10 anni dal referendum sull’acqua pubblica

Per noi credenti, “sorella acqua” non è una merce: è un simbolo universale ed è fonte di vita e di salute. Troppi fratelli, tanti, tanti fratelli e sorelle hanno accesso a poca acqua e magari inquinata! È necessario assicurare a tutti acqua potabile e servizi igienici. Ringrazio e incoraggio quanti, con diverse professionalità e responsabilità, lavorano per questo scopo così importante. Penso per esempio all’Università dell’Acqua, nella mia patria, a coloro che lavorano per portarla avanti e per far capire l’importanza dell’acqua. Grazie tante a voi argentini che lavorate in questa Università dell’Acqua (Papa Francesco)

Premessa

Penso da tempo, e come me tanti altri, che il tempo debba dettare la politica.
Il tempo sempre più breve. Quello che abbiamo a disposizione per cambiare prima che il Pianeta si liberi di noi.
Il tempo, che si misura in decenni, non più con l’indeterminato termine del futuro: il sol dell’avvenire o il regno di Dio in terra.
La lezione ci arriva da chi di Dio se ne intende, Papa Francesco.
Difficile pensare alla politica del tempo breve.

Ma chi pensava che i ghiacciai dell’Himalaya decollassero in meno di 50 anni, che la California potesse diventare un arido territorio dopo che intere generazioni l’hanno sognata come il paradiso terreste?
Chi pensava che tutto il mondo si sarebbe fermato per un virus?
Nessuno.

Nessuno ha pensato e temuto un presente in cui la propria vita e quella di miliardi di persone fosse appesa al: chi offre di più per il vaccino salva vita? Praticato dalle multinazionali del farmaco.
Ora tutti lo vediamo e lo subiamo.

I vaccini, governati dai brevetti e dal WTO, sono diventati la politica, la corruzione politica, la lotta per salire sulla scialuppa di salvataggio, la nostra ansia e la nostra rabbia egoistica.
Inaccessibili per miliardi di poveri senza copertura sanitaria. Attesi con ansia da ultraottantenni e malati con difese immunitarie ridotte dalla chemioterapie. La vergogna di vecchi in fila al pomeriggio davanti ai centri vaccinali per raccogliere gli “avanzi della giornata”, come i poveri alla chiusura dell’Orto mercato raccolgono le cassette avanzate. Vaccini… pretesi dagli ordini di avvocati, degli psicologi e professionisti d’ogni tipo e per alcuni da garantire a chi è produttivo. Imboscati e contrabbandati, si spostano verso chi li paga di più.

Pensate all’acqua domani.
La politica muore di privatizzazioni, (sanità, trasporti, ponti che crollano), mentre i media alimentano le più disparate passioni e spesso, anche i più forti movimenti per i diritti civili, restano indifferenti, i vaccini diventano: geopolitica delle multinazionali, guerra commerciale, armi di distruzione di massa.
Pensate ad Israele che esclude i palestinesi e Gaza dai vaccini e dall’acqua. La gente muore.

L’accesso ai vaccini salvavita, l’accesso all’acqua e ai servizi igienici e la CO2 nell’aria, sono la politica, la vita, il lavoro, l’economia, per miliardi di persone e sono il tempo breve a disposizione delle coscienze.

Una percezione, colta per un momento dalla gente nel lontano 2011, che si è voluto perdere e che va ricostruita.

1° capitolo: A che punto siamo con l’acqua

Il 2021 è il decennale del referendum sull’acqua pubblica ed è anche il ventennale del primo Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre.
Perciò ne parlo ancora, anche se di questi tempi parlare di acqua e di movimenti universali per i diritti umani alla VITA, sembra una cosa da matti.
La legge di attuazione del referendum sull’acqua pubblica, giace in parlamento da 10 anni ed è difficile trovare una simile violazione delle regole, nel mondo democratico e difficile è anche trovare una così ottusa determinazione privatistica, come quella che anima la politica italiana.
Eppure pensate: il nostro paese dalla metà degli anni 90 ha privatizzato il 50% delle reti idriche, e il resto è comunque in mano a SPA anche se al 100% in mano pubblica, ma sopratutto ha ancora il 42% di perdite in rete ed è lontano dal livello di investimenti nel servizio idrico, che aveva nel 1985.
E pensate ancora: il relatore dell’ONU Leo Heller ci parla di 311 situazioni nel mondo che dalla gestione privata del servizio idrico sono tornate a quella pubblica, e che la gestione privata delle reti idriche ha escluso, con l’alto costo delle tariffe, dall’accesso all’acqua molta parte del mondo…i poveri, e alimentato la corruzione politica ovunque.
Tutto ciò mentre il Rapporto delle Nazioni Unite sulle riserve di acqua dolce nel mondo, suona come un grido, che ci dovrebbe coinvolgere tutti:

“il nostro pianeta sta vivendo una crisi idrica senza precedenti, un essere umano su 4 non ha accesso a fonti d’acqua sicure, più di un terzo della popolazione mondiale vive senza servizi igienici.
850 mila vittime all’anno solo per acqua sporca, 400 mila bambini, 1000 vittime al giorno.
3 miliardi non possono lavarsi le mani regolarmente, 700 milioni defecano all’aperto ed è una delle principali situazioni dove avvengono violenze sulle donne.
Ben 17 paesi nel mondo rischiano di terminare completamente le proprie risorse idriche, in particolare quelle contenute nelle falde acquifere sotterranee. A questo ritmo, entro il 2030, si determineranno oltre 700 milioni di sfollati e rifugiati.”

Ignorato. E guardate al destino che l’Europa riserva all’acqua.
L’UE partorisce direttive nelle quali l’acqua continua ad essere: un bene economico e cosa significa la parola “economico”, ce lo mostrano i brevetti e la gestione delle Multinazionali dei vaccini anti Covid.
Nel termine economico, c’è l’elemento culturale devastante, socialmente ed ecologicamente, C’è il senso epocale e criminale del paradigma: della mercificazione dei beni fondamentali.

Più scarseggia un bene dal quale dipende la vita, più sale la disperazione umana, più sale il suo prezzo, più salgono i profitti e più le disuguaglianze.
Qui si misura la differenza tra: bene economico e bene comune, che muove la politica al di là delle belle parole “green”.
La mercificazione va oltre la privatizzazione di un farmaco, di un servizio pubblico locale o l’aumento della tariffa. E’ il potere economico, nella sua essenza disumana, di dare o privare della vita, con un clic, con un algoritmo. Qualcosa che aggredisce in profondità la cultura dello stare assieme e lascia intravvedere una società nella quale si comincia a sentire il sapore del genocidio e dell’eugenetica.
E permettetemi la sincerità.
La cultura ambientalista ufficiale delle grandi organizzazioni ambientaliste, non ci aiuta. ( se ben ricordo, tra i Verdi solo Gianni Tamino, nessun dirigente di Legambiente e nel WWF solo il vecchio presidente Fulco Pratesi e sua moglie si impegnarono).
La cultura ambientalista opera una rottura nel suo pensare alla “cura” della natura. Separa i contenuti ecologici da quelli economici e finisce con il dimenticare la mano “di Dio profitto”, che decreta l’esclusione dalla vita di milioni di persone.
Anche le grandi associazioni per i diritti umani operano una simile rottura: ignorano il diritto all’accesso ai beni fondamentali e guardano ai diritti individuali, o separano l’affermazione di tali diritti, da chi ne detiene la proprietà o la gestione.
Da qui l’indifferenza sulla necessità di concretizzare la Risoluzione votata dall’ONU conquistata dal movimento nel 2010, che dichiarava l’acqua un diritto umano.

La risoluzione ONU, come il referendum italiano, è rimasta perciò senza seguito e l’acqua è l’unica grande questione, senza agenzie, protocolli e tribunali internazionali che ne sanciscano la violazione.
Perciò: bisogna ancora parlare di acqua, proprio adesso, con il Covid.
Mettendo in fila avvenimenti noti e sui quali già il Forum dell’acqua sta raccogliendo numerose firme.

Wall Street 6 ottobre 2020

(Chiedo a tutti di segnarsi questa data).
Per la prima volta nella storia, la più grande piazza finanziaria del mondo, ha annunciato la creazione del primo “futures” dell’acqua.
Per la precisione si quota l’acqua della California.
La California capite?… Il sogno americano, l’orto dell’occidente, la patria della digitalizzazione, la libertà: gli LGBT e la metafora del disastro idrico. Incredibile.
La California sconvolta da siccità e da incendi devastanti. Assetata, ha “consumato” i fiumi Sacramento e Colorado. A Los Angeles, una delle più grandi metropoli del mondo, dai rubinetti sgorga acqua depurata delle fogne, in un riciclo continuo ( acqua green e industriale).
Manca l’acqua in California ed è proprio li, che diventa un titolo derivato.

