Dopo e accanto alla salute fisica è urgente occuparsi della salute mentale

La  SIP (Società Italiana di Psichiatria) ha affermato che, nella fase post Covid, non possa esserci una vera ripresa senza tenere conto della salute mentale e ha altresì denunciato la situazione critica della rete di assistenza, non adeguatamente pronta a fare fronte all’esacerbarsi dei disturbi mentali derivanti dal periodo di lockdown. La situazione che viene prospettata è l’aumento impressionante (si stimano trecentomila pazienti  in più) di persone afflitte da disturbi mentali. Il disturbo più comune è lo stress post-traumatico derivante dai lutti subiti, dal timore di essere colpiti dal  virus ma anche dai danni economici che hanno investito molte persone durante i mesi della pandemia, dall’ansia generalizzata per il futuro e dalla paura della povertà. Molte di queste persone chiederanno aiuto, nel prosieguo, ai servizi di salute mentale; alcuni lo stanno già facendo in questa fase, con un impatto preoccupante e a cui non sarà semplice fare fronte essendo il personale dei servizi di salute sottodimensionato, con un numero sempre decrescente di psichiatri, psicologi e operatori sanitari in grado di curarli. Si teme anche un aumento dei suicidi.

Prima della pandemia erano novecentomila le persone in carico ai servizi di salute mentale: quindi l’aumento prospettato è pari a un terzo. Si rende necessario e urgente un piano concreto che preveda interventi mirati a ridurre questi imponenti numeri.  

I presidenti SIP Zanalda e Di Giannantonio hanno dichiarato “Senza salute mentale non può esserci ripresa e la ripartenza deve correre in parallelo con la centralità del benessere psichico, tenendo conto dell’incremento esponenziale dei disturbi dell’adattamento, con ansia e depressione, conseguenti alla pandemia. Nella fase di crisi del Covid-19 è stata, ovviamente, più rilevante la salute fisica, ma ora l’emergenza principale è la salute mentale. La ricostruzione delle macerie sanitarie ed economiche non può dunque prescindere dalla cura delle ferite psichiche, senza la quale il tessuto sociale sarà molto provato, con un rischio di aumento della povertà. A questo pesante bagaglio si dovranno poi aggiungere le anomalie comportamentali di abuso di alcol e sostanze, di cui non c’è ancora un quadro completo. Per questo la SIP chiede di inserire, prioritariamente, nell’agenda del Governo e delle Regioni, proprio la cura dei disturbi mentali, con lo stanziamento di ingenti fondi, l’assunzione di ottocento psichiatri e la diffusione della telepsichiatria. Sarà inoltre necessario un percorso di telepsichiatria diffusa che consenta di raggiungere un maggior numero di persone mantenendo in sicurezza operatori e pazienti, che così devono spostarsi meno e ridurre il numero delle potenziali occasioni di contagio. Una delle cose positive della gestione del lockdown è stata l’apertura ai supporti digitali audio e video che vanno ulteriormente implementati, insieme alla ricetta elettronica. Occorre che le aziende sanitarie investano in queste tecnologie e che gli operatori vengano addestrati adeguatamente. Per la formazione la SIP sta predisponendo corsi appositi per tutte le professionalità”.

La Covid-19, e la sua gestione in questa fase, potrà inoltre avere un impatto particolarmente rilevante sui pazienti psichiatrici a causa delle conseguenze del distanziamento fisico (che spesso purtroppo si traduce in distanziamento sociale) e per la difficoltà di gestione da parte degli psicoterapeuti ma anche dei familiari. I caregiver, a loro volta, possono avere bisogno di un aiuto psicologico conseguente alla situazione. Né vanno sottovalutati gli effetti della pandemia sugli operatori sanitari, fortemente a rischio di burnout, soprattutto coloro che, in prima linea, in condizioni precarie, hanno profuso cure ai pazienti colpiti da coronavirus e non sempre sono riusciti a salvarli.

