Brasile: Lula 48% e Bolsonaro al 43%, ballottaggio il 30 ottobre

Festa rimandata, colpi di mano a parte

Quasi al termine degli scrutini il leader del Partito dei lavoratori (Pt) aveva il 48,35% di voti, mentre il suo avversario, il presidente di destra uscente, Jair Bolsonaro, 67 anni, il 43,27%, battendo tutte le aspettative, e tallonando in un conteggio sul filo di lana. «Il ballottaggio non è che una “proroga”, ha commentato Lula al termine dello scrutinio, spronando i delusi».

Festa popolare comunque

Tornato a San Paolo da San Bernardo do Campo, sua roccaforte elettorale dove in mattinata aveva votato, il leader di sinistra ha atteso il responso al Novotel Jaraguà, con la moglie Janja, il vice designato per il suo futuro governo, Geraldo Alckmin, e l’ex presidente Dilma Roussef. Al termine della serata ha raggiunto l’avenida Paulista, prenotata per il bagno di folla della svolta, e ridotta invece a teatro per un abbraccio con qualche decina di migliaia di sostenitori.

Riscossa Bolsonaro

«Abbiamo vinto sulle menzogne dell’istituto di sondaggi Datafolha. Ora lavorerò per cambiare il voto della gente» ha dichiarato Bolsonaro tra promessa e minaccia. Da ora alla fine di ottobre si annunciano giorni difficili, con una nuova appendice di campagna elettorale ad alta tensione. Il rischio è che Bolsonaro getti benzina sul fuoco, incendiando le piazze ed accelerando nei suoi attacchi senza tregua per screditare il Tribunale superiore elettorale (Tse) ed il suo presidente, il giudice Alexandre de Moraes, cuore delle procedure democratiche.

Deriva pericolosa

Una deriva pericolosa, con i Paesi occidentali – Europa e Stati Uniti in testa – che nelle ultime settimane avevano inviato appelli richiamando al rispetto dello stato di diritto. E in questo periodo di transizione il presidente uscente potrebbe varare misure provvisorie ad effetto immediato (con la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale), per dare nuovo impulso alla liberalizzazione della vendita delle armi, accrescendo così il rischio di violenza politica.

Polarizzazione estrema

Una polarizzazione estrema che nei 46 giorni di campagna elettorale al veleno, dal 16 agosto all’apertura dei seggi elettronici del 2 ottobre, ha già fatto contare tre morti, e vari episodi di intimidazione, riferisce l’agenzia Ansa. Secondo gli analisti, a pesare sul risultato sono stati gli indecisi, il tasso di astensione, e quanti hanno creduto di abbracciare la scelta del cosiddetto ‘voto utile’ (quello cioè di chi avrebbe voluto vedere l’elezione chiusa al primo turno).

Voto obbligatorio ma il non voto pesa

Malgrado infatti il voto per i 156milioni di brasiliani chiamati alle urne sia obbligatorio, il tasso di astensione è salito al 20,94. E proprio Lula sarebbe stato il più danneggiato da questo incremento di assenze. Il primo turno è stato seguito anche dagli osservatori internazionali dell’Organizzazione degli Stati americani. Il gruppo – composto da 55 esperti provenienti da 17 Paesi ha certificando che tutto si è svolto in modo corretto, come ha dichiarato il capo della missione.

Ma a sorvegliare sulle urne sono stati anche i militari dell’esercito, in un’iniziativa spinta da Bolsonaro, che non ha raswsicurato molti, dati i precedenti storici dei decenni di dittatura militare.

3/10/2022 https://www.remocontro.it

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