Secessione in corso

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La politica italiana che ha governato il Paese negli ultimi quarant’anni, con i suoi atti legislativi, ha mirato alla sovversione della Costituzione che all’art. 3 stabilisce “…. E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economicae sociale del Paese.”.
Questo attacco alla Costituzione è storicamente provato. Atti sovversivi che fanno diventare giochi di ruolo i tentativi della destra fascista con le stragi di massa degli anni 70. Una guerra allo Stato di diritto come base della democrazia parlamentare che oggi viene ulteriormente pianificata con il progetto dell’autonomia differenziata originata dalla nascita della Lega Nord di Bossi.

Che nelle intenzioni dei proponenti e dei loro attuali sostenitori il risultato sia la guerra tra poveri, il conflitto generazionale tra giovani vecchi, tra lavoratori precari e lavoratori “garantiti” è sotto gli occhi di chi si tiene fuori, in rispetto della Costituzione, dai giochi d’affari egoisti delle Regioni ricche ma anche di quelli personalistici dei “governatori” del sud.

Quegli affari che la pandemia ha in parte svelato drammaticamente anche alle popolazioni tenute sotto seguestro dall’informazione a senso unico, perchè detenuta nella mani degli stessi poteri economici che hanno governato il Paese tramite i loro delegati nei due schieramenti di centro destra/sinistra.
In questo anno di pandemia la regionalizzazione della sanità, di fatto applicata da anni, si è dimostrata incapace a garantire la salute e ha prodotto ulteriori disuguaglianze in tutte le Regioni ed in particolare tra Nord e Sud, ha, paradossalmente (in Italia ogni cosa politica dei governanti si basa sui paradossi) facilitato il proseguimento delle privatizzazioni, in atto da decenni, e il potenziamento della già radicata sanità integrativa, gestita dai privati, finanziata da tempo con i soldi pubblici, depotenziando quel poco di sanità territoriale prevenzione ancora sopravvissuta ai tagli permanenti, in particolare durante gli ultimi governi di entrambi gli schieramentti. Quindi va da sè che la pandemia da coronavirus è la dimostrazione viva che un servizio sanitario diviso e diverso per ciascuna Regione è mortale per i cittadini.
Ormai tutti possono arrivare all’amara considerazione che il buon senso sarebbe facile ma si sa che in Italia la semplicità delle cose è difficile a farsi, mentre la barbarie è radicata nel DNA di chi è eletto per determinare uno stato sociale di benessere per tutte e tutti.

La pandemia ha svelato alla massa che il fabbisogno di salute – diritto descritto nell’art. 32 della Costituzione – non può dipendere dal reddito prodotto dalle singole Regioni, come quelle del centro- nord che pretendono di gestire ogni forma di fiscalità generale derivante da materie vitali che riguardano la vita dei cittadini: sanità, scuola, università, ricerca, sicurezza sul lavoro, previdenza integrativa, ambiente, lavoro e contratti, professioni, infrastrutture, trasporti, energia, beni culturali, le più note.

Quindi l’Autonomia Differenziata porterebbe alla scomparsa dei principi di uguaglianza e solidarietà, politica, economica e sociale previsti dall’art.2 della Costituzione, determinante per l’unità del Paese – la Repubblica è “una e indivisibile, art. 5- anche se mai applicato compiutamente a causa dello sviluppo diseguale tra le Regioni del centro-nord e quelle del sud lasciate dalle politiche di tutti i governi a marcire intenzionalmente nell’inedia della disoccupazione e nel ricatto delle
compiacenti mafie.

Ora, dopo che la battaglia del Comitato nazionale contro ogni autonomia differenziata ha prodotto lo stralcio dalla Legge di Bilancio, del precedente governo, che non avrebbe permesso nessuna discussione parlamentare e neanche un referendum per l’abrogazione, siamo in attesa dei passi che farà il governo Draghi. Sappiamo già che la secessione in corso, vedi, ad esempio, la regionalizzazione dei contratti in Emilia e Romagna, non verrà affatto messa in disccussione, sia per la natura del “governo tecnico” guidato dal principe delle privatizzazioni e dell’inibizione dei diritti sociali e del lavoro, ma anche perchè chi sosteneva il governo Conte sosterrà anche questo, rafforzato dal sostegno della Lega, cioè dei primi promotori della fine dell’Italia unica e indivisibile.

Quindi, la secessione andrà avanti e sempre in forma silenziosa dato che non compare nel dibattito pubblico in TV e sui giornali. Questo silenzio è la corsia preferenziale scelta per lasciare gli italiani ignari della catastrofe che stanno preparando e che peggiorerà ancor di più le loro condizioni di vita.
Niente più sarà uguale dall’Italia che abbiamo conosciuto, anche la politica sarà sempre più lontana dalla realtà quotidiana di chi è fuori dai palazzi, e gli italiani del sud vivranno sempre peggio come cittadini scartati dentro delle riserve dalle quali usciranno solo per poter, chi potrà farlo, elemosinare lavoro e salute fuori dai confini regionali.

Come difendersi da queste intenzioni della delinquenza politica? Intanto non votarli più, disintossicarsi dalla droga delle TV, riallacciare un rapporto sentimentale con i comunisti, ricordando che sono quelli che hanno dato al Paese i diritti di civiltà, benessere sociale e di lavoro. Quello che vi hanno raccontato nelle scorse settimane sui comunisti è la solita negazione della storia, che modulano a loro uso e consumo.
Se non si inizia a cambiare strada, lasciando quella degli ultimi decenni avvelenati dai pifferai che si sono succeduti presentandosi come salvatori, ora c’è ne hanno imposto un’altro, si andrà incontro al suicidio tirandosi dietro le nuove generazioni, diventando complici attivi del crimine politico.

Franco Cilenti

Editoriale del numero di febbraio del mesile Lavoro e Salute

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