Dall’Emilia Romagna NO alla secessione dei ricchi del nord

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LIPPETTARI PER NECESSITA’

di Antonio Madera

Per affrontare il tema del progetto dell’autonomia differenziata bisogna avere ben chiare alcune definizioni chiare, vere ed incontestabili perché siano strumento di giudizio di ogni persona nell’incontrare qualsiasi opinione e/o descrizione finalizzata alla propaganda del progetto stesso.

L’autonomia differenziata è la cessione di potestà legislativa al consiglio regionale o assemblea legislativa delle regioni richiedenti.
E’ un decentramento legislativo e non un decentramento amministrativo.
Questo decentramento legislativo non necessariamente sarà uniforme perchè può variare da regione a regione.
Queste sono definizioni chiare, vere ed incontestabili.

Nella fruizione dei propri diritti e nell’adempimento dei propri doveri non conta essere cittadini italiani ma conta la propria residenza. E siamo solo alla prima.

Nelle regioni non esistono contrappesi di garanzie verso il rischio di un uso autoritario del potere legislativo che di fatto è in capo al presidente dell’esecutivo regionale.
Se il Consiglio regionale sfiducia il presidente della Giunta, eletto su un assetto presidenziale, determina automaticamente lo scioglimento del Consiglio e nuove elezioni.

Quindi l’autonomia regionale produrrà un aumento smisurato del potere del presidente della regione che governerà incontrastato la vita dei suoi cittadini.
Il DDL Calderoli, come anche il precedente Gelmini che non vide il suo varo solo per le dimissioni di Mario Draghi, prevede che la cessione della potestà legislativa parta da una risoluzione della Giunta regionale come anche la sua revoca. Senza un voto della Giunta regionale lo Stato non può revocare la potestà legislativa accordata.
Ciò di fatto rende il progetto di autonomia differenziata irreversibile.
Ma come farà mai la Meloni a far digerire ai suoi un presidenzialismo spuntato?
Ci pensa il Pd con il DDL Costituzionale 744 che è in Prima Commissione Senato che per la revoca della potestà legislativa concessa elimina ii voto dall’Assemblea legislativa della regione riducendo il passaggio ad un mero “ sentita la regione e gli enti locali”.
Il gioco è fatto, c’è la base per l’accordo presidenzialismo/AD e anche con maggioranza qualificata, ciao ciao referendum!

L’autonomia regionale produrrà un aumento smisurato del potere del presidente della regione che governerà incontrastato la vita dei suoi cittadini.
Si chiama autonomia differenziata perché il Legislatore la prevede come una cessione di potestà legislativa finalizzata a valorizzare tipicità o contesti territoriali che si differenziavano rispetto a quelli nazionali.
Ciò avrebbe dovuto risolvere stati di arretratezza di un territorio o una valorizzazione del contesto o della tipicità di un territorio finalizzato anche ad una cessione di saperi e risultati a tutte le altre ove possibile.

Ma quando il risultato delle pre-intese siglate nel 2019 con le tre regioni capofila vedono la richiesta di tutte le materie più importanti allora non ci si differenzia ma si diventa autonomia regionale.

È vero che l’Emilia-Romagna ha siglato pre-intese su circa 8 materie in meno di Veneto e Lombardia, differenziandosi falsamente da queste “noi facciamo l’autonomia buona “, “ siamo più bravi “, ma è anche vero che se alcune le nascondi articolandole come sotto materie allora gli effetti saranno uguali e sostenere di essere ” più bravi” è solo un depistaggio.

Addirittura, l’Emilia-Romagna chiede anche la governance degli enti locali togliendo ” autonomia ” municipale. Toglie potestà legislativa allo Stato e limita l’autonomia amministrativa dei municipi, di fatto mette in essere un neocentralismo regionale.

Allora questo è il progetto di autonomia regionale, ovvero il raggiungimento del patto sociale della Lega.

Ma prima di ragionare sul perché è irrilevante il numero di materie bisogna soffermarsi sul peso decisivo dell’Emilia-Romagna su questo progetto.

Una mattina ci siamo svegliati ed abbiamo incontrato la Risoluzione dell’Assemblea Legislativa dell’E-R 7158 del 2018 che dava mandato al Presidente della Giunta per negoziare con lo Stato autonomia legislativa (non è il termine corretto ma il suo uso, anche ossessivo, è necessario perché sia chiaro che non è un decentramento amministrativo) ai sensi dell’art 116, comma 3, Cost.

Nel 2018 solo il Comitato bolognese Scuola e Costituzione percepì la sua pericolosità cominciando a combatterlo anche a livello nazionale.
Era talmente pericoloso e ad ampio raggio che lo stesso Comitato nazionale avvertì la necessità di trasformarsi in comitato contro ogni autonomia differenziata, per l’Unità della Repubblica e contro ogni disuguaglianza.

Vennero le regionali del 2020 connotate dalle infinite apparizioni di Salvini e dall’esplosione del fenomeno “ Sardine “ che cavalcavano lo slogan “ l’Emilia non si Lega “.
Bonaccini scomparve mediaticamente ma Salvini e le Sardine fecero ritornare a votare circa 500 mila emiliani-romagnoli che non lo votarono al primo mandato.
Bonaccini ed il PD lo lessero come il premio al primo mandato ma tutti sappiamo che la paura di avere la Bergonzoni fu determinante, anche per Salvini che ridusse le sue visite, meglio Bonaccini alleato per l’AD che la Bergonzoni che avrebbe portato 5000 persone al giorno davanti alla regione.

Da un’assemblea del forum per il Diritto alla Salute parti l’idea di una conferenza permanente di delegati di ogni collettività con il fine di mettersi semplicemente in rete e fare massa.
Quel progetto fallì perché si trasformò immediatamente in Comitato regionale E-R contro ogni autonomia con una bozza di manifesto dal titolo “ Bonaccini non ci lega “.

L’inizio della lotta fu da un lato frustrante ma parallelamente tutto veniva ripagato nello scoprire quanto il semplice informare aumentava la nostra compagine. Tutte le persone raggiunte non le abbiamo più perse.

Tra la fine della prima chiusura covid e la successiva del 2021 era quasi impossibile avvicinare le persone su un argomento ostico e totalmente censurato, ma il progetto dell’autonomia andava avanti in un contesto di DPCM a raffica e misure di contenimento dell’epidemia che vedeva trattative dietro le quinte perché le piazze non erano praticabili e quelle poche finestre utili, anche per i soli banchetti e volantinaggi, ci costrinse a manifesti provocatori come “ AAA figlie
e figli di Partigiani cercasi contro la richiesta di autonomia differenziata chiesta dall’E-R “.
Solo così, stimolando la sensibilità valoriale, le persone accettavano l’inizio di uno scambio informativo e davano senza se e senza ma la propria firma per la petizione popolare che chiedeva il ritiro della risoluzione E-R per l’AD. Rimanevano a bocca aperta nello scoprirlo e non avevano alcun tentennamento a reagire.
Questo ci ripagava di tutto.
Ma la censura, il depistaggio e l’assenza della anche solo minima correttezza fecero cestinare, senza neanche discuterla, la nostra petizione. Si arrivò al limite della violazione del regolamento regionale.

Il 12 luglio 2022, a Roma, la bicameralina dava parere favorevole al DDL Gelmini tanto voluto da Bonaccini.
Il 13 luglio, a Bologna, approvarono in 1° Commissione E-R la relazione della Giunta che stracciava la nostra petizione sulla base della comunicazione del presidente Bonaccini in Assemblea legislativa supportata dall’atto di indirizzo a prima firma Zappaterra ( PD ) che espungeva la scuola dalle materie dell’AD.
Il 27 luglio Mario Draghi si dimette, il DDL Gelmini viene affossato e l’Atto di indirizzo Zappaterra viene ritirato, ciao ciao scuola.
Tutto rimane a come era prima, 2018-2019, senza nessuno di quei cambiamenti che la Relazione della Giunta pontificava come l’elemento che di fatto rendeva inutile la nostra petizione.
La Presidente dell’Assemblea Legislativa, Emma Petitti, il 13 luglio avrebbe dovuto congelare gli effetti di quella relazione fino all’eventuale approvazione dell’atto di indirizzo a prima firma Zappaterra.
Sui media parte il confronto con il Comitato bolognese Scuola e Costituzione ma il comitato contro ogni autonomia ancora viene schiacciato dalla censura.
Nuovo governo e arriva la Lega e Calderoli.

Tutto ciò che passò in sordina con Draghi e la Gelmini ora non può più essere nascosto.
Bonaccini e la sinistra e la CGIL insorgono contro il DDL Calderoli.
Anche Bonaccini è contro ribadendo però la sua posizione di autonomista convinto che ostenta in ogni dove eccetto durante le primarie del PD.
Lo ostenta anche a Napoli verso metà luglio mentre Elly Schlein si limita a dichiarare di essere contro “ questa autonomia, l’autonomia di questo governo “ , alè!

Campania, Toscana e Puglia insieme all’E-R esprimono, in conferenza delle regioni, parere sfavorevole al DDL Calderoli ma intanto preparano l’avvio dei negoziati per l’AD per eguagliare l’Emilia Romagna con le sue pre-intese del 2019 messe in cassaforte dall’art 10 del DDL Calderoli che le dichiara come ancora valide nell’attuale Legislatura.
E’ vincere facile protestare contro il DDL Calderoli ed avere in saccoccia ancora i frutti dell’azione di Bonaccini sotto Conte 2 e Draghi.

E la CGIL? Quella nazionale si dichiara contro il DDL Calderoli mentre in via Marconi a Bologna tutto tace, Ferrari in collegamento online con la festa nazionale di PRC a Bologna a fine settembre non cita mai l’E-R e la raccolta firme per la nostra LIP regionale che chiede l’interruzione dei negoziati della nostra regione come normati dal DDL Calderoli. Nessuno glielo fa notare.
Anche il Professor Viesti a Modena in una conferenza organizzata dai confederali ha uguali vuoti di memoria, un’epidemia.

Ma nessuno di coloro che ha sottoscritto il patto per il lavoro ne è esente, addirittura Legambiente esce da quel patto (come fare a rimanere dopo l’alluvione e dopo aver visto Bonaccini con la divisa della protezione civile in perfetto stile salviniano) ma si ferma lì, guai a prendere posizione contro l’AD e sostenere la LIP.
Nessuno è sfuggito alle nostre sollecitazioni, mai premiate con un riscontro, da sempre ed ancora oggi.

Neanche dall’ANPI provinciale e regionale. Muta con il DDL Gelmini ed indignata ora.
La lotta contro l’Ad sarebbe una lotta extra parlamentare se non ci fosse qualche eletto 5 stelle che ci aiuta e che però non troviamo in Emilia-Romagna fatto salvo in qualche piccolo comune.
Pieno appoggio alla nostra LIP regionale invece dai partiti extraparlamentari (PaP, PRC, PCI fra le più attive) come dalle minoranze CGIL, da USB e SGB e alcune sigle COBAS, ognuna a suo modo ma è grasso che cola ( cit ) ed un’infinità di associazioni da 20Pietre a Futuro Meridiano.
Fanno parte del nostro comitato regionale fin dalla sua nascita tanto che qui in E-R non c’è la distinzione tra Tavolo No Ad ( tanto caro a Ferrari ) e Comitato contro ogni autonomia.
In Emilia-Romagna sono tutti componenti del comitato regionale contro ogni e lo sono senza manifestare alcun disagio o creandone.

Da quell’Assemblea fondatrice del Forum per il Diritto alla Salute siamo sempre cresciuti contro “ogni “ autonomia regionale.

La LIP E-R ha la presunzione di avere una valenza nazionale perché non parla solo agli emiliani-romagnoli ma anche ai pugliesi ai campani ed ai toscani perché costringano alla coerenza i loro presidenti, quella coerenza che se sei contro il DDL Calderoli allora non inizi i negoziati per l’AD.

E’ da 1 anno che proponiamo al Tavolo NO AD nazionale di allargare la sua piattaforma anche con iniziative di partecipazione popolare contro l’AD nelle altre regioni e forse stiamo riuscendo a fare breccia.

L’informazione che riusciamo a dare ai singoli sta mettendo un po’ in crisi la linea di dirigenti di partito e dei sindacati confederali.
Quando l’omissione è meglio di una dichiarazione dà l’idea della loro difficoltà nel sostenere un progetto che la sinistra parlamentare coltiva ed ha fatto scattare con l’accordo fatto da Gentiloni con Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia 3 giorni prima delle elezioni del 2018.

Oggi il DDL Costituzionale 744 presentato in Prima commissione del Senato dal PD ne è la prova.
E’ un DDL che apre le porte all’accordo premierato-AD.
Questo darà una maggioranza qualificata che eviterà il referendum popolare.
E non lo saprà nessuno perché saranno tutti distratti dalla lotta contro il DDL Calderoli.

Ci diranno che hanno limitato i danni espungendo qualche materia perché nessuno pensa che la sanità è già regionalizzata ( ma può peggiorare ) e la scuola ed altre comunque subiranno gli effetti delle altre materie che verranno regionalizzate nella potestà legislativa.

Basta pensare alla sola materia del lavoro.
Cosa succederà nella sanità o nella scuola o nell’ambiente ecc quando i contratti regionali affiancheranno quelli nazionali?
Pensiamo davvero che non succederò niente quando nella sanità gli operatori sanitari, gli “ Eroi “, saranno affiancati da operatori con contratti regionali con salari e tutele diverse?

Abbiamo un Servizio Sanitario Regionale di diritto pubblico che oramai è diventato sussidiario al privato accreditato, abbiamo le prenotazioni al servizio pubblico bloccate, abbiamo medici a gettone nei PS, operatori stremati che scappano in aspettativa o nel privato o nel volontariato.
Nascono collettività spontanee che chiedono ai propri Sindaci di tutelare la loro salute e la regione pensa all’autonomia regionale?

Intanto noi raccogliamo firme per la Legge di iniziativa popolare che chiede alla Giunta dell’Emilia-Romagna l’interruzione dei negoziati.
La raccolta finirà dopo la prossima Epifania e se vi scappa di chiamare un vostro conoscente in Emilia-Romagna scoprirete che non sa niente.

PS, mi giunge la notizia della “ carovana dei diritti “ che attraversa l’Emilia-Romagna.
Gli scriveremo per chiedergli di raccogliere le firme per la LIP, vedremo…

Antonio Madera

Comitato regionale Emilia-Romagna contro ogni autonomia

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