Dal parco Don Bosco al Festival di Letteratura Working Class, il nemico si sfoga, sabota, massacra

Stanotte, nei pressi del parco don Bosco di Bologna, un attivista diciannovenne, studente del liceo Da Vinci, è stato inseguito, bloccato e pestato da un folto gruppo di carabinieri. Su di lui si sono accaniti non soltanto col manganello, ma anche con taser e spray al peperoncino. Gli è stato rotto un polso. È stato portato via in stato di incoscienza. Ha trascorso diverse ore nella caserma di via Agucchi e mentre scriviamo è in corso il processo per direttissima. Davanti al tribunale c’è una folla di giovani solidali. Non c’è chi non abbia pensato a una vendetta delle forze dell’ordine per lo smacco di due giorni fa.

Proprio ieri il sindaco Matteo Lepore si era lanciato in una lunga, ossessiva esortazione a «isolare i violenti».

I «violenti» sarebbero le persone che per tutta la mattina del 3 aprile hanno interposto i loro corpi tra lo schieramento dei – bardatissimi, imbottitissimi, ipertecnologici – celerini e il presidio che difende il parco.

«Isolare i violenti» è un vecchio tormentone, una trappola in cui diverse mobilitazioni sono cadute ma che soprattutto il movimento No Tav valsusino ha insegnato a evitare. Anche per questo è uno dei più longevi e radicati di sempre.

Non staremo a smontare in questa sede le assurdità inanellate da Lepore sulla questione degli alberi, lo abbiamo già fatto, sono sempre le stesse.

Nemmeno ci soffermeremo sul suo riproporre la leggenda urbana dei vigili «malmenati» durante il primo tentativo di insediare il cantiere: foto e video la smentiscono in toto.

Non faremo le pulci a tutto quel che ha detto sugli eventi di due giorni fa, se non per fargli notare che gli assessori della sua giunta sono figure pubbliche e menzionarli non è reato.

No, vogliamo stare sul punto, e il punto è: Lepore ha incitato a isolare quelli che per lui sono «i violenti», li ha indicati come nemici pubblici, di fatto ha dato copertura politica a colpirli.

Ebbene, stanotte un «violento» – identità attribuitagli chissà come – è stato isolato.

E massacrato.

Qualcosa del genere sarebbe accaduto anche senza le parole del sindaco? Probabilmente sì. Nondimeno, quelle parole sono state dette. Il nemico pubblico è stato additato. Per l’ennesima volta, certo, ma ogni volta con maggiore foga, ogni volta con maggiore determinazione a espellere soggetti sgraditi dal perimetro degli «accettabili».

Di quanto sta avvenendo in città, e di quanto avverrà da qui in avanti, la giunta Lepore-Clancy ha la piena responsabilità politica.

Ce l’ha nello specifico di questa repressione, e ce l’ha in generale, per la sua ostinazione a tirare diritto, ignorando ogni critica, nelle sue folli politiche di cementificazione ed espansione urbana. Ogni settimana – letteralmente ogni settimana – annunciano un «nuovo quartiere», gigantesche colate di asfalto e cemento. Sono pieni di hybris, in stato di ebbrezza da obbrobri.

Rinnoviamo l’invito a venire al parco don Bosco oggi a partire dalle 17. Non più per la presentazione di La vera storia della banda Hood, perché davvero non ci sembra più il caso, ma per aggiornamenti su quanto accaduto stanotte, per un confronto collettivo su come proseguire la lotta, per calcare coi propri piedi quel suolo e vedere coi propri occhi quegli alberi caparbiamente difesi da una mobilitazione che a Bologna è già entrata nella storia.

Abbiamo parlato più volte dello stabilimento ex-GKN di Campi Bisenzio (FI), più volte siamo stati là, in occasioni pubbliche e non.

Ieri il collettivo di fabbrica ha vissuto il millesimo giorno di assemblea permanente. Non abbiamo sott’occhio il Guinness dei primati – che comunque non conterrà un dato del genere – ma è di sicuro una delle più lunghe assemblee permanenti della storia operaia. E il nemico storico, il nemico di classe, gliela sta facendo pagare in molti modi.

Questo weekend si terrà, nel piazzale di fronte alla fabbrica, la seconda edizione del Festival di Letteratura Working Class.

L’anno scorso, la prima edizione fu un successo oltre ogni aspettativa. Già allora c’erano state minacce di azione legale da parte della proprietà. Quest’anno va ancora peggio: l’evento giunge preceduto da pesanti intimidazioni, misteriose incursioni e sabotaggi. L’ultimo episodio è un danneggiamento mirato della cabina Enel, perpetrato da gente che è andata a colpo sicuro, che sapeva dove mettere le mani per privare la fabbrica – e dunque il festival – della corrente elettrica.

Per un riassunto delle ultime vicende e alcune considerazioni, lasciamo la parola al direttore artistico del festival, il nostro sodale di lungo corso Alberto Prunetti, che ne ha scritto su Jacobin due giorni fa.

Noi ci saremo, in vari modi, e con noi molte persone della nostra comunità aperta.
Wu Ming 4 presenterà il nuovo romanzo di Anthony Cartwright Come ho ucciso Margaret Thatcher.
Andrea Olivieri presenterà Dynamite! di Louis Adamic, uscito nella collana Quinto Tipo di Edizioni Alegre, diretta da Wu Ming 1.
Stefano D’Arcangelo del laboratorio Melologos sarà sul palco accanto a Donatella Allegro nello spettacolo Altre riparazioni, la storia di come il movimento operaio bolognese lanciò la lotta per vietare l’amianto in Italia.
Ecc. ecc.

Il programma completo del festival è qui.

Ecco cosa scrive il collettivo di fabbrica:

«State entrando in territorio sotto attacco. La collaborazione di ognuno sarà fondamentale. Avevamo usato questi concetti: difendere il festival, loro lo odiano, noi non siamo qua per intrattenervi. Se qualcuno dubitava fosse un po’ di retorica, i fatti di queste ore hanno spiegato bene cosa intendessimo. Il crimine che ha colpito la fabbrica è ignoto, la modalità però non è da criminalità comune: chi ha agito sapeva dove mettere le mani e aveva esattamente lo scopo di colpire a morte la fabbrica e togliere la luce. Un evento come questo è già difficile in condizioni “normali”. Ma questo non è un festival qualsiasi ed è giusto che si svolga proprio così sotto attacco. Non c’è progresso senza scontro con la conservazione. Il festival sarà storia e noi la vivremo insieme. In questa storia noi entriamo come un possibile futuro, loro come un pericoloso passato che non vuole scomparire.»

5/4/2024 https://www.wumingfoundation.com/

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