competenze utili alla cittadinanza attiva, con particolare riguardo alla memoria storica, al ruolo delle forze armate e delle organizzazioni internazionali. l’educazione civica e la conoscenza della Costituzione sembrano essere diventate un elemento porrtante della scuola italiana. si è persino introdotto un discutibile “ curricolo” dedicato, e la cittadinanza è obiettivo prioritario.

I suggerimenti e le proposte didattiche comprendono concorsi, conferenze, spettacoli teatrali con la partecipazione ed il supporto di personale delle forze armate, e la possibilità d accedere a documenti d’archivio sulla Grande Guerra e di avvalersi della fattiva collaborazione dei Comandi militari regionali. Non mancano attività sportive, tornei, gare, organizzate e /gestite con la collaborazione di settori militari.
Le proposte sono rivolte alle scuole di ogni ordine e grado con adeguamenti all’età degli studenti.
Frequenti e partecipate sono pure le visite alle basi NATO sparse in tutta la penisola , dimostrazioni ed incontri con reparti scelti, come i marines , che hanno pure il pregio di consentire conversazioni in lingua inglese. le regioni più intraprendenti ed attive sul fronte della collaborazione con l’esercito italiano nelle sue varie organizzazioni sono quelle che ospitano il maggior numero di strutture ed apparati , come la Sicilia e la Sardegna, ma un po’ dappertutto si sbizzarisce l’italica creatività nel proporre progetti, esibizioni, commemorazioni , dalle frecce tricolore che “incantano i bambini “ più piccoli, alla partecipazione più strutturata per i più grandi.

A rendere ancora più seria la questione delle “ infiltrazioni “ militaresche nelle scuole italiane, si è affermata, con l’introduzione della pessima alternanza scuola lavoro, ( trasformata recentemente in PCTO- Percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento). Sempre più spesso, uffici scolastici regionali e istituzioni militari siglano accordi e protocolli per organizzare questi “ percorsi formativi” all’interno di caserme, comandi militari e reparti dell’esercito con mansioni varie. queste discutibili iniziative vengono aspramente contestate da associazioni pacifiste e partiti di sinistra e sindacati di base riunite, nel caso della Sicilia in un Coordinamento No Pcto attivo e determinato nel chiedere il ritiro dell’accordo tiennale tra Ufficio Scolastico Regionale e Comando Militare.

Come se non bastassero i motivi di critica all’istituto dell’alternanza scuola lavoro, dal mancato rispetto delle norme di sicurezza ad un distorto concetto di formazione, alla pessima esperienza di sfruttamento e svilimento che l’alternanza rappresenta, la collaborazione con l’esercito segna un punto ulteriore di caduta.

Si tratta di un autentico disegno di trasformazione della scuola italiana , all’insegna dei concetti di difesa e sicurezza, alla diffusione dei “ valori militari”, dell’importanza delle forze armate per proteggere il paese. Istanze, forse, sollecitate dalla necessità di stimolare i giovani ad arruolarsi e i cittadini, in generale, ad accettare di buon grado le spese militari. L’idea che a veicolare solidarietà, senso civico, conoscenza della Costituzione ed esercizio della democrazia siano le forze armate stride con una cultura e un’educazione alla pace che dovrebbe trovare nella scuola il suo luogo ideale.

La rappresentazione degli eserciti come portatori di pace e democrazia risponde a logiche belliciste che sono in contrasto con il ripudio della guerra sancito dalla nostra Costituzione, e rievocano tempi bui della nostra storia, quelli in cui l’esaltazione della forza e della supremazia hanno condotto a tragedie che vorremmo non si ripetessero più.

Loretta Deluca

Insegnante. Collaboratrice redazionale di Lavoro e Salute

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