Destino di morte?

Ad oggi sono quasi 50mila le denunce inviate all’Inail, sono dati in continuo aggiornamento, ma sono tutti consapevoli che ce ne siano altrettanti che tardano ad arrivare, o non arriveranno in gran parte, sia per la tortuosità che si trovano ad affrontare i lavoratori tra la poca assistenza degli organismi che dovrebbero supportarli, vedi strutture sindacali, sia per le pressioni, spesso esplicite nei piccoli luoghi di lavoro, dei datori di lavoro tramite i solo sottoposti gerarchici.

I contagi sono diminuiti se li rapportiamo ai mesi di marzo e aprile ma la riapertura totale, a prescindere, imposta al Governo dalla confindustria è un viatico per nuovi contagi, causa l’assenza di ostacoli che incontra se è vero, come è vero in tantissimi luoghi di lavoro, che i DPI e il distanziamento fisico non è nelle intenzioni del padronato. Anche perché non si sentono coinvolti fidando della sudditanza governativa e di grossa parte delle Giunte regionali, fermo restando che, per un’ottimale copertura legislativa contro le parti sensibili della

magistratura, avranno lo “scudo penale” come hanno dettato nel Piano Colao”.

L’obbiettivo finale è quello di ottenere un drastico peggioramento delle attuali norme a tutela della salute e sicurezza di lavoratrici e lavoratori. Non ci vuole tanta acuta riflessione nel valutare che l’azione del padronato si mirata proprio contro il Dlgs 81/08, che non hanno mai applicato ma che rappresenta comunque una spada di Damocle sulla loro testa quando gli ormai rari Ispettori del Lavoro fanno loro visita, spesso con tutto il privilegio del preavviso anticipato.

Come se non bastasse come coperta di Linus per lor signori, ci si è messo anche l’Inail che dal canto suo ha definito l’infortunio da contagio Covid-19 un caso con indennizzo svincolato dalla responsabilità penale del datore di lavoro, eccetto, bontà loro, i casi degli operatori sanitari che a una prima analisi per professione risultano i più coinvolti da contagi, con circa l’84% relativa a infermieri (il 66% per i decessi). Seguono gli OSS, i medici, i fisoterapisti, gli operatori socio-assistenziali e l’altro personale dei servizi sanitari, come ausiliari, portantini e barellieri.

Da queste morti, che si sommano a quelli quotidiani in altri luoghi possiamo dedurre che questa è una Repubblica non più fondata sul lavoro ma sull’impunibilità dei responsabili dei mali da lavoro?

Franco Cilenti

Pubblicato sul numero di giugno del mensile Lavoro e Salute www.lavoroesalute.org

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