Abolire agevolazioni fiscali per spesa privata sostitutiva dei LEA, destinare le risorse al SSN.

 

Attualmente, le prestazioni sanitarie che si possono acquistare privatamente sono di due tipi: quelle previste nei Livelli Essenziali di Assistenza garantite dal Servizio Sanitario Nazionale con o senza ticket quelle non previste nei Livelli Essenziali di Assistenza che il Servizio Sanitario Nazionale non è tenuto a garantire. Prestazioni che possiamo distinguere in sostitutive perché acquisite in forma privata invece che ottenute dal pubblico, per libera scelta o per costrizione derivante dall’impossibilità del servizio sanitario pubblico a fornirle nei tempi clinicamente o socialmente necessari all’utente, anche a causa della sottrazione di risorse degli ultimi anni e integrative perché acquisite necessariamente in forma privata non essendo previste nei Livelli Essenziali di Assistenza, quindi non dovute e non fornite dal servizio sanitario pubblico.

Le facilitazioni fiscali per le spese sanitarie private, sia dirette che intermediate, contribuiscono a mettere in discussione i fondamenti del servizio sanitario pubblico e a negare il diritto alla salute come diritto di cittadinanza e a rendere più difficile l’accesso alla tutela della salute alla grande maggioranza dei cittadini.

Queste agevolazioni hanno un impatto negativo sulle entrate dello stato e quindi anche sulla consistenza del Fondo Sanitario Nazionale, costituendo un risparmio e un beneficio solo per chi ne usufruisce e un onere a carico di tutti i contribuenti, in particolare coloro che ne sono esclusi.

Inoltre, incentivano la sanità privata, indebolendo la solidarietà del sistema basato sulla fiscalità generale progressiva, aumentando le disuguaglianze sociali, escludendo milioni di cittadini a basso reddito, che non possono dotarsi di assicurazioni o fondi sanitari e introducono e favoriscono lo sviluppo di un doppio binario nell’accesso ai servizi, privilegiando chi ha un’assistenza integrativa, creando un’ulteriore discriminazione non solo in base al reddito, ma anche alla posizione lavorativa, a favore dei lavoratori dipendenti tutelati da contratti collettivi, rispetto ai giovani, ai precari, agli anziani, a chi non ha un lavoro stabile e ad ampi settori del lavoro autonomo.

Le assicurazioni e i fondi integrativi non coprono i bisogni assistenziali più rilevanti, soprattutto quelli che si manifestano nell’età avanzata, promettono una medicina predittiva inefficace spacciata per prevenzione, favoriscono il consumismo sanitario moltiplicando prestazioni inutili o inappropriate, con incremento dei costi sia per gli assicurati che per il servizio pubblico, cui gli stessi si rivolgeranno per la frequente necessità di approfondimenti successivi.

Sia la spesa sanitaria privata diretta che quella intermediata sono oggetto in varia misura e con diverse modalità di agevolazioni fiscali, con conseguenti detrazioni di imposte, che negli ultimi anni hanno conosciuto una progressiva espansione, sostenuta anche dall’introduzione di piani sanitari integrativi nei contratti collettivi di lavoro. Queste agevolazioni non distinguono tra prestazioni sostitutive e integrative.

Certamente, non tutte le prestazioni e le forniture che il Servizio Sanitario Nazionale non è tenuto a garantire vanno considerate non essenziali per la prevenzione, cura e riabilitazione di condizioni patologiche e dovrebbero essere accessibili: valgano per tutte le cure odontoiatriche, la fisioterapia e le psicoterapie.

Alla luce di queste considerazioni, riteniamo urgente e necessario rivedere la normativa fiscale relativa alle varie tipologie di spesa sanitaria privata e proponiamo di introdurre e utilizzare subito nel 2019 la distinzione tra prestazioni integrative e sostitutive come criterio di definizione delle agevolazioni fiscali, confermando per il momento le agevolazioni esclusivamente per le prestazioni integrative e abolendole per quelle sostitutive, per qualsiasi modalità di acquisizione privata, sia in forma diretta a carico dei cittadini, sia intermediata da fondi, mutue o assicurazioni.

Il Servizio Sanitario Nazionale deve essere messo nelle condizioni di poter assicurare anche le prestazioni e le forniture necessarie non comprese negli attuali Livelli Essenziali di Assistenza, di cui si è accennato quali le prestazioni odontoiatriche, riabilitative e le psicoterapie, in modo da rendere inutili le agevolazioni fiscali anche in questi casi.

Da troppi anni gli ultimi governi hanno preferito affamare la sanità pubblica e agevolare la sanità privata, senza riguardo agli effetti delle disuguaglianze di accesso a carico delle persone dotate di meno risorse e all’efficacia degli interventi.

Si tratta ora di spostare il sistema degli incentivi in modo che la sanità pubblica sia spronata a fare fino in fondo la propria parte, garantendo l’assistenza in ogni territorio del nostro paese, in modo che il ricorso a prestazioni a pagamento non sia favorito o condizionato dalle carenze qualitative e quantitative del servizio.

Si tratta di cambiare prospettiva: sostenere il pubblico affinché svolga al meglio il proprio ruolo anziché agevolare fiscalmente soluzioni alternative. Non per astratte ragioni ideologiche ma perché la sanità pubblica garantisce efficacia e appropriatezza a costi minori, è più equa, promuove la solidarietà e l’uguaglianza tra i cittadini e favorisce la coesione sociale.

Angelo Barbato
Forum per il Diritto alla Salute

Marzia Frateschi
Forum per il Diritto alla Salute

Gianpiero Riboni
Forum per il Diritto alla Salute

Gianluigi Trianni
Forum per il Diritto alla Salute

Mauro Valiani
Forum per il Diritto alla Salute

Danielle Vangieri
Forum per il Diritto alla Salute

Nerina Dirindin
Università di Torino

Antonio Muscolino
Medicina Democratica

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