Realtà romanzata

È un piccolo apocalisse. Dio ha voltato le spalle al genere umano. Arrangiatevi. Potete continuare a procedere verso la distruzione, il saccheggio delle risorse, le emissioni di carbonio delle centrali elettriche.

Fate pure. Questo mondo è il vostro e non avete saputo mantenerlo. Tutto è fuori controllo. Chi ha governato non ha saputo porre rimedio se non salvaguardare i propri interessi personali.

L’ambiente è devastato.

Ci sono testi che colpiscono prepotentemente il lettore. Come un uppercut sferrato all’improvviso, quando meno te lo aspetti e che mette direttamente al tappeto.

A volte ci sono affinità elettive in cui qualcuno può identificarsi nel personaggio che si trova in una condizione che poi non è così lontana dalla realtà.

Ma c’è uno spaccato del paese che fa da filo conduttore.

Il violino di Dio di Salvo Zappulla è il tentativo di raccontare attraverso un io narrante un percorso intimo che mette a nudo la psicologia dei personaggi.

Per saper scrivere un libro non è necessario usare gli ingredienti letterari giusti, bisogna andare più in là, saperli miscelare come un buon cocktail stando molto attenti a non alterare il sapore.

Qui ne abbiamo la prova.

Bisogna guardare la vita da una prospettiva di positività, con questi ritratti di personaggi che affrontano prove difficili e ne escono fortificati.
Il protagonista, Alfredo Morelli, ragioniere capo al comune di Milano, è un uomo felice, capace di provare emozioni e sensazioni forti. Una vita sicura. Alzarsi alla mattina con la garanzia del posto fisso che consente uno stipendio sicuro a fine mese e di vivere serenamente.

Improvvisamente il mondo crolla addosso al nostro protagonista. Un fatto inaspettato lo coglie quel mattino in cui si alza dal letto e si accinge ad andare in ufficio dove lo sta aspettando una tanto attesa quanto insperata promozione.

Quel giorno il posto di lavoro non lo vedrà. Viene travolto e ucciso sulle strisce pedonali appena esce di casa. E qui il fatto che può sembrare una fotografia della realtà prende spunto per andare poco a poco verso una narrazione favolistica senza perdere però contatto con il mondo reale.

Alfredo si troverà in una fase di transizione. L’anima non ha lasciato il corpo perché non è ancora la sua ora di transizione come da protocollo. Così, una volta giunto in paradiso inizia a incalzare i suoi interlocutori, da Mosè a San Pietro, fino a Gesù Cristo e all’Altissimo.

Riuscirà nel suo intento, e cosa troverà al ritorno nella sua Milano?
Attraverso un notevole scavo psicologico non disgiunto da una certa dose di ironia, Salvo Zappulla fa sfilare il nostro personaggio con le alte figure celesti mettendosi sullo stesso piano quando discute delle classi sociali e di un mondo in rovina.

Certo viene da sorridere quando leggiamo del treno celeste che sale verso lo spazio azzurro per raggiungere il paradiso, viene da sorridere quando l’angelo che teneva in custodia Alfredo Morelli scopre il sesso e diventa umano.

Questa sottile ironia, questo portare la scrittura dentro un dimensione favolistica che può allietare il lettore, in realtà ha una profondità e uno spessore morale che ci porta a ragionare su noi medesimi e su quello che stiamo facendo.

Un libro in un certo modo originale, che si apre su tematiche di ampio respiro sull’attuale condizione umana con l’abilità di uno scrittore che sa muoversi a tutto campo.

Recensione a cura di Giorgio Bona

Scrittore. Collaboratore del mensile Lavoro e Salute

20/11/2020

Salvo Zappulla – Il violino di Dio (Scritturapura, 2019)

0 commenti

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *