CRIMINE FERROVIARIO DI VIAREGGIO: INTERVENTO DI RICCARDO ANTONINI

“Ringrazio l’Associazione “Il Mondo che vorrei” per l’intervento.

Se dopo 13 anni, siamo ancora a condurre questa battaglia è grazie al protagonismo e alla determinazione dei familiari, alla responsabilità e al coraggio di un nutrito gruppo di ferrovieri, alla sensibilità e alla partecipazione di tanti cittadini e cittadine che anche stasera sono qui.

Se così non fosse stato, il cavaliere del lavoro, Moretti, sarebbe stato fuori dal processo, sarebbe ancora ai suoi posti di comando, come avvenuto dopo numerosi altri processi dove è stato coinvolto.

Grazie alla partecipazione popolare e alla straordinaria mobilitazione siamo ancora qui, senza le quali anche Viareggio avrebbe corso il rischio di essere una delle tante stragi industriali, ambientali e politiche, dimenticate e impunite.

Come ferroviere ritengo di aver fatto ciò che dovevo a differenza del cavalier Moretti che non ha fatto ciò che avrebbe dovuto né prima, né dopo. A poche ore dall’immane tragedia dichiarò che le ferrovie non avevano alcuna responsabilità e quindi non avrebbe attivato le assicurazioni.

Io mi sono permesso di andare sino in fondo. Moretti è stato di altro avviso. Al processo di 1° grado a Lucca non si è mai presentato in aula, a nessuna udienza; al processo d’appello di Firenze ha detto che avrebbe rinunciato alla prescrizione perché si riteneva innocente; all’apertura dell’appello bis, a Firenze, si è aggrappato alla prescrizione, e sommessamente ha fatto marcia indietro, dichiarando: “Non rinuncio”.

Ha mostrato e dimostrato di sentirsi molto meno innocente. In questi anni ha esercitato intimidazioni, minacce e ricatti, contro il sottoscritto e i ferrovieri impegnati sulla sicurezza.

Il 14 settembre 2009, a Firenze, a poche settimane dalla strage, in Regione, allora presidente Martini, il caro amico Emiliano Favilla, dal 12 gennaio 2022 non più tra noi, che ringrazio per il suo senso di responsabilità, presente alla riunione come assessore provinciale, riferì la frase pronunciata da Moretti: “quel ferroviere di Viareggio prima o poi lo licenzio”. Stessa testimonianza al processo con il giudice del lavoro, Nannipieri di Lucca, di Dario Rossi, addetto stampa per la Regione.

Le accuse di Moretti: essermi posto in evidente conflitto di interessi. Le sentenze dei giudici: aver violato l’obbligo di fedeltà.

Avere stravolto la realtà è un fatto grave; essersi sottomessi a poteri forti è gravissimo, è un’offesa alle 32 Vittime, ai loro familiari, alla città di Viareggio.

A proposito di conflitto d’interessi: il sottoscritto non ha rubato prototipi, non ha copiato brevetti, non ha conteso nuovi mercati, non ha trattato affari in concorrenza …

Ha scelto di essere fedele ai familiari, al loro dolore, alla necessità di denunciare, testimoniare, battersi per loro e con loro, di dare voce e dignità a lavoratori/trici che lottano per la salute e la sicurezza e, troppo spesso, sono costretti a nascondersi per non subire rappresaglie aziendali sino al licenziamento.

A tutto ciò ho inteso e voluto essere fedele. Si tratta di ben altro obbligo di fedeltà: essere solidali, denunciare le cause di tanto dolore, lottare per rimuoverle, contro regimi e condizioni di lavoro che penalizzano la salute, la sicurezza e calpestano la dignità di ogni essere umano. Mi sono imposto questo obbligo di fedeltà!

Con minacce, ricatti e offese, hanno pensato e tentato di impedirmi di dire la verità sul disastro ferroviario e di essere a fianco dei familiari.

Cosa imponeva il verbale di conciliazione giudiziale che non ho firmato? Che avrei dovuto sottostare a una sorta di abiura, negare le loro gravissime responsabilità, ubbidendo ai voleri di Moretti.

Politica, istituzioni, governi, hanno assolto Moretti e ricompensato: solo per ricordare la buonuscita, nei 3 anni di ‘Finmeccanica-Leonardo’, di 9 milioni e 442mila €! Risorse scippate alle tasche di cittadini/e.

Il licenziamento nei miei confronti è politico, quindi, discriminatorio; non un fatto personale tra me e il cavaliere. E questi giudici del lavoro hanno emesso sentenze contro il lavoro e contro lavoratori/trici che pretendono sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, che ne denunciano la mancanza, le morti sul lavoro e da lavoro.

La sicurezza e la salute non si delegano, non si monetizzano, non si subordinano ad alcuna norma, contratto, tanto meno a obblighi di fedeltà e a codici aziendali Questi giudici si sono nascosti dietro una toga per emettere sentenze-reato.

Nei loro codici trattano di riservatezza, ma la loro riservatezza vuol dire omertà e l’omertà è mafia!

Il mio licenziamento è stato sì uno spiacevole episodio risolvibile ma per non esserlo stato non è stata la fine del mondo; aver definito l’immane tragedia di Viareggio uno spiacevolissimo episodio, non più risolvibile e per i familiari veramente la fine del mondo, mostra: o di non essere in grado di intendere e di volere o di non comprendere il significato vero delle parole oppure fa pensare al potere al quale tutto è permesso.

La dignità non si baratta, non si vende, non è merce da mercato, con la consapevolezza che: – a voler disarcionare il cavaliere si può correre il rischio di essere trafitti dalle sue lance; – l’unica lotta persa è quella che si abbandona.”

Considerazioni sulla sentenza del 30.06.2022 della Corte di Appello di Firenze sul crimine ferroviario di Viareggio

Il 30 giugno la Corte di Appello di Firenze ha emesso la quarta sentenza, a 13 anni dal crimine ferroviario di Viareggio, su rinvio della Corte di Cassazione.

La sentenza conferma le responsabilità di quasi tutti gli imputati riducendo però le pene per effetto di parziali prescrizioni rilevate in sede di Cassazione (per Moretti da 7 a 5 anni di reclusione), ricordandoci così che i tempi eccessivi dei processi favoriscono sempre gli imputati e danneggiano sempre le vittime (32 persone uccise per le ustioni riportate e tutti i famigliari) anche se non sono assoluzioni di diritto.

Questo tema dovrebbe essere al centro di ogni iniziativa di riforma delle procedure giudiziarie garantendo tempi certi, eliminando la “tagliola” della prescrizione e promuovendo il diritto delle vittime e delle associazioni, portatrici di interessi collettivi, a partecipare fattivamente nei processi anziché venirne esclusi o essere in balia di decisioni mutevoli durante i procedimenti.

Anche se la sentenza bis della Corte di Appello di Firenze ha comunque condannato Moretti e la maggior parte degli altri imputati della “filiera” (linea ferroviaria, gestione del trasporto di sostanze pericolose, caratteristiche e manutenzione dei carri ferroviari) vi è poco per ritenersi soddisfatti.

Le sentenze di primo (31.01.2017) e secondo grado (20.06.2019) erano già state “distrutte” dalla Cassazione il 8.01.2021 escludendo, a nostro avviso immotivatamente, l’aggravante per la violazione delle norme in materia di infortuni sul lavoro. Questo è stato il vero vulnus che ora è andato a “compimento” facendo scattare parziali prescrizioni dei reati.

La sentenza ultima non fa che “aggiornare”, con la prescrizione nel frattempo scattata, quella “riformata” in peggio dalla Cassazione e quindi appare una evoluzione “tecnica” del lunghissimo percorso giudiziario che riapre le ferite delle vittime..

Questa considerazione appare ancor più fondata considerando che la sentenza contiene due “schiaffi” alle parti civili, gratuiti e giuridicamente ingiustificati.

Il primo riguarda le uniche due associazioni rimaste nel processo come parti civili, Medicina Democratica e Dopolavoro Ferroviario di Viareggio, praticamente estromesse dopo aver partecipato ad ogni momento processuale (il Comune di Viareggio si era scandalosamente ritirato dal processo). Lo stesso era successo in Cassazione con i sindacati parti civili e il gruppo di Rappresentanti per la Sicurezza sul Lavoro prima accolti poi estromessi dal processo con i relativi effetti economici (restituzione statuizioni riconosciute nei primi due gradi di giudizio).

L’altro schiaffo è a tutte le parti civili rimaste e risulta particolarmente doloroso per le vittime, il Tribunale non ha riconosciuto alle vittime, a carico degli imputati,  le spese del giudizio nonostante la conferma delle responsabilità, spese che pertanto graveranno sulle parti civili che non hanno certo richiesto questo ulteriore livello di giudizio.

Nell’attendere le motivazioni per valutare le nostre possibili contromisure ringraziamo sentitamente la nostra legale Laura Mara che si è battuta in ogni modo per veder riconosciute le responsabilità, ricordiamo inoltre lo scomparso Luigi Mara che con Bruno Thieme e Roberto Carrara, nostri tecnici di fiducia, sostennero tecnicamente le ragioni nostre e delle altre parti civili (un estratto della loro relazione tecnica è stata pubblicata sulla nostra rivista ed è disponibile qui).

A cura di Marco Caldiroli

Presidente pro tempore di Medicina Democratica e Fulvio Aurora, responsabile vertenze legali di Medicina Democratica

PAG 11 – XX CARRARA-MARA-THIEME

2/7/2022 https://www.medicinademocratica.org

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