DDL ZAN : HANNO PAURA DELLE LIBERTA’ CIVILI

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D: Paola, secondo te, rispetto a 40 anni fa, nella cosiddetta società civile, o meglio nella percezione comune, vi è una maggior apertura e meno pregiudizi verso il mondo dell’omosessualità?

R: Secondo me sono cambiate moltissime cose, sia sul piano sociale che su quello giuridico. Abbiamo comunque una legge, pur imperfetta, perché non riconosce la genitorialità e il matrimonio egualitario, sulle unioni civili. E abbiamo, cosa più importante, la possibilità di dichiararci e di vivere le nostre vite senza subire uno stigma sociale sistematico. Certo, esiste anche un fattore problematico, anche inquietante: l’avversione ad orientamenti sessuali e identità di genere non conformi è diventata il cavallo di battaglia ideologico della destra reazionaria e dell’ampio fronte che il sociologo Massimo Prearo ha definito “neocattolico”. Un fronte molto pericoloso sia sul piano della violenza, spesso non solo verbale, verso le persone che sul piano delle idee.

D: Perché, secondo te, se ci si riconosce in una diversa identità sessuale da quella del sesso di nascita si fatica a fare coming out anche in famiglia, fra gli affetti più cari che dovrebbero amare e accogliere a prescindere? E’ una questione di carattere psicologico, perché ci si sente diversi e in minoranza o è culturale, quindi un tabù?

R: Questa domanda così formulata non è chiara. Il mio orientamento sessuale è lesbico, ma non ho identità di genere diversa dal sesso di nascita. Orientamento sessuale e identità di genere sono fattori diversi. Per esempio una trans può essere lesbica ed amare le donne, oppure etero o bisex, restando fermo il fatto che la sua identità di genere non coincide con il sesso attribuito alla nascita.

D: I ripetuti attacchi violenti contro le persone gay e i fenomeni di dileggio pubblico sono il segnale di una rabbia contro le diversità di genere. Secondo te questa rabbia è fomentata e manipolata soprattutto da posizioni politiche di estrema destra,quindi di chi ritiene che la persona etero, la famiglia etero sia l’unica possibile?

R: Credo che la rabbia sia fomentata e in un certo senso creata in laboratorio nei social e su certi media. Molto più facile avere come capro espiatorio lesbiche, trans, donne, migranti e gay che ribellarsi a chi ti sfrutta. Questa rabbia deriva anche da una carenza di socialità ed apprendimento causata ad arte dalle classe dirigenti. Credo sinceramente poco che esista una “rabbia eterosessuale”, ma credo esista l’eterosessismo, che è uno dei volti del potere biopolitico che gli odiatori introiettano.

D: Su questa caduta di civiltà e umanità nel non riconoscere dignitosa ogni forma di amore ha influito e influisce anche la religione, oltre a un retaggio culturale di infimo spessore?

R: Certamente sì, nella sua parte neocattolica alla quale ho accennato prima, ma il cattolicesimo è fenomeno complesso, non solo moralistico e reazionario. Ho riscontrato tante aperture nel mondo cattolico dei credenti e delle credenti. Inoltre, la religione non è solo cattolica: i cristiani evangelici, detti “valdesi”, ci sono vicini da molti anni.

D: Il disegno di legge Zan, secondo te, farà coincidere il carattere normativo con quello culturale, ovvero la legge con carattere sanzionatorio potrebbe aiutare a superare atavici tabù verso le minoranze?

R: Non si può chiedere a una legge di sopperire alle mancanze sociali, ma di interpretare ed aiutare una trasformazione. Il ddl Zan va in questa direzione.

D: Puoi parlarci, se lo ritieni sentendoti libera anche di non farlo, delle tue esperienze personali nel mondo della omosessualità e se, frequentandolo, hai incontrato dei pregiudizi nel mondo del lavoro o delle relazioni? Quale è stata l’esperienza che ti ha provocato maggiore sofferenza e quale la più gratificante?

R: Come lesbica subisco una doppia discriminazione, come donna e come omosessuale. La mia sofferenza non è legata a particolari episodi di violenza o discriminazione, ma ho la coscienza netta di essere una cittadina di serie B. Mi sono unita civilmente, ma non mi è riconosciuto il diritto al matrimonio, per esempio. Se avessi avuto dei figli con la mia compagna questi non avrebbero avuto il diritto ad essere considerati figli di entrambe, in nome di un biologismo familistico inaccettabile. Per quanto riguarda l’espressione delle lesbiche nei luoghi sociali mi sembra chiarissima la nostra marginalizzazione assoluta. È già un miracolo se in una conferenza non ci sono solo uomini, figurarsi.

D: Sei una portavoce del comitato “Dà voce al rispetto’. Quali sono le iniziative messe in campo e quali fini si propone il comitato?

R: Abbiamo fatto una campagna di un anno, con incontri, materiali sociali e culturali, webinar e manifestazioni dal vivo quando possibile, e abbiamo anche dialogato con istituzioni e Parlamento. Il fine è ovviamente stato quello di aiutare l’approvazione della legge Zan con una campagna di sensibilizzazione.

D: Tornando infine alla politica e nello specifico all’iter del ddl Zan. Cosa ne pensi del reato di opinione sollevato subdolamente dalle destre per non far passare il ddl e ostacolarlo in Senato?

R: Penso sia pretestuoso, come altre argomentazioni usate anche da Italia Viva e da una parte minoritaria del Pd. Voglio ricordare che recentemente in Francia c’è stato il riconoscimento dell’aggravante di lesbofobia in un processo per stupro. La lesbofobia non è un’opinione, è un movente

D: E del ribaltone di Italia viva, che prima vota sì alla Camera e poi ritira il voto al Senato, cosa ne pensi? Le solite manovre accentratrici del pinocchio fiorentino?

R: Mi avvalgo della facoltà di non rispondere. No, scherzi a parte: se Italia Viva va più a destra della parte liberal di Forza Italia se ne assumerà le responsabilità storiche e morali.

Alba Vastano
Giornalista. Collaboratrice redazionale di Lavoro e Salute

Intervista pubblicata sul numero 6 di giugno del mensile

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