VEDI NAPOLI E POI…… SINDACO

Con Roma e Milano, sulle note della tarantella, ha preso il via la corsa alla conquista della poltrona di Sindaco di un’altra grande città metropolitana.
I concorrenti più accreditati sono, a mio parere, sostanzialmente quattro (tra i quali, una sola donna).
Tra questi, una vecchia conoscenza della politica locale e nazionale della c.d. “Prima Repubblica” e il solito ex magistrato nelle vesti di debuttante, ma tutti sufficientemente agguerriti e attrezzati ad affrontare una prova elettorale molto impegnativa e, come sempre, dagli esiti imprevedibili, in una città umorale qual è Napoli.

Quello partenopeo è infatti un popolo capace di lasciarsi travolgere da irrefrenabili quanto effimere passioni e, proprio per questo, nel corso della sua millenaria storia, soggetto a repentine disillusioni.
In questo senso, sono parimenti istruttive due diverse vicende politiche; l’una (ormai) antica e l’altra ancora attuale.
Alludo, in primis, allo straordinario clima cittadino che caratterizzò le elezioni amministrative a Napoli nel lontano giugno 1975.
Infatti, alla straordinaria partecipazione popolare – con percentuali oggi inimmaginabili – seguirono il grande successo della lista Pci (32,30 per cento), il notevole calo della Dc (- 5,4 %) e, in netta controtendenza rispetto alle altre grandi città italiane, la consistente crescita del Msi (+ 6,4).
Sull’onda dell’entusiasmo popolare, nel settembre ’75, nacque una Giunta di maggioranza relativa (Pci – Psi) che, per la prima volta a Napoli, vedeva un comunista assumere la carica di Primo cittadino.

Le attuali vicende politiche sono invece caratterizzate da un ingombrante panorama cittadino nel quale, alla fantastica “veduta” che si gode da Palazzo San Giacomo, sede del Municipio, fa da sfondo la pesante eredità lasciata da De Magistris: i circa due mld. di debiti che – in un momento in cui ancora non si sono materializzati i terribili effetti della crisi economica post pandemia – si aggiungono ai circa 8oo mln. di passivo già presenti all’atto del suo primo insediamento (nel 2011).
Una partenza ad handicap, quindi, per chiunque dovesse, alla fine, trionfare.
Ma chi sono, in definitiva, coloro i quali aspirano a succedere a colui che, secondo www.terranostranews.it “si è dimostrato – dopo i disastri dell’era Iervolino – il peggiore sindaco della storia di Napoli”?

