Elezioni europee. Italia/Europa

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Sentirete anche tragiche battute da cabaret
tra chi parlerà di
pace inviando armi a Israele e all’Ucraina,
e chi proverà pena per lo sterminio dei palestinesi,
……..ma anche, sostenendo
il diritto di Israele di continuare.

Le elezioni europee sono state sempre una mera somma di elezioni nazionali perchè non esiste una Europa dei popoli, i governi sono uniti solo da una moneta unica e dalla propensione alla guerra spese dei popoli. Allora il ragionamento di chi vota, o non vota, si basa sul giudizio sui singoli governi.

Guardiamo in particolare al l’Italia:
che credibilità ha un sistema politico che viene travolto da una valanga di astensione dal voto della metà degli aventi diritto, senza considerare altri milioni che votano senza cognizione di causa, in quanto sono portati dalla narrazione mediatica -a dittatoriale uso e consumo dei governanti- a non collegare il proprio stato indigente con le le politiche governative?
Quindi che credibilità ha un sistema politico che produce un governo -quello attuale e quelli precedenti da almeno un decennio- che legifera con un consenso ridottissimo del popolo?

Questi i numeri del rifiuto al voto: 36,1% (16 milioni e 500mila elettori) alle politiche del 2022, quasi 50% nelle periferie e nelle regioni del sud.

Questa è l’Italia del declino di ogni prerogativa democratico basato sulla scelta di far votare con il sistema di una Legge truffa, funzionale solo a quei Partiti, e loro associati nelle liste, che rispondono agli interessi di una numericamente infima parte ricca – ed eversiva in base alla Costituzione- di un Paese nel quale viene disarticolata la nervatura antifascista in “Afascista” indicando come nemici l’uguaglianza sociale e la partecipazione politica di cittadine e cittadini?

Come possono i cittadini fidarsi di un sistema politico bipolare nel quale gareggiano due simili escludendo -con tutti gli strumenti propri dei truffatori – chi si rifà alla Costituzione originaria e quindi concepisce, e pratica, la politica come forma diretta di partecipazione conflittuale con lo stato di cose presenti e indigesto alle fasce popolari?

Certo, sono domande retoriche e ingenue di chi non sa stare al mondo secondo le convenzioni imposte dalla “logica” dominante del “più forte”, e non importa se sono “forti” truffando lo Stato, corrompendo il consenso, reprimendo militarmente, decimando i diritti sociali e civili.
A loro non importa, anzi lo dichiarano spudoratamente vantandosi della loro ”superiorità” sulla gente comune.

Al loro confronto l’arroganza di potere dei democristiani e dei socialisti nella “prima Repubblica” rischia di essere assolta dalla storia invece di essere memorizzata come genitrice di questa sporcizia, di questa illegalità lobbista.

E allora come non vedere che l’astensione non è principalmente indifferenza ma un vero e proprio sentire politico che denuncia l’insopportabilità di massa verso un sistema che si autoregola a prescindere dalla condizioni materiali dettate dalle brutali disuguaglianze subite da chi è chiamato a votare, a fronte di questi dati: nel 2022 il 5% dei ricchi italiani possedeva più dell’80% della ricchezza nazionale; negli ultimi 30 anni i salari europei sono aumentati del 38%, in Italia è diminuito del 3%; nel 2023 i pensionati hanno pagato tasse sulle pensioni del 20,7% in Italia, dello 0,2%, in Germania; del 5,2% in Francia; dei 7,2% in GB; del 9,5% in Spagna.

Un sentire, deriso e archiviato, da decenni, in particolare dal ventennio berlusconiano in poi, che determinò il precipitare del rifiuto al voto che inizia con il 20% di astensionismo popolare e prosegue dalla metà degli anni 90 con i governi di “centrosinistra” e di “centrodestra- estrema destra” che hanno perseguito la stessa strada portando l’astensionismo al 30% negli ultimi anni si arriva quasi al 40% nelle elezioni nazionali e al 50% in quelle amministrative, nelle quali anche la tradizionale pratica corruttiva per estorcere il voto ai cittadini pare da tempo poco produttiva.

Sono involuzioni della democrazia partecipativa solo italiane? No, anche se più accentuate che in altri Stati europei, tutti sottoposti alla deregolamentazione dei diritti imposta dalle multinazionali, dalle banche e dalla finanza parassitaria che determina, di fatto, le politiche dei governi.

Ma quello che è paradossale è che questa involuzione è imposta dagli Stati Uniti già soggetti da anni a una brutale crisi economica, pagata, ovviamente, dagli strati popolari sempre più in condizioni di povertà assoluta, e governati da una misera percentuale di consensi elettorali e di un’affluenza al voto del 30%.

Una crisi, nel cosiddetto “Paese delle libertà” (in realtà libero, ad esempio, di far morire chi non può pagarsi una assicurzione sanitaria) rimpolpata dalla servitù economica e militare dell’Europa comandata a partecipare a guerre di aggressioni da 70 anni a Stati sovrani fuori dalla corte statunitense: ultima in ordine di tempo la guerra in Ucraina, determinata dall’accerchia-mento della Russia ad opera della NATO braccio armato degli USA, che intanto stanno preparando i presupposti per una strisciante aggressione alla Cina, utile per frenare il disfacimento del loro sistema di obesità elitaria basato sullo sfruttamento economico e militare degli Stati satelliti.

Il disegno di scopiazzamento delle dinamiche statali statunitensi da parte delle elitè italiane si tenta di completarlo con la Legge di Autonomia Differenziata dividendo l’Italia in tanti staterelli, con quelli del nord da sempre in vantaggio e con il sud, sempre sottomesso, relegato al ruolo di servitù di manodopera per le Regioni ricche.

In queste condizioni si svolgeranno le elezioni e sono indicative per il “voto” e il “non voto”, in un sistema politico sordo, autarchico e violento che può essere crepato da grandi movimenti di piazza, con una sinistra antagonista.

Franco Cilenti

Editoriale del numero 4 aprile 2024

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