Giornalismo mainstream occidentale: una comunicazione coloniale, razzista e suprematista

InfoPal. Di Angela Lano. Chiamatelo come volete: ma sempre di razzismo si tratta. Ci troviamo, infatti, di fronte al più grande fenomeno di razzismo e suprematismo occidentale (di cui quello israeliano è parte fondamentale) dopo quello storico europeo e USA che ha portato il colonialismo e l’imperialismo occidentali a fare, per secoli, disastri in tutto il mondo, e all’Apartheid nel continente americano e in Sudafrica. Stiamo parlando del neocolonialismo politico e mediatico che, in particolare dal 7 ottobre scorso, si sta manifestando in tutta la sua decadente e corrotta potenza nelle dichiarazioni di primi ministri, presidenti, politici vari, e di tutta la compagine giornalistica di massa occidentale, italiana in testa, verso il popolo palestinese, colonizzato, oppresso e vittima di genocidio.

Tutto il mondo politico e mediatico, al di qua e al di là dell’Atlantico suprematista e guerrafondaio e, ancora per poco, egemone – in una parola, l’Occidente collettivo minoritario, con qualche encomiabile eccezione -, è schierata con il colonialismo genocida israeliano, con i suoi massacri di donne e bambini, di medici e giornalisti nella Striscia di Gaza e in ciò che resta della Palestina storica.

Mentre Israele fa a pezzi i palestinesi di Gaza, il mainstream occidentale punta i riflettori sul presunto “terrorismo palestinese”, su Hamas, sui resistenti palestinesi che stanno difendendo i loro compatrioti che sono oggetto di pulizia etnica, e così via.

Ad esempio, i grandi network di informazione (dis-informazione), tutti facenti capo a una manciata di corporazioni possedute dai soliti noti, danno grande enfasi alla morte di giovani soldati israeliani, in particolare se di origine occidentale e bianchi, ma molto scarsa a quella di oltre 12.000, tra donne e bambini palestinesi, oltre al resto dei civili massacrati dall’esercito di Tel Aviv. Come se ci fossero due tipi di esseri umani: gli occidentali e tutti gli altri. Gli eletti e i goyim. Ai primi va tutta l’attenzione e l’empatia, ai secondi, l’indifferenza o addirittura la colpa.

E’ il caso del clamore mediatico suscitato dall’uccisione di un cittadino britannico di 19 anni mentre prestava “servizio” nell’esercito israeliano che sta commettendo crimini di guerra a Gaza. La copertura giornalistica enfatizza la sua età, riferendosi a lui come a un “adolescente” e menzionando dettagli sul suo compleanno. Tutto ciò, ovviamente, per attivare l’empatia verso gli israeliani e contro le loro vittime.

Ce ne sono stati diversi, di servizi come questi, dove il doppio-standard, i due-pesi due-misure del giornalismo corporativo al servizio delle lobby ha enfatizzato il caso di un militare israeliano bianco ucciso dalla Resistenza palestinese, negando il genocidio in corso di civili non bianchi in Palestina, in una spudorata modalità di narrazione coloniale che ha precedenti, dicevamo, in vergognosi momenti storici dell’Occidente colonizzatore.

Questa guerra israeliana alla Striscia di Gaza, ma anche alla Cisgiordania, con tanto di genocidio, pulizia etnica e sfollamenti, ha strappato le ultime maschere rimaste a coprire il volto guerrafondaio, malefico, razzista, sanguinario, ladro e razziatore, stupratore e violatore di ogni umanità, dell’Occidente. Il Re è nudo in tutto il suo volgare squallore genocida e di sostenitore di razzisti, islamofobici e infanticidi. 

Propaganda e caccia al filo-palestinese.

Come in tutte le operazioni di propaganda degli ultimi anni, a servizio del Sistema egemonico, a discapito di fatti e verità sul terreno, il giornalismo mainstream italiano si distingue per radicata ignoranza e malafede: mai era sceso tanto in basso nella già bassissima scala etica e deontologica dove si trovava.

Per distrarre dalla barbarie israeliana su Gaza, il mainstream italiano, RAI inclusa, e giornali di destra, sinistra e centro compresi, accendono puntualmente e settimanalmente i riflettori su esponenti della comunità palestinese in Italia, in particolare su quelli che da tanti anni si occupano di aiutare la popolazione civile impoverita e assediata della Striscia di Gaza (associazioni caritatevoli, molto presenti e incoraggiate nel mondo islamico). Ecco, dunque, che per compiacere i loro padroni, scatenano vere e proprie campagne contro il filo-palestinese di turno e caccia alle “streghe” di antica memoria, usando ben collaudate tecniche di manipolazione dell’informazione.

Tecniche di manipolazione della comunicazione giornalistica.

Quando parla di Palestinesi e della pulizia etnica a Gaza (o di tanti altri argomenti scomodi al Sistema globale), il giornalismo mainstream inverte l’ordine dei fatti e attribuisce la responsabilità alle vittime, scagionando i carnefici; usa salti logici e manipolazioni della verità sostanziale dei fatti; ricorre a fattoidi al posto dei fatti, a insinuazioni, ad accostamenti suggestionanti, a una comunicazione aggressiva, poco chiara, presupponente, a sottintesi sapienti (uso delle “virgolette” o degli eufemismi, sapendo che il lettore li interpreterà in maniera contraria o comunque diversa da quanto suggerirebbe il dato formale, cercando di stimolare un giudizio negativo e amplificando gli effetti dannosi); adopera artifici, accostamenti tra l’evