4 NOVEMBRE NON FESTA MA LUTTO


Il 4 novembre ricorre l’anniversario della fine della prima guerra mondiale.
Da parte istituzionale la si vuole ricordare e celebrare come la “Giornata
dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate”. Un chiaro messaggio che
vuole giustificare l’utilità e l’importanza per la nostra difesa della guerra,
anche se comporta il sacrificio di molte vite.

L’ anniversario di una guerra “vittoriosa” che ricorda una pagina tristissima
della nostra storia, un tragico conflitto che costò al nostro paese un milione e
duecentomila morti. “Un’ inutile strage” come affermò il pontefice di allora.
Altre inutili stragi seguirono, dalla recente guerra Russo/Ucraina fino a quella
di oggi che si è riaccesa in Israele. Tutto questo non fa che aumentare il
rischio di un allargamento del conflitto in larga scala con possibili
conseguenze catastrofiche per il pianeta.

Come ogni anno, da parte nostra (Comitato Pace e Cooperazione
Internazionale del Comune di Chieri) dichiariamo che questa giornata per
noi è un giorno di lutto, in cui non c’è proprio niente da festeggiare.
Di lutto, perché ancora quest’anno siamo nel bel mezzo di conflitti armati la
cui area mondiale si allarga sempre di più.
Di lutto, perché piangiamo su tutte le vittime, civili e militari, che sono
centinaia di migliaia a causa di tutti gli sporchi conflitti armati che
insanguinano il mondo.
Di lutto, perché ci rendiamo conto che la guerra, con la conseguente
condanna a morte, si fa in molti modi: con i combattimenti diretti, le cui vittime
sono al 90% civili, con l’iniqua distribuzione delle ricchezze e delle risorse a
danno di intere popolazioni, con le persecuzioni nei confronti di chi non
accetta le dittature, con i respingimenti dei migranti, con il furto delle terre alle
popolazioni che vi risiedono, con gli sconvolgimenti climatici provocati dal
“modello di sviluppo” economico imperante, con le menzogne propagandate
attraverso i mezzi di comunicazione di massa.
Noi oggi non abbiamo niente da celebrare, ma molto da deplorare.
Continueremo con la nostra opera di denuncia, di testimonianza e di lotta
nonviolenta contro la guerra, le guerre tutte.
Perché, come diceva Gino Strada, siamo convinti “che la guerra non sia
mai un modo per risolvere i problemi, ma un modo per ingrandirli”.
Bisogna quindi trovare un altro modo, nonviolento, di risolvere i conflitti,
buttando fuori la Guerra dalla Storia. Cominciando col non dare più spazio a
celebrazioni militariste, ma aumentando, caso mai, gli spazi di riflessione, di
discussione e di azione concreta per dire definitivamente:
NO ALLA GUERRA!

ALCUNE RIFLESSIONI A PROPOSITO DELLA QUESTIONE PALESTINESE

Ogni vittima rimane tale, da qualunque parte venga l’aggressione. Le vittime civili d
attacchi armati, sia israeliane che palestinesi che di qualsiasi altra etnia non
dovrebbero esserci mai perché sono comunque un’offesa e un oltraggio all’intera
umanità, però, sulla questione palestinese, restano due fatti che NESSUNO, IN
NESSUN MODO, può negare: a) come da anni succede, quando c’è uno scontro
diretto tra Hamas e Israele, le vittime palestinesi superano sempre, e di gran lunga,
in numero spropositato, le vittime israeliane. b) Da 70 anni, i Palestinesi nella
Striscia di Gaza subiscono una condizione di prigionia a cielo aperto, di aperta
discriminazione, di gravissima violazione dei diritti umani.
Avere dei dati matematici sicuri e accertati da fonti assolutamente attendibili è
un’impresa quasi impossibile al momento, sia perché i dati sono comunque
suscettibili di manipolazioni incontrollabili, sia perché variano di momento in
momento. Tuttavia è anche vero che bombardamenti su ospedali e luoghi di culto
ampiamente accertati, purtroppo, nella Striscia di Gaza è difficile imputarli ad
Hamas e la potenza militare di Israele è enormemente più distruttiva e fa vittime
incalcolabili soprattutto tra i civili, di cui moltissimi bambini.
Fermo restando che ulteriori attacchi armati, sia da parte di Hamas che da parte di
eventuali altre formazioni (o individui) jiaidhiste non faranno altro che colpire
innocenti, distruggere altre vite, gettare benzina sul fuoco delle ritorsioni e fornire
ulteriori “giustificazioni” all’oppressione del popolo palestinese, le gravissime
aggressioni armate israeliane a danno dei civili Palestinesi, in spregio a qualunque
diritto internazionale, sono dei crimini intollerabili contro l’umanità.
Colpevole è, a questo punto, anche l’inazione e il mancato intervento di aiuto e di
sostegno da parte della comunità internazionale a favore del popolo palestinese,
sia sul piano della tutela di vita e salute, sia sul piano dei diritti. Ai Palestinesi,
vittime degli attacchi indiscriminati del fuoco israeliano devono essere garantiti, da
subito e dovunque, luoghi di rifugio e di cura. Al tempo stesso, il diritto
internazionale, con la forza e l’autorevolezza della legge e della giustizia, DEVE
garantire che i territori palestinesi ora occupati e devastati dai bombardamenti, non
finiscano sotto il dominio israeliano, dato l’esodo dei civili palestinesi. Inoltre,
dovranno essere destinati fondi cospicui, a carico della comunità internazionale,
per la ricostruzione di infrastrutture e abitazioni in territorio palestinese, così come
si pensa di fare, a guerra finita, per la ricostruzione dell’Ucraina.
Quanto prima devono essere costituite le basi giuridiche e negoziali per la
costituzione di uno Stato palestinese autonomo e indipendente.
Molti Ebrei della diaspora, ma anche molti Israeliani non dimenticano di essere stati
loro le vittime delle terribili persecuzioni naziste negli anni ’30 e ’40 dello scorso
secolo, persecuzioni di cui sono stati responsabili non i Palestinesi, non gli
Islamici, ma i cristianissimi Europei. Quindi non dovrebbero mai fare subire ad altre
popolazioni quello che loro stessi hanno subito in termini di apartheid, di privazioni
delle risorse necessarie alla vita, di libertà personale e di massacri che rasentano il
genocidio. Siamo sicuri che molti Ebrei, e anche molti Israeliani, sono di questo
avviso.
Se tutto questo non dovesse avvenire, se ancora una volta dovesse imporsi la
legge del “più forte perché più e meglio armato”, allora il sospetto diventa certezza:

ci stanno trascinando tutti verso un baratro senza ritorno, una conflagrazione
generale in cui avrà ragione non chi è più giusto, ma chi è più potente e avrà torto,
al di là delle connotazioni etniche o religiose, chi è più debole, chi è più povero, chi
è semplicemente disarmato. In una logica da “spartizione del mondo” da parte delle
superpotenze. Anche con l’Alleanza tra USA e Paesi arabi ricchi, già avviata nel
2020 con gli Accordi di Abramo, a cui di recente aderirebbe anche l’Arabia
Saudita, Paese molto ricco e molto influente nell’area medio – orientale. Tutto
questo avrebbe suscitato la reazione di Hamas contro Israele, perché Hamas, il
partito palestinese che da 20 anni controlla la Striscia di Gaza, ritiene che questi
accordi andrebbero solo ed esclusivamente a danno dei Palestinesi e dei loro
legittimi diritti.
Infine, poiché la pace non si fa solo con le buone intenzioni ma soprattutto con il
rifiuto concreto delle soluzioni belliche e armate, noi siamo al fianco degli obiettori e
dei disertori russi, ucraini e bielorussi che hanno detto “no alla guerra” e, allo stesso
modo, siamo al fianco e apprezziamo la volontà di pace dei “Shministim” (obiettori
al servizio militare) israeliani e di tutti quegli Ebrei che, in ogni parte del mondo,
condannano la politica segregazionista e bellicista del governo israeliano,
riconoscendo i legittimi diritti del popolo palestinese. Ovviamente, deprechiamo ora
e sempre qualsiasi atto terroristico, individuale oppure organizzato, di una jihad
armata.
Rivolgiamo pertanto un appello all’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia (UCOI),
all’Unione delle Comunità Ebraiche d’Italia (UCEI), alla Tavola Valdese, alla Chiesa
cattolica, alla Comunità di Sant’Egidio, a tutte le associazioni e le forze sociali,
politiche e religiose cui in questo momento sta davvero a cuore una pace nel
rispetto delle vite, della salute e dei diritti di tutti perché si attivino per riportare
finalmente la pace nella martoriata terra di Palestina, con la cessazione delle azioni
armate da parte di Israele, l’assistenza ai civili feriti e la salvaguardia dei territori
per uno Stato di Palestina libero e indipendente.

DOCUMENTO SOTTOSCRITTO DA:
Rita Clemente
Ausilia Galotti
Mirella Bauchiero
Angela Bosio
Caterina Fiore
Rita Bersani
Maria Zuanon
Marinella Ciuto
Guido Persico

del Comitato Pace e Cooperazione Internazionale Comune di Chieri.

31/10/2023

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