Che dire? Rubo le parole a Frederick Kaufman della City University di New York che sulla prestigiosa rivista “Nature” scrive:

“Niente può essere più catastrofico che scommettere sull’acqua.
… significa che ha un prezzo ovunque venga scambiata
.”

E vi aggiunge una sentenza che dovrebbe far riflettere le grandi associazioni ambientaliste:

Demenziali appaiono i discorsi di alcuni ambientalisti, per i quali, mettere un prezzo sull’acqua dolce, può essere la nostra migliore scommessa per salvare l’approvvigionamento del pianeta”

Un altro avvenimento.

Il Brasile di Bolsonaro

Come il Cile di Pinochet, scrive Dalida Calisto, del Coordinamento Nazionale del Movimento Dighe (MAP):

…con le recenti leggi ( 2020) del governo Bolsonaro il grande capitale si sta appropriando delle riserve naturali di acqua e del settore igienico-sanitario del nostro paese.
Le aziende vogliono il diritto di proprietà esclusiva di fiumi e bacini idrografici….come successe in Cile con il golpe del 1973…In caso di siccità, la priorità dell’uso dell’acqua verrebbe data solo a coloro che la utilizzano con maggiore redditività.

E non mancano gli epigoni in casa nostra.

Piemonte 22 ottobre 2020

La Regione mette a gara 67 grandi invasi per: “acquisire nuove entrate e sostenere la politica delle energie rinnovabili (il 15% in più )… ci saranno investimenti da parte di chi subentra ovvero soggetti privati o misti pubblici-privati.”.
Capite?
In ballo ci sono 500 grandi dighe. Miliardi di litri di acqua per produrre energia, rifornire i rubinetti, irrigare le campagne….da consegnare alle multiutility, alle Multinazionali francesi e da quotare in borsa.

E adesso il Recovery Plan

Se nel nostro paese si ragiona attorno a quanto si agita attorno al Piano Nazionale di Resilienza e Rilancio e al titolo: “Tutela del territorio e della risorsa idrica”, si capisce che i finanziamenti sono ben lontani dall’affrontare la riparazione delle reti e la costruzione di depuratori adeguati, temo di leggervi la “soluzione finale” per l’acqua pubblica.
Un cappio: E saranno proprio i finanziamenti indirizzati verso le 4 Multiutility Acea, Iren, Hera, A2A ma sopratutto alle multinazionali francesi Veolia e Suez già ben insediate nel nostro paese in Sicilia e Calabria, gestori integrati dei vari servizi: acqua, energia, gas, rifiuti.
Tutte SPA private al 49% e quotate in borsa. Tutte aziende/istituzione ed espressioni della nuova “governance”: il partenariato pubblico/privato con i suoi manager super pagati.
Sono i soli soggetti gestori riconosciuti, in grado di attrarre investitori e garantire profitti. A loro viene destinata la “torta” dei servizi locali, da spartirsi e contendersi, A loro la “missione” di intervenire nel Sud, (sempre arretrato), non ancora “ aziendalizzato e finanziarizzato”.
In sintesi:

  • il SUD diventa, per le multiutility, la colonia interna, nel quale praticare water e land grabbing, acqua e terra da conquistare per il loro mercato: dei rubinetti e dei servizi sanitari, degli invasi, del cibo e della terra coltivata, e del territorio da destinare alla produzione elettrica con il fotovoltaiche e le pale eoliche e all’elettrolisi dell’acqua;
  • le ultime indiscrezioni, parlano di intenzione del governo Draghi di dar vita ad una nuova società formata ( guarda caso) da Terna, Snam, e Cassa Depositi e Prestiti, una mega SPA multiutility, quotata in borsa che fa capo però allo stato in un riscoperto spirito di accentramento. L’oggetto dei desideri è evidentemente l’Acquedotto Pugliese, il più grande acquedotto europeo che serve anche l’agricoltura;
  • poi, 34 società in house dell’acqua, da far sparire, assorbire e privatizzare definitivamente (SPA con il 100% delle azioni in mano al comune di Milano e provincia);
  • gli acquedotti di natura pubblica, gestiti dai piccoli comuni ( dove spesso stanno le sorgenti) dovranno essere eliminati, nella discussioni sul piano Colao sono addirittura definiti “realtà senza soggetto gestore”.

Infine le SPA in house di Milano MM ( sindaco Sala) e quella dell’area metropolitana milanese CAP (presidente dell’area metropolitana sempre Sala) si unificano e questo è un bene, ma rischiano sempre di essere isolate in un contesto che spinge verso l’ingresso dei privati e gli appetiti di A2A. (della quale sempre il sindaco Sala è uno degli azionisti di maggioranza);

  • in Toscana si profila la volontà della Regione di sganciarsi da ACEA e SUEZ per dar vita ad una multiutility regionale (pubblica o privata?). E i comuni? La Toscana vuol correre autonomamente all’accesso ai finanziamenti del Recovery?

In realtà, c’è un agitarsi, ma non c’è nessun disegno nazionale di contrasto al dispiegarsi della mercificazione globale, è solo un agire affannoso locale.

Che fare?

I Comuni sembrano impotenti e consegnano il proprio ruolo alle società per azioni. Sono spariti sulla politica dell’acqua e sono spariti nell’anno della pandemia, dimenticando persino che sono l’autorità sanitaria principale, per i cittadini.
I sindaci dei grandi comuni confondono sempre più il loro ruolo con quello dei manager delle aziende dei servizi… diventano intercambiabili con questi.

Da dove cominciare

Bisogna ricominciare dalla narrazione, dalla “predicazione” del significato profondo e universale dell’acqua e del suo essere Bene comune, minacciato dalla mercificazione. Del diritto umano alla vita. In un mondo dove passioni e mobilitazioni sono dominati dai diritti dell’individualità, il diritto alla salute e all’acqua sono un ribaltamento della attuale cultura democratica liberista. E’ il trovare il modo di comunicare di nuovo con la gente.
Poi ci sono obiettivi e campagne universali:

  • pretendendo che venga concretizzata la risoluzione ONU dell’Acqua Diritto Umano, con una Agenzia, un protocollo e un tribunale come l’Aia che ne sancisca le violazioni;
  • chiedendo che il Diritto all’acqua e ai vaccini salva vita sia inserito nelle Costituzioni del mondo.
  • pretendendo che la legislazione europea sia ispirata dal principio dell’acqua bene comune e non economico. Fuori da ogni trattato commerciale e da quotazioni in borsa;

Penso che sul piano nazionale si debba:

  • continuare con il richiamo al rispetto del referendum del 2011;
  • contrastare il disegno delle 4 multiutility, scuotendo il torpore dei comuni;
  • garantire a tutti il diritto al minimo vitale di acqua gratuito e a carico della fiscalità generale. Da garantire ai campi rhom e ai baraccati e ai morosi., eliminando il ricorso alla chiusura dei rubinetti.
  • partecipare alla rete delle città blue, con i sindaci che sostengono l’acqua pubblica e ne pubblicizzano l’uso, invitano a non bere acqua minerale, industriale e con relative bottiglie di plastica.

La condizione primaria è di ritrovare il rapporto con la gente, parlare a tutti, ovunque, nei quartieri nelle scuole, nelle parrocchie, nei sindacati e ci pone il problema del linguaggio, della sua trasversalità e unitarietà.

2° capitolo

Ora, c’è la “transizione ecologica” e in Europa, 730 miliardi pubblici per realizzarla.
Sarà una rivoluzione come quelle del carbone, del petrolio, dei semi della Monsanto e della chimica Bayer che hanno prodotto gli attuali: progressi e disastri globali?
E’ questa l’era della rivoluzione delle rinnovabili e dell’idrogeno?
Cosa determinerà?
Sarà un cambiamento reale? Sarà un cambiare per non cambiare nulla?
Oppure sarà l’ennesima illusione che ci ritornerà indietro come un boomerang?
Domande, a cui è difficile rispondere. Non vorrei sembrare disfattista ed estremista, pongo il problema ignorato della mercificazione. Dai combustibili fossili si deve uscire, è un obbligo. Vorrei solo non sostituire il sogno malato del 900 con un altro.
Vorrei quando si parla sviluppo delle rinnovabili e dell’idrogeno, che ci ponessimo la domanda: sono al riparo dalla mercificazione dei beni comuni fondamentali e dove ci porta? Da quali mani saranno governate queste fonti? Che ricadute su altri beni fondamentali come l’acqua e la terra avranno?
Non entro nel merito dell’insieme del Recovery Plan.
Cerco solo il filo, che chiamo della mercificazione della vita, che mi inquieta. E’ un filo che lo percorre nell’enfatizzazione e attraverso l’uso del termine: “rivoluzione”. E per l’intreccio che emerge tra: Acqua, Energia, Terra, Salute…e la concentrazione della loro proprietà e gestione nelle anonime mani del mercato che trasformerà la democrazia stessa.