Come già anticipato, sono (forse) solo quattro gli aspiranti a quello scanno cui sedettero anche note personalità politiche quali, ad esempio, Achille Lauro (1) (per il Partito Nazionale Monarchico prima, per il Partito Monarchico Popolare e, successivamente, per il Partito Democratico Italiano di Unità Monarchica) e prestigiosi esponenti della sinistra storica del nostro Paese quali: Maurizio Valenzi (2), del Pci e Pietro Lezzi (3), del Psi.
Il primo, in ordine anagrafico (1947), è Antonio Bassolino, la “vecchia conoscenza”, cui accennavo in apertura, perché primo Sindaco (Pds) di Napoli eletto direttamente dai cittadini (dal dicembre ’93 al marzo 2000) al ballottaggio con la fascista Alessandra Mussolini.
Dall’ottobre ’98 al giugno ’99, in qualità di Ministro del Lavoro – nel primo governo nazionale presieduto dall’ex comunista Massimo D’Alema – fu autore della legge di modifica dell’orario di lavoro settimanale, da 48 a 45 ore.
Successivamente (dal 2000 al 2010) ricoprì, per due mandati consecutivi, la carica di Presidente della Regione Campania. Entrambe le volte eletto al primo turno; con il 54,3 e il 61.6 delle preferenze. La sua stagione politica finì tra le polemiche perché prima oggetto di critiche per alcune operazioni finanziarie ritenute svantaggiose per la Regione e, successivamente, a seguito di feroci polemiche a causa della nuova emergenza rifiuti in Campania.
Nel 2015, dopo una breve sosta di riflessione, annunciò la sua partecipazione alle primarie del Pd per un nuovo mandato da Sindaco del capoluogo partenopeo, ma fu sconfessato dai vertici nazionali. Dal 2017 non è più iscritto al Pd.
Del suo percorso da Primo cittadino, ricordo, in particolare, l’impronta popolare impressa alla città (con la ripresa di feste e spettacoli nella maestosa Piazza del Plebiscito), il progetto per fare rivivere il quartiere Bagnoli deturpato dall’Italsider e la valorizzazione dell’antichissimo centro storico. Ciò che, al termine del primo mandato, gli valse la riconferma con oltre l’80 per cento dei consensi.
In questa occasione, è stato il primo a rompere gli indugi e a ripresentarsi candidato, già molto tempo prima che i vari partiti individuassero i loro candidati ufficiali.
Bassolino – credo – immaginava, con la sua autocandidatura, di forzare un po’ la mano al Pd, al M5S e a Leu, costringendoli a ritrovarsi sotto i suoi vessilli; se non altro, in ossequio al loro comune appoggio al secondo governo Conte. Purtroppo per lui, non è andata così.
Evidentemente, quelli che Bassolino riteneva sarebbero stati i suoi sponsor “naturali” hanno, alla fine deciso – dopo non poche peripezie e divisioni “interne” – di puntare le loro aspettative di successo sull’ex Ministro dell’Università (del Conte II) Gaetano Manfredi (classe 1964).
Un dato certo è che, se la convergenza dei tre alleati di governo sul nome dell’ex Ministro – già Rettore della “Federico II” di Napoli – è stata alquanto sofferta, anche la disponibilità del potenziale candidato non è apparsa, in un primo momento, tra le più entusiaste!

Titubanze ed indecisioni ampiamente giustificate da quell’enorme disavanzo delle casse comunali che, credo, avrebbe scoraggiato qualunque individuo sano di mente; a parte, naturalmente, un politico!
Probabilmente (e lo spero sinceramente per tutti i miei ex concittadini (4) che temono un insopportabile inasprimento della tassazione locale) a Gaetano Manfredi saranno state offerte chissà quali e quante garanzie rispetto al rientro dallo spaventoso deficit.
Quella che è ormai ufficiale è la sua presenza alla sfida elettorale sotto le bandiere di Pd, M5S e Leu; tutto ciò che resta dell’ormai fantomatico Centrosinistra in Italia!
La candidatura di Manfredi, però, induce a qualche considerazione di carattere politico rispetto a ciò che oggi rappresenta il Pd.

Le (ormai) reiterate decisioni di candidare a Primo cittadino – a Napoli come in tutte le altre maggiori città italiane – personalità appartenenti alla media-alta borghesia cittadina, dimostra, a mio parere, quale enorme abisso oggi separi l’indegna progenie dell’ex Pci da quel partito “di massa” capace, con Valenzi prima e Bassolino dopo, di conseguire risultati “bulgari” nei quartieri napoletani a più alta densità operaia e popolare; da Bagnoli, a Fuorigrotta e Ponticelli.
Si tratta, in sostanza, di dover prendere atto, una volta per tutte – anche se ciò causerà incomprensioni e distinguo da parte di qualche “irriducibile” o, più semplicemente, ingenuo nostalgico – che il Pd non è più un partito “popolare” e non ha più alcun radicamento socio-culturale con quella fascia di elettori che avevano reso unico in Europa l’ex Pci, almeno fino all’ex Pds!

