Autonomia differenziata. Lo sfascismo dei secessionisti

di Alba Vastano

Art. 5. ‘ La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento’.

Vi sono espressi valori fondamentali che occorre saper bene interpretare, poiché possono sembrare contrastanti. In realtà esprimono il più alto senso della democrazia, infatti promuovono la libertà operativa degli Enti locali, ma nel rispetto di un contesto statale unitario ed indivisibile.

Potrebbe essere sufficiente interpretare correttamente quanto viene espressamente recitato nell’art. 5, quale principio immodificabile della Carta Costituzionale, per far decadere quell’obbrobrio, camuffato strumentalmente di legalità, con la denominazione di autonomia differenziata. Un percorso contorto, partito nel 2018 con il governo Gentiloni, che sta per essere sdoganato come legge per promuovere e legalizzare le forme di decentramento amministrativo regionali, ovvero le autonomie differenziate in base agli art. 116 e 117 della Costituzione. Autonomia differenziata, definizione che rimanda faziosamente ad un concetto vacuo di libertà d’azione degli Enti locali, slegata dallo Stato padrone.

Convinzione ingannevole perché vorrebbe far intendere che ogni Regione può godere, con il decentramento amministrativo, di una maggiore autonomia economica, riguardanti strutture e fondi. E dovrebbe essere così, se fosse vero. Intanto la proposta a firma Calderoli va avanti. Il ddl proposto dal ministro per gli Affari regionali e le Autonomie è già entrato nella legge di Bilancio del 2023 (comma 791-805) e sono già previsti i fondi per avviare il percorso che in pochi mesi (21?) può diventare legge. Se andasse in porto, come previsto e presumibile, si attuerebbe, da qui a breve, quello che Gianfranco Viesti, professore di economia applicata presso l’università di Bari, ha definito in un suo saggio: ‘La secessione dei ricchi’, ovvero creare cittadini con diritti di cittadinanza di serie A o B a seconda delle regioni in cui vivono.. Ed è ben chiaro che i cittadini di serie B sono gli abitanti del Sud del Paese.

Nel saggio il prof. Viesti ‘ racconta le origini di questo processo, le richieste regionali e le loro possibili implicazioni. Mostra così che non si tratta di una piccola questione amministrativa, che riguarda solo i cittadini di quelle regioni, ma di una grande questione politica, che riguarda tutti gli italiani. Che può portare ad una vera e propria “secessione dei ricchi”. Spezzettare la scuola pubblica italiana. Creare cittadini con diritti di cittadinanza di serie A e di serie B a seconda della regione in cui vivono’, con la mano dello Stato che preme ad affondare il Sud.

Anche Marco Esposito, giornalista e saggista, descrive nel suo saggio illuminante ‘Zero al Sud’, l’eterno divario fra Nord e Sud e quanto il Sud possa ulteriormente venire penalizzato se passasse la legge sulle a.d, in quanto non farebbe altro che spaccare il Paese ed avviarlo verso uno Stato federale, rinnegando così lo Stato unitario e indivisibile sancito nei principi della Carta costituzionale dai Padri Costituenti.

Nel saggio l’autore fa una chiara denuncia sulle malefatte di uno Stato truffaldino riguardo le destinazioni di fondi destinati, ma mai arrivati, al Sud, con l’assurda motivazione che le Regioni del Sud non sono meritevoli di fondi statali, in quanto non hanno strutture di base, come asili nido, scuole e strutture sanitarie funzionali con presidi medici efficienti alle cure e all’assistenza dei cittadini. Asili nido inesistenti in alcuni comuni della Campania. Quindi poiché a Casoria non vi sono asili nido, ad esempio, in quel Comune non devono essere destinati fondi per la messa in opera di nuove realtà scolastiche e di assistenza all’infanzia. Mentre le regioni del Nord che richiedono l’a.d. e hanno strutture scolastiche ed ospedaliere (ndr, che poi, in pandemia soprattutto, non abbiano funzionato neanche lì è un’altra storia) sono meritevoli e sono meritevoli più fondi. Per una logica perversa che chi è povero deve necessariamente esserlo sempre di più e non ha diritto a migliorare il suo stato di vita sociale.

Dai Lea ai Lep

In questo quadro incombente sull’unità del Paese fanno il gioco strumentale del ddl Calderoli i Lep (acronimo di livello essenziale di prestazioni) che nella riforma del Titolo quinto del 2001 (ndr, riforma che non ha di certo facilitato la trasparenza dei rapporti fra autonomie regionali e Stato centrale) prevedono il superamento dei Lea (acronimo di livelli essenziali di assistenza), in riferimento alla l. 502 del 1992. La differenza sostanziale fra i due livelli consiste nel fatto che i Lep considerano meramente le prestazioni, mentre i Lea garantiscono pari diritti di assistenza al servizio di tutti i cittadini.

Nella proposta “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata’avanzata dal ministro Calderoli c’è chiaramente un premeditato attacco all’art.3 e all’art.5 della Carta costituzionale, nel tentativo di raggirare la legge, camuffandola. Inoltre il ddl Calderoli è monco delle definizioni necessarie per determinarlo chiaramente. Mancano infatti nello specifico: regole, condizioni limiti e garanzie. Una manomissione totale dell’impianto originario della Costituzione, perché rinnega ill principio dell’unità e indivisibilità dello Stato. Davvero occorrerà attendere che passi la legge per trovare l’inganno? Davvero si può ancora accettare che a pagarla dovranno essere ancora e ancora una volta le Regioni più povere, quelle del Sud?

Come e perchè bloccare l’avanzamento del ddl Calderoli

La speranza di bloccare l’iter di legge è riposta nell’impegno capillare sui territori dei Comitati nazionali contro ogni a.d., nelle forze di opposizione, sia pur marginali, di alcuni gruppi parlamentari, negli appelli di molte associazioni e cittadini al presidente della Repubblica. Se, invece, la legge, passasse le conseguenze inevitabili, è bene ribadirlo, saranno che le Regioni già provviste di strutture (quelle del Nord) riceveranno più fondi, perché considerate meritevoli, mentre il Sud colpevole di essere figlio di un dio minore, per mancanza di ospedali, scuole e asili nido verrà sempre più penalizzato.

Le regioni del Nord (Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna) che hanno formulato richieste di autonomie, in base all’art.116 non possono non considerare che l’attuazione delle autonomie solo in alcune regioni, già avvantaggiate rispetto al Sud del Paese, ‘comporta sottrazione di ingenti risorse finanziarie alla collettività nazionale e la disarticolazione di servizi ed infrastrutture logistiche (porti, aeroporti, strade di grande comunicazione, reti di distribuzione dell’energia, ecc.) che per loro natura non possono che avere una dimensione nazionale ed una struttura unitaria. Ma nemmeno la regione che ottiene l’autonomia se ne avvantaggia: sia perché il Sud è il mercato essenziale per il Nord, sia perché nelle stesse regioni “ricche” le condizioni interne tra le varie realtà territoriali non sono omogenee, e quelle più svantaggiate difficilmente riceverebbero compensazioni che, nell’ottica dell’efficienza andrebbero, invece, alle parti già più ricche e meglio organizzate, secondo la stessa logica. Inoltre, una Regione non ha alcuna possibilità di affrontare la competizione globale’.

… ma l’attacco alla Costituzione continua

Intanto è innegabile che l’art.5 della Costituzione continua ad essere volutamente ignorato e frainteso appositamente. Così come l’intero paradigma costituzionale è stato sistematicamente svilito e contraffatto dai governi che si sono susseguiti e che i principi costituzionali che sono immodificabili per legge non sono mai stati pienamente rispettati ed applicati. ‘ Il Costituente , nel citare la Repubblica una e indivisibile afferma categoricamente il concetto di Unità dello Stato’. Le articolazioni locali, pur godendo di notevoli forme di autonomia, non possono e non devono in alcun modo intralciare l’unitarietà del Paese che, nello sciagurato caso di attuazione della legge Calderoli sarebbe gravemente compromessa.

La legge costituzionale, nel sancire il principio di unitarietà ha stabilito un limite oltre il quale le autonomie locali non possono spingersi. E invece sono andati ben oltre. Se passerà la legge Calderoli cadrà una definitiva mannaia sull’unità e l’indivisibilità dello Stato (art. 5) e sul principio di uguaglianza (at 3), avviando in breve l’iter per la realizzazione di uno Stato federale tanto voluto, in particolare dalla Lega. Considerando che, contemporaneamente, si potrebbe avviare un percorso per una forma di presidenzialismo sul modello francese,che sembra essere auspicato dalla premier Meloni. Come calpestare la Costituzione e rinnegarla.

No a tutte le autonomie differenziate! No alla legge ‘Spacca Italia’. Difendiamo i diritti sanciti dalla Costituzione repubblicana, nata dall’impegno dei Padri Costituenti per dare al paese la libertà dagli oppressori e il diritto di uguaglianza fra le persone, a prescindere dalle diversità di ogni genere.

Fonti:

  • ‘Verso la secessione dei ricchi?’ Autore: Gianfranco Viesti – Ed. Laterza
  • ‘Zero al Sud’ –autore: Marco Esposito Ed. Feltrinelli
  • Povera Italia, povero Sud – Lavoro & Salute – Blog
    http://www.blog-lavoroesalute.org › povera-italia-pover
  • Fermiamo l’Autonomia Differenziata. Il Nord e il Governo
    https://www.monopolitrerose.it › politica › fermiamo-la
  • Contro l’Autonomia differenziata, il 21 dicembre …
    http://www.cobas-scuola.it › Notizie › Contro-l-Autono…

Alba Vastano
Giornalista. Collaboratrice redazionale di Lavoro e Salute

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