Rivoluzione verde, rivoluzione dell’idrogeno e delle rinnovabili, rivoluzione dell’agricoltura di precisione, rivoluzione della sanità di precisione

Diffido. Diffido delle reali intenzioni di abbandonare i combustibili fossili.
Tutto lascia intendere la volontà di continuare e sviluppare l’uso del gas, anche nella produzione di idrogeno, ma diffido anche di queste rivoluzioni sostenute da ENI, ENEL, SNAM, A2A e dal ministro Cingolani ecc.

Vorrei guardare ogni prospettiva con disincanto e criticità.
“Sono per le rinnovabili, sono per l’idrogeno. Sono per la riconversione della centrale di Civitavecchia. Anzi penso sia cosa di grande rilievo, per la prima volta dei lavoratori e il sindacato si alleano agli ambientalisti nel delineare una concreta transizione energetica”.

Sono anche per il trenino della Val Camonica ma lasciatemelo dire:

  • diffido delle soluzioni risolutive globali;
  • diffido della tecnologia risolutrice;
  • diffido della concentrazione dei poteri economico/finanziari attorno ai beni comuni.

Anche le soluzioni più giuste e nobili si ritorcono contro se non si fa i conti con le mani che le posseggono e le governano.
Inoltre la pandemia, la crisi idrica, ci dicono, una verità scomoda: non basta produrre in modo diverso.
Produciamo troppo, c’è chi consuma troppo, scartiamo troppo. La rivoluzione è invertire questa inevitabilità.
Prima di tutto affermandolo come principio, come paradigma: consumare di meno, vivere sobriamente. Dando vita a stili di vita, produzioni e azioni mutualistiche che comincino a praticarlo.
Ma che non sia un vezzo distintivo di un elite colta e benestante, ma un messaggio politico che si accompagna ad obbiettivi universali, da rivolgere a tutti.

La rivoluzione dell’idrogeno e delle rinnovabili

L’idea che circola è che l’idrogeno potrebbe coprire quasi un quarto di tutta la domanda energetica in Italia entro il 2050: trasporto, treni, automobili, riscaldamento degli edifici, applicazioni industriali. idrogeno blue da metano (in attesa di quello verde da “ACQUA”).
Oltre il 90% dell’idrogeno prodotto attualmente deriva direttamente o indirettamente da processi che prevedono l’utilizzo di idrocarburi.
Tutti dicono che l’idrogeno verde sarà quello risolutivo, ma che c’è tempo, è solo sperimentale. Il ministro Cingolani ci parla di dieci anni e rilancia grandi investimenti per la fusione nucleare, probabilmente pensa sia questa l’energia per determinare l’elettrolisi del l’acqua.

Intanto si crea il mito:

  • Teleborsa: “ l’idrogeno sarà una priorità in Next Generation”;
  • Enea e Confindustria ENI, ENEL hanno siglato un accordo strategico per individuare lo sviluppo delle filiere dell’idrogeno nel nostro Paese;
  • Green &Blue, la rivista di De Benedetti titola: “idrogeno, l’oro del prossimo decennio è battaglia in Europa… l’Italia è in ritardo”;
  • ENEL: un progetto negli USA targato NextChem e Enel Green Power per la produzione di idrogeno verde tramite elettrolisi dell’acqua;
  • ENI: stiamo sviluppando progetti di produzione di idrogeno a partire da fonti rinnovabili attraverso l’elettrolisi dell’acqua…;
  • Toyota: Mirai è arrivata l’automobile Mirai e segna l’inizio dell’era della mobilità alimentata a idrogeno a zero emissioni;
  • H₂ydroGEM, il generatore di calore a idrogeno Giacomini per uso domestico.