Alludo, evidentemente, a quella famosa “Classe operaia” della quale lo stesso Istat dichiarò, con grande enfasi (appena qualche anno fa), la definitiva scomparsa.
Senza considerare, però, che le moderne “catene di montaggio” – da Amazon ai Rider, dai precari della PP.AA. ai “ricercatori” con “borse” da 700/800 euro mensili, dai “navigator”, che dovrebbero trovare lavoro stabile a disoccupati ed inoccupati, ma con contratti da “precari”, ai camerieri, ai quali la Santanchè vorrebbe offrire 2 mila euro mensili, ma con retribuzioni mensili di poche centinaia di euro, fino a coloro ai quali è stato fatto credere che indossare una “tuta blu” sarebbe stato degradante e, quindi, preferibile una “ventiquattr’ore” in regime di (falsa) partita Iva, se non, addirittura, uno stage gratuito – hanno il malefico effetto di produrre quei “nuovi “proletari” tra i quali, però, è stata abilmente (e strumentalmente) “veicolata” l’idea secondo la quale definirsi tali significa apparire di livello inferiore.
Tornando ai candidati, in ossequio all’ordine anagrafico, segue il napoletano Catello Maresca (1972).
L’ennesimo magistrato che “si butta in politica (5)” è stato Sostituto procuratore presso la Procura generale di Napoli e già alla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli. Uno che, evidentemente, conosce a fondo certi “ambienti” e taluni “personaggi”!
In un primo momento sembrava che Maresca dovesse essere sostenuto da una lista civica ma sulla sua figura si è immediatamente stagliata l’ombra dell’ineffabile Matteo Salvini e, alla fine, ha finito con il rappresentare il candidato unico del Centrodestra.
Qualche altro – imbarazzante – problema, per Maresca, potrà essere rappresentato dalla presenza, tra le liste a suo sostegno, di personaggi “discutibili”, dal punto di vista morale, e con “precedenti” poco rassicuranti.
L’ultima inchiesta di questo tipo: “Presunte collusioni tra camorra e politica nel napoletano”, ha tra gli indagati il Senatore di Forza Italia Luigi Cesaro e, tra gli arrestati, con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa i suoi tre fratelli; Antimo (detenuto), Aniello e Raffaele (ai domiciliari)!
In questo senso, chissà che Catello Maresca non corra il rischio di ritrovarsi accanto personaggi a lui già noti – perché “incrociati” nelle aule di tanti Tribunali nel corso del suo mandato alla Dda -improvvisamente divenuti suoi sostenitori.

Rispetto al candidato del Centrodestra, mi concedo una sola – ma spero esauriente – considerazione personale.
Nel corso di una recente intervista (6), Catello Maresca, a proposito dell’ex Cav. Silvio Berlusconi ha dichiarato: “Il Paese ha ancora bisogno di una persona come lui in prima linea” e, subito dopo “Credo che Berlusconi abbia subìto solo una condanna in merito alla quale tra l’altro la Corte Europea ha chiesto chiarimenti”!
Ebbene, personalmente considero sconcertanti – anche se qualcuno potrebbe definirle semplicemente vergognose – tali dichiarazioni.
Capisco che in quel momento l’ex Pm rispondeva a una domanda relativa a uno dei suoi più importanti sponsor, ma sostenere che l’Italia abbia bisogno di un pregiudicato (7) – per un reato gravissimo qual è quello della frode fiscale – appare (eufemisticamente) poco edificante!
Ancora più eclatante e meno condivisibile, ciò che Maresca afferma subito dopo.
A parte il fatto che si può subire un torto o una scortesia, ma non una condanna perché la stessa viene inflitta per effetto di colpa e, nel caso in oggetto, già passata in giudicato!
Appare, inoltre, assolutamente fuori luogo e fuorviante il riferimento alla richiesta di chiarimenti avanzata dalla Corte Europea. Più opportuno – in ossequio alla deontologia professionale e all’onestà intellettuale – che, in qualità di magistrato, si fosse limitato a prendere atto e a rispettare una sentenza della Cassazione!
Ma tant’è: questo è quanto ci propina l’attuale esercizio della politica.

Ultima aspirante, ma solo in termini anagrafici, alla carica di Prima cittadina della metropoli partenopea, è Alessandra Clemente (1987), Assessora alle Politiche giovanili della Giunta De Magistris.
La giovane ma già esperta candidata, “investita” dallo stesso De Magistris, potrà contare, credo, su di un bacino elettorale notevolmente più ridotto rispetto a quello che, convintamente, sostenne l’ex Magistrato oggi in cerca di altri successi personali in Calabria.
Molto efficace, intanto, il suo commento alla suddetta intervista rilasciata dal rappresentante del Centrodestra: “Quello che appare da queste prime settimane di campagna elettorale è che Catello Maresca viva il conflitto fra essere profondamente di destra e avere vergogna di ammetterlo. Elogiare Berlusconi, poi, che in Campania ha avuto tra le sue fila uomini indagati per affari di camorra e corruzione mi lascia sbalordita ed è la ciliegina sulla torta. Altro che progetto civico questo è un pasticcio civico, ma a Napoli, per fortuna, siamo svegli.”
Altrettanto netto il giudizio espresso (8) da Giampiero Laurenzano, Coordinatore di Potere al Popolo di Napoli:” Siamo davanti all’invasione dei barbari, che hanno il volto rassicurante di Catello Maresca e Gaetano Manfredi, il primo espressione di Berlusconi e il secondo del sistema di potere di Vincenzo De Luca”.

L’ineludibile quesito da porsi a questo punto è chi premiare con il proprio voto.
Prima di tentare una risposta personale, ritengo opportuno rilevare che, in effetti, fino a poche settimane fa, i più accreditati, tra i candidati alla prestigiosa carica di Sindaco di Napoli, erano, a mio parere, cinque.
Manca oggi quel Sergio D’Angelo, già Presidente Geco ed ex collega della Clemente in Giunta con De Magistris che, dopo aver presentato la propria autocandidatura, ha preferito tirarsi fuori dalla contesa dichiarando di riconoscersi nel programma del candidato ufficiale del Centrosinistra.
Non conosco i termini dell’accordo e non ne chiederò gli estremi grazie alla conoscenza personale (9) con Sergio D’Angelo, ma sono sicuro che l’ex Assessore alle Politiche sociali non abbia tralasciato alcun particolare nel concordare la sua rinuncia e stendere l’accordo politico con il favorito nella corsa a Sindaco.
Parlo di “favorito”, ma, naturalmente, così come in ogni occasione di questo genere, ai pronostici corrisponde sempre la possibilità di essere clamorosamente smentiti.
Questa volta considero più stimolante correre il concreto rischio di commettere qualche errore anticipando la c.d. “analisi del voto” (chi ha votato per ……..) che, di norma, segue l’esito della consultazione.
In questo senso, va adeguatamente considerato che, trattandosi di elezioni amministrative, il voto dei singoli – a differenza di quanto normalmente avviene al livello nazionale – riflette (spesso) particolari situazioni di carattere “locale”, non sempre è strettamente collegato alle proprie posizioni politiche e risente, inoltre, della possibilità di esprimere il c.d. voto “disgiunto”.

Fatta questa premessa, anticipo che, a mio avviso, non è troppo azzardata l’ipotesi secondo la quale, Bassolino raccoglierà la sua dose di preferenze tra un certo numero di “nostalgici” e tra il “vecchio apparato” che ne ammirò le gesta da Sindaco fino al lento declino regionale.
Alessandra Clemente, naturalmente – per ovvie ragioni – non potrà più contare sul vasto bacino di consensi che accompagnarono l’esordio del suo mentore De Magistris, però – benché molto giovane, ma comunque in possesso di notevole esperienza amministrativa – credo possa rappresentare il punto di riferimento per molti nuovi elettori e, soprattutto, attingere consensi tra quel voto “di opinione” che spesso premia, soprattutto nelle consultazioni di carattere locale, candidati non eccessivamente “schierati”!