Il direttore generale dell’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha pubblicato, su questi temi, un editoriale su World Psychiatry. Per Ghebreyesus “I sistemi di salute mentale in tutti i paesi vanno rafforzati per far fronte all’impatto. Qualsiasi successo nell’affrontare ansia e angoscia delle persone renderà più facile per loro avere volontà e capacità di seguire le linee guida delle autorità sanitarie per contenere il contagio”.

 La tutela della salute mentale rappresenta quindi una priorità assoluta in questa fase della pandemia.

Proprio alla luce del fatto che durante gli eventi epidemici vi è un elevato rischio di sviluppare disturbi d’ansia, depressione, comportamenti auto-ed etero-aggressivi, l’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato, a maggio 2020, le indicazioni per un programma di intervento dei Dipartimenti di Salute Mentale per la gestione dell’impatto dell’epidemia COVID-19 sulla salute mentale. Si tratta di un programma strutturato, manualizzato, basato su interventi fondati su evidenze e su una metodologia di valutazione standardizzata con strumenti integrabili nella routine clinica dei Dipartimenti di Salute Mentale. Il programma, elaborato sulla base di principi e modelli proposti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, dall’Inter Agency Standing Committee e dal West China Hospital, ha carattere globale poiché è diretto sia alla popolazione generale sia alle persone ad alto rischio, come i soccorritori e le persone con particolare vulnerabilità bio-psico-sociale.

Il prof. Fabrizio Starace, presidente SIEP (Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica) ha dichiarato che l’Italia destina alla salute mentale appena il 3,6% dell’intero finanziamento del Sistema Sanitario Nazionale. In Francia, Germania, Regno Unito e altri Paesi europei le percentuali sono almeno il doppio, spesso superando il 10%. L’incremento del 35% costituisce il minimo indispensabile per consentire ai servizi di esplicare appieno la loro funzione nel rispetto delle Linee Guida e delle raccomandazioni nazionali ed internazionali, che non si limitano a visite specialistiche e somministrazione di farmaci, ma prevedono un inquadramento complessivo della persona nel suo ambito relazionale e comunitario, una valutazione delle sue capacità e delle sue prospettive. Il presidente SIEP propone inoltre l’istituzione di presidi di welfare con funzioni di accoglienza, orientamento, sostegno e un intervento psicologico di supporto a individui e famiglie in funzione preventiva per non cronicizzare queste condizioni nel corso del tempo.

Walter Di Munzio, Consulente per la Psichiatria della ASL Napoli 2 Nord e membro del Direttivo Nazionale SIEP ha dichiarato in un’intervista: “Bisogna investire, aumentare gli sportelli di consulenza psicologica. La salute mentale indica la presa in carico di una popolazione, non solo della parte che si ammala. Il monitoraggio deve interfacciarsi con le famiglie, le scuole, i Pronto Soccorso, i centri di aggregazione: l’unica strada è sviluppare una rete di rapporti forti tra ambulatori, servizi, psicologi e sportelli. Penso che una società si difenda davvero soltanto quando si prende cura della sua parte più debole. Solo in questo modo può garantire una vita migliore a tutti. Una società basata sulla performance esclude molti individui. Il nostro sistema è una follia, va cambiato il concetto di produttività, ripensandolo sull’inclusione. Di fronte alle crisi, i governi prendono decisioni pensando più ai mercati che alla soluzione del problema. I principi di gestione devono essere di tipo comunitario. Un sistema di prevenzione territoriale non è remunerativo per definizione, ma può rivelarsi tale dopo una pandemia, perché se è efficiente contiene moltissimo i danni”.

Auspichiamo che il periodo emergenziale straordinario, mettendo in luce i limiti del sistema sanitario nazionale, in particolare i servizi per  le persone fragili, come i pazienti psichiatrici ma anche i disabili, sempre più depotenziati e depauperati di personale e di risorse, offra l’occasione per un ripensamento e per la riorganizzazione del sistema stesso e della rete territoriale, tenendo bene a mente che una società inclusiva permette di garantire a tutte e a tutti una vita migliore e di tendere verso uno stato di benessere fisico, mentale e sociale.

Marina Penasso

23/7/2020 https://www.dors.it

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