E poi c’è A2A.
A2A, può essere eletta a simbolo di come le imprese multiutility si preparano alla transizione ecologica.
Nel suo Piano Strategico si intravvede l’intreccio acqua-terra-energia: reti idriche, invasi per agricoltura, combustibili fossili, rinnovabili e consumo di territorio per fotovoltaico e eolico.
A2A presenta il futuro e continua il passato. Con il carbone nella centrale in Montenegro, il teleriscaldamento dalla Centrale a gas di Cassano d’Adda che dovrebbe portare acqua calda a Milano per riscaldare 150 famiglie con 35 KM di tubo e di escavazioni.
Gestisce gli invasi delle dighe in Lombardia, in Friuli e in Calabria.
Firma un accordo di cooperazione per l’idrogeno verde con la piattaforma finanziaria internazionale Andrian: 275 investitori di 40 paesi. ( tutto torna, i francesi del fondo Ardrian con Gavio ex gruppo Acqua, hanno lanciato un’offerta pubblica di acquisto anche di Autostrade).
Firma un altro accordo con FNM (ferrovie Nord) e SNAM (gas) per la produzione d’idrogeno verde in Lombardia. Che ci fa Snam? Se non produrre idrogeno dal metano?
L’obbiettivo dice: è la prima Hydrogen Valley italiana in Val Camonica. Nome evocativo: H2iseO.
Occorre l’acqua? Dove prendere l’acqua?
Per Renato Mazzoncini, Amministratore Delegato di A2A: “l’idrogeno avrà un ruolo fondamentale in A2A nel favorire la transizione.
Ma nessuno si pone la domanda: pur usando fotovoltaico e eolico per produrre l’energia necessaria all’elettrolisi, quanta acqua “consumiamo”?
E quanta terra coperta da pannelli o pale eoliche occorre?
10 anni fa ho visto Km di colline marchigiane e abruzzesi coperte di specchi. Terribile.
Di acqua non si parla e nemmeno di terra.
Se andate su Google per sapere quanta acqua si consuma per produrre un kg di idrogeno farete fatica a raccapezzarvi.
Con difficoltà scoprirete che:

Per produrre 1 kg di idrogeno sono necessari 10 litri di acqua e 41,4 kWh di energia fotovoltaica o eolica.
Una automobile da 2 litri e 4 cilindri, ferma, al minimo, consuma mezzo litro di acqua ogni 10 minuti.
Un treno della prima “Hydrogen Valley”, consuma 800 Kg di idrogeno e 8000 litri di acqua al giorno e la flotta 2500 kg di idrogeno al giorno.
Non so se è poco o tanto ma, se cerco di immaginarmi un uso globale non deve essere poca cosa. Ma useremo l’acqua del mare e metteremo le pale in mare e anche il mare avrà un titolo in borsa.
Acqua, tutto ricade sull’acqua.

E’ vero che non si perde nulla e si recupera tutto in vapore e pioggia, ma dove cadrà questa pioggia?
Che effetti avrà sugli invasi dai quali attingiamo?
L’acqua è sparita dalla presentazione dell’idrogeno.
Per trovarne traccia, devo scomodare Jules Vernes:“Credo che l’acqua sarà un giorno impiegata come combustibile, che l’idrogeno e l’ossigeno di cui è costituita, utilizzati isolatamente o simultaneamente, offriranno una sorgente di calore e di luce inesauribili e di un’intensità che il carbon fossile non può dare. L’acqua è il carbone dell’avvenire”.
Ma è la transizione ecologica, ed è tutto un fiorir di termini. Quale disegno sottendono questi termini?

La rivoluzione in agricoltura

Non guarda alla agricoltura contadina. Questa è lasciata ai documentari di Geo & Geo, a Slow Food. Ai contadini della sussistenza del Sud del mondo, in India o in Africa e America Latina, resta solo di sparire, alle migliaia di buone pratiche contadine in giro per l’Italia, il messaggio è chiaro: fate pure da facciata green qualche aiuto finanziario arriverà anche a voi… ma lasciate ai grandi.
La nuova agricoltura è: l’agricoltura di precisione.
Tecnologica e digitale, uomini, pochi, dietro a una consolle, grandi robot semoventi, droni, satelliti e algoritmi. Una fabbrica 4.0 che elimina il contadino e la fattoria e persino l’immigrato, che necessita di grandi investimenti e di grandi estensioni di terra e disponibilità di acqua. Un salto nel paradigma della mercificazione….e dello scarto.
Una spinta alla vendita di terrene agricoli e alla compera, alla concentrazione delle proprietà e del potere, nelle mani di chi già controlla acqua ed energia.
E’ un modello che sta devastando l’Africa, ma distratti dalla grande crisi globale, rischiamo di non accorgerci che anche da noi migliaia di ettari di terreni fertili finiscono nelle mani di pochi.
In tutto il Nord Italia, è in atto una riorganizzazione dell’attività consortile,

dice il Presidente dei consorzi toscani Neri:

Quest’operazione cancellerebbe il nostro patrimonio. A darci il colpo di grazia e a mettere una pietra tombale sulla nostra storia non sarà certo il Covid, ma una società quotata in borsa…. Ci troveremo di fronte a una realtà concepita da società finanziare e da banche, con l’assillo del profitto ad ogni costo che nulla ha a che fare con i nostri principi e valori”.

Via Campesina and Hands off the Land network, ci dice che:

in Italia oltre 700.000 piccole aziende sono sparite nell’arco di un decennio e il 30% dei terreni fertili è in mano a l’1% delle aziende.

I terreni agricoli della penisola sono praticamente diventati la “banca” degli svizzeri che con il 16% del totale delle proprietà agricole sono la nazionalità più rappresentata tra gli imprenditori agricoli stranieri presenti in Italia.
Una corsa alla terra a cui corre anche la mafia che ha comprato terreni a prezzo stracciato, per produzioni alimentari e energie rinnovabili.

Per chiudere lo scenario, del nuovo orizzonte della transizione appare anche il termine: Sanità o medicina di precisione.
E’ seguita al progetto di sequenziamento del genoma umano e da l’idea, come l’agricoltura di precisione e gli OGM, di cosa intendono con la nuova “rivoluzione” agricola si capisce che siamo di fronte ad un altro capitolo della mercificazione della vita.
Il genoma…grande scoperta scientifica lo affermo con convinzione. Apre nuovi orizzonti alla cura, ma abbandona la medicina preventiva, ed è come anche una porta aperta su un abisso.
Non sono contro la ricerca scientifica. Sono vivo grazie la ricerca scientifica nella medicina.
Ricordo però che negli anni 70 gli studenti universitari delle facoltà scientifiche si formarono attorno al paradigma: della non neutralità della scienza, e sulle origini sociali della malattia.
Tutto cancellato.
Qui, nella medicina di precisione, si aprono le due vie: la sanità dei ricchi, e la sanità della fantascienza. In un mondo che non garantisce a 3 miliardi di persone acqua potabile, servizi igienici elementari, verranno investite grandi risorse finanziarie per “curare” la malattia modificando i geni.
La povertà, l’inquinamento, la mancanza di acqua potabile e servizi igienici, la denutrizione, la tubercolosi, l’umiliazione della disuguaglianza tra i generi, non sono più fonti di malattia da sconfiggere. La malattia diventa genetica…si può curare ed estirpare tecnologicamente…un po’ selettiva… ma è il progresso.
E’ il paradigma tecnocratico che solo il Papa con la Laudato Sì ha paventato.
C’è in tutto questo, qualcosa che fa riemergere l’eterno sogno dello scienziato che vuol costruire l’uomo perfetto: Franchisten o l’immortale Dorian Gray.
Qualcosa che ci fa ripiombare nella cultura eugenetica, una cultura che oltre ad essere una menzogna… fa paura.

3° capitolo

C’è ancora la democrazia?

Il tramonto dei comuni e dei sindaci lo si può leggere nel ruolo assunto dai partenariati pubblici/ privati delle multiutility e delle lobby dei costruttori. Il covid ha visto evaporare il loro ruolo.
All’insegna della pandemia, se non avvengono colpi di coda, sembra chiudersi la storia della democrazia e non per troppo accentramento e divieti o per colpi di stato militari o neo fascismi politici e repressivi ( che pure esistono e crescono minacciosi).
Ma la democrazia muore col consenso al feticcio dei tecnici di alto profilo. Una evoluzione del liberismo democratico, finanziario….che svuota parlamenti e governi nazionali e locali, con l’oggettività dei saperi economici del mercato, cancellando questione sociale e lotta sociale.
Il governo Draghi, da l’idea della resa della politica.
Draghi, il super tecnico, circondato da tre super tecnici che affida a McKinsey, la più grande società di consulenza finanziaria del mondo, la definizione di alcune scelte sul Recovery plan che cosa rappresenta per la democrazia parlamentare? Qual’è il senso di eleggere un parlamento e delegare poi le decisioni ai tecnici finanziari e poi alla McKinsey?

Chi è Mac Kinsey?

Con altre imprese finanziarie, dal 2008 è nella lobby principale dell’acqua: Water Resource, che orienta gli investimenti sull’acqua i…Members include:McKinsey & Company; the World Bank Group, and a consortium of business partners: The Barilla Group, The Coca Cola Company, Nestlé SA, New Holland Agriculture, SAB Miller PLC, Standard Chartered and Syngenta AG…
Scrive Stefano Feltri su Start Magazine:

“McKinsey è diventata un governo ombra, non soltanto negli Stati Uniti, consiglia alle grandi aziende come interagire con i governi e ai governi quali servizi esternalizzare, agli investitori, in quali aziende investire, con tutti gli inevitabili conflitti di interesse che ne derivano.”

Conclusioni o appello?

Nel 2010 scrissi che la questione della proprietà dei mezzi di produzione era diventata la proprietà dei mezzi per la riproduzione della vita: Aria Acqua, Terra. Fuoco… Salute e Conoscenza.
Scrissi che lo scontro nel mondo non era riducibile tra classe operaia e capitalismo: ma tra l’intera umanità e le multinazionali. E con ciò non accantonavo la lotta sociale o dei poveri.
Eravamo entrati dell’era del superamento del limite della natura, del tempo breve e della mercificazione della vita.
Non so se risponde al vero.
Da tempo, dal Forum Sociale Mondiale di Porto Alegre del 2001, sostengo che i movimenti sociali, coloro che dovrebbero tentare di fermare la deriva, sono divisi e abbarbicati alle loro reti e associazioni. Che talvolta come nei Forum e ora nella “Società della cura”, si mettono assieme, si incontrano, ma ciò che temo è che finisca solo per raccontarsi le loro esperienze in tavoli tematici o, nella migliore delle ipotesi, per partorire una lunga lista di obbiettivi. E continuare nelle loro abituali pratiche consuete.
Da tempo penso che bisognerebbe mettere tutte assieme le reti e assieme scegliere 2 o 3 obbiettivi simbolici, assieme batterci per muovere la politica e le istituzioni. Non mollandoli mai questi obbiettivi. Facendoli diventare cultura di massa, del diritto e del bene comune.
Sono nelle Associazioni: Laudato Sì e Costituzione e beni Comuni, dentro il movimento dell’acqua associazioni e reti, di cui sono tra i fondatori. Sono legato alla rete sulla Salute e Medicina Democratica, a quella della Costituzione della Terra e sono legato da profonda amicizia con femministe storiche impegnate nella Casa delle Donne.

Guardo la rete: “Società della cura”, che unisce duecento associazioni e molte delle quali hanno rapporti con paesi europei e non solo.
Conosco di queste reti numerosi compagni e personaggi.E mi domando.
E’ possibile condurre con decisione di tutte le reti, alcune battaglie? Produrre appelli di intellettuali e artisti, iniziative e spettacoli. Determinare aggregazioni di parlamentari, di consiglieri comunali e regionali ecc. che a loro volta producano iniziative. Mozioni da presentare nelle istituzioni, in attesa si possa tornare sulle piazze e rivolgerci direttamente ai cittadini e manifestare e fare banchetti e gazebo ecc.
So di sembrare un grillo parlante, ma non posso non chiedermi e chiedere perché è impossibile? Perché non dare vita ad un Forum Sociale e concentrare gli sforzi di tutti su tre questioni, tre paradigmi del diritto umano e dei beni comuni:

  • la questione dei vaccini e dei brevetti;
  • la questione dell’acqua quotata in borsa;
  • la questione del chiudere in Europa con le trivellazioni di idrocarburi e gas.

Tutte da rendere questioni trasversali, paradigmi dell’era del Covid e del coraggio, quello di un Papa che è stato lasciato solo da destra e da sinistra e anche da molte reti e movimenti moderni.

Emilio Molinari

31/3/2021 https://transform-italia.it

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