Manfredi e Maresca, i due contendenti più accreditati al successo finale, paradossalmente raffigurano, a mio avviso, due facce della stessa medaglia!
Il primo, il candidato di coloro i quali insistono – più a torto che a ragione – nel definirsi di Centrosinistra, è, a pieno titolo, rappresentante di quella media-alta borghesia cittadina che, così come non amava la sinistra espressa da Maurizio Valenti e Pietro Lezzi, ha già ampiamente dimostrato, tanto a livello locale quanto a quello nazionale, di non avere alcuna preclusione nei confronti del Pd.
Un partito, quest’ultimo, che (ormai) non ha più alcun legame con quella tradizione popolare che costituiva, insieme al voto di centinaia di migliaia di lavoratori delle periferie urbane napoletane, il nucleo duro di quello che fu il glorioso Pci e non sono mai arrivati ad essere né il Pds né i Ds.
Abbastanza semplice immaginare, quindi, che i due maggiori pretendenti alla prestigiosa carica finiscano con il “pestarsi in piedi” in cerca di consensi in bacini elettorali sostanzialmente equivalenti!
Fatta salva la certezza – in caso di (prevedibile) “ballottaggio” – dell’apporto di voti, a favore di Maresca, da parte della becera destra che resta, a Napoli, una presenza sempre incombente.

In questo desolante quadro, i lavoratori – almeno quelli che restano – i pensionati, i disoccupati, i precari e tanta “povera gente”, a chi concederanno il loro consenso?
Il timore, come sempre accade, è che il c.d. voto “di protesta” – venuta sostanzialmente meno l’alternativa rappresentata da quello che fu il “Movimento” (delle 5 stelle) – possa tradursi in un sostanziale, seppure relativo, successo della destra estrema.
È per questi motivi che considero un errore l’accordo tra D’Angelo e Manfredi.
Penso, infatti, che D’angelo, grazie al suo notevole “radicamento sociale”, avrebbe avuto la grande opportunità di svolgere un ruolo determinante nella contesa elettorale e rappresentare un interlocutore comunque decisivo.
Ruolo che difficilmente, sarà concesso ad Alessandra Clemente (che pure sosterrò, per quanto consentitomi dalla condizione di “non votante” a Napoli) che indico come unica scelta possibile per chi, come me, a sinistra, è ormai stufo del Bersani di turno che parla di sinistra “liberale” e si accontenterebbe, piuttosto, della sola presenza di una semplice sinistra.
Finalmente una sinistra – senza alcuna aggettivazione – che, contrariamente a quanto ipotizza Bersani, non faccia l’occhiolino al dilagante liberismo e a quelle distorte forme di europeismo nel nome del quale la finanza e un globalismo strabico limitano e comprimono le libertà singole e collettive di tutti gli Stati nazionali europei.

NOTE

1) Sindaco dal 9/7/52 al 26/6/56, dal 26/6/56 al 19/12/57 e, successivamente, dal 4/2/61 al 29/11/61.
2) Sindaco dal 27/9/75 al 5/9/80 e dal 5/9/80 al 16/4/3.
3) Sindaco dal 29/7/87 al 31/7/90.
4) Sono già oltre 30 anni che, a malincuore, ho lasciato, il centro storico di Napoli a favore di una più tranquilla residenza nella zona dei Campi Flegrei.
5) Non sarà il caso di Catello Maresca, ma qualche maldicente sostiene che, forse, i frequenti “passaggi” di molti magistrati tra le fila dei politici sono dettati dal fatto che ciò rappresenta, allo stato, l’unica possibilità di impinguire le loro già laute retribuzioni.
6) Fonte: “fanpage.it”, del 14 giugno 2021; di Ciro Pellegrino.
7) Fonte: “espresso.repubblica.it” del 1° agosto 2013; di Lia Quilici.
8) Fonte: “fanpage.it”.
9) Nel corso della mia lunga permanenza nella Commission Regionale per l’Impiego (C.R.I.) della Campania, dal 1988 al 2008, ho avuto come collega anche Sergio D’Angelo, quale rappresentante delle Cooperative Sociali.

Renato Fioretti

Esperto Diritti del Lavoro. Collaboratore redazionale di Lavoro e Salute

Pubblicato sul numero di settembre 2021 http://PDF http://www.lavoroesalute.org/

In versione interattiva http://www.blog-lavoroesalute.org/lavoro-e-salute-settembre-2021/

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