Dalle lotte in difesa della salute e dell’ambiente il progetto per una nuova società

La contaminazione delle matrici ambientali aria, acqua, suolo è un problema globale conosciuto da tutti, almeno nelle sue forme più eclatanti come la dispersione di materie plastiche nei corsi d’acqua e negli oceani, è diventata parte delle campagne pubblicitarie di greenwashing di società note per il loro importante contributo all’inquinamento di vasti territori.

In Italia ed in Europa un punto di svolta è stato l’incidente occorso alla Icmesa di Seveso i 10 luglio 1976 quando, alle ore 12:40 circa, per un guasto al reattore A101 si propagò nell’aria una nube di TCDD, la più pericolosa diossina conosciuta. A causa della direzione dei venti in quel momento, la nube sprigionatasi si sparse in una vasta area compresa soprattutto tra i comuni di Meda, Seveso, Cesano Maderno, Limbiate e Desio.

Inconseguenza di quel disastro fu emanata La direttiva europea denominata “direttiva Seveso” (direttiva europea 82/501/CEE, recepita in Italia con il DPR 17 maggio 1988, n. 175 nella sua prima versione) che in sostanza imponeva di individuare gli stabilimenti a rischio, adottare misure di sicurezza e prevenzione di incidenti e pratiche di informazione delle popolazioni coinvolte. La direttiva è stata ulteriormente perfezionata con le direttive Seveso II,(lex-europa 1)  Seveso III.(lex-europa 2, min-ambiente.it).

Lo straordinario sviluppo produttivo italiano del secondo dopoguerra ha prodotto un diffuso e complesso inquinamento di tutte le aree industriali, nessuna esclusa, con il contributo di tutte le filiere produttive e dell’agricoltura. Quest’ultima può essere considerata una attività industriale a tutti gli effetti e l’uso dei pesticidi produce una contaminazione diffusa delle risorse idriche. Vale per tutti il caso dell’Atrazina(articolo repubblica) sostanza vietata sostituita dalla terbutilazina, che per gli scienziati è ugualmente pericolosa((articolo del la stampa, articolo de la stampa2)).

Questo esempio dimostra come nonostante una sempre più articolata normativa le pratiche contaminanti non siano affatto cessate, In particolare la contaminazione delle risorse idriche superficiali e profonde: l’acqua è il vettore delle sostanze contaminanti in profondità ed in superficie.

All’analisi complessiva del ciclo delle acque è necessario dedicare una analisi particolare, dove il problema della contaminazione si lega a quelle dei cambiamenti climatici, al conseguente acutizzarsi dei fenomeni meteorologici ed al degradarsi degli equilibri idrogeologico. Le caratteristiche del territorio italiano della sua orografia, concentrano e aggravano le conseguenze dei processi di contaminazione di tutte le matrici ambientali, uniti al consumo di suolo ed al degrado idrogeologico.

Il caso dell’ILVA di Taranto testimonia dell’incapacità di garantire la salute dei lavoratori e dei cittadini, mettendo al primo posto il diritto alla salute, costituzionalmente garantito, dove l’intervento pubblico si realizzi un processo di riconversione produttiva che pieghi gli interessi privati all’interesse generale. Un caso esemplare dove le carenze della gestione pubblica degli impianti si è aggravata con la loro privatizzazione. Questo caso dimostra come la posta in gioco sia il ‘modello di sviluppo’, un cambio di paradigma riguardo al termine stesso di sviluppo, agli obiettivi dell’intera formazione sociale. Modello di sviluppo che si compone dell’insieme delle filiere produttive e dei servizi, dell’insieme dei processi di produzione e riproduzione, dai sistemi urbani in cui si concentra una percentuale crescente dell’umanità; nel caso italiano si unisce il processo di concentrazione della popolazione nei centri urbani e metropolitani ed il conseguente abbandono dei centri minori e delle aree interne.

Due sistemi innervano i sistemi antropici nel loro complesso, quello del trasporto delle merci e della mobilità delle persone e quello che abbiamo conosciuto sino ad  oggi come ‘ciclo dei rifiuti’. Quest’ultima puntualizzazione è necessaria poiché ormai il riferimento per ogni strategia futura è quello dell’economia circolare, dove l’obiettivo della riduzione, del riuso e del riciclo dei rifiuti urbani ed industriali partendo dalla considerazione dell’intero ciclo di vita di un prodotto, di un servizio e delle sue relazioni con l’ambiente, integrando quindi le responsabilità di tutti gli attori che agiscono lungo questo ciclo.  Non è certo una pratica semplice, per la ramificazione dei processi produttivi e distributivi lungo catene che si sviluppano globalmente, più o meno segmentate da barriere normative valide sulle diverse regioni del globo, a loro volta più o meno efficaci. I sistemi urbani in cui viviamo, i servizi di cui usufruiamo, sono il prodotto di reti tecnologiche, di sistemi produttivi locali e globali, come nel caso dei servizi idrici i gestori di reti sono  oligopolisti a livello nazionale e globale.

Parlando di mobilità e logistica, mentre si estende la proposta della trazione elettrica, in Gran Bretagna il primo ministro lancia nel dibattito politico l’obiettivo della completa sostituzione dei motori a combustione con l’elettrico entro il 2030, si fanno investimenti sulle tecnologie per la guida autonoma e in Italia si avvia il progetto di una autostrada dotata di una rete di dispositivi per la ‘guida intelligente’. Anche in questo caso manca una strategia a livello nazionale o europeo che -sulla base delle tecnologie di trattamento e condivisione dei dati- porti alla realizzazione di un sistema informativo in grado di gestire un sistema di regolazione della mobilità, basata sul trasporto pubblico e la condizione dei mezzi destinati al trasporto personale, capace di ‘scalare’ i mezzi messi a disposizione per dimensione, frequenza e percorsi in base all esigenze.

Mentre diventa sempre più concreto l’orizzonte, il progetto della ’economia circolare’ continua l’opera di devastazione dell’ambiente e della salute, nonostante normative sempre più stringenti e l’eredità di un passato che arriva sino ad oggi è difficile da smaltire con i suoi effetti nel corpo delle popolazioni.

La rete dei movimenti, dei comitati, delle associazioni sempre più agguerrita ed estesa, ha approfondito ed esteso la propria azione acquisendo e condividendo le conoscenze necessarie a comprendere una realtà che ha le sue radici in un passato dei processi industriali, che perpetua i suoi effetti sino ad oggi, e si proietta nell’orizzonte reso possibile dallo sviluppo scientifico e tecnologico. Negli anni e nei decenni, sono nate e dissolte, si sono succedute una molteplicità di esperienze, molte però si sono consolidate, nuove generazioni di attivisti sono nate e si è consolidato ed esteso un patrimonio di conoscenze condiviso. Questa rete comprende a pieno titolo esperti, centri di ricerca, amministratori.

Un esempio particolarmente significativo è la nostra partecipazione come Rete per la Tutela della Valle del Sacco ad un workshop internazionale sulla contaminazione da Lindano, in particolare dal suo isomero beta-HCH, organizzato dalla rete europea Lindanet. ( interregeurope )

Il terminale italiano della rete è l’Istituto zooprofilattico((http://www.izslt.it/lindanet-il-progetto/)) con cui abbiamo organizzato un incontro a Colleferro di cui sono disponibili le presentazioni. (izslt.it).

Stiamo vivendo nel contesto della crisi indotta dalla pandemia Covid-19, la prospettiva per uscirne è quella di uno sforzo straordinario di investimento di risorse finanziarie in particolare nel settore delle tecnologie digitali e nella riconversione ambientale, green. La rete che in questi anni è cresciuta e si mobilitata per la difesa dell’ambiente e della salute delle popolazioni può e deve essere protagonista del  conflitto che si aprirà sull’uso di quelle risorse, nonostante che lo sviluppo dei progetti da finanziare sia stato ristretto al livello governativo, neppure parlamentare, anzi proprio per quello. Quali che siano i vincoli che saranno posti all’uso di quelle risorse. Ci sosterrà la rete di cooperazione, il patrimonio di esperienze e conoscenze sviluppate nei nostri territori, sapremo valorizzare la dimensione ‘territoriale’ della nostra esperienza della nostra progettualità, entro una nuova dimensione ecologica complessiva della società che vogliamo creare. Di questo parleremo nelle prossime settimane, partendo dal concreto delle nostre storie.

Roberto Rosso

25/11/2020 https://transform-italia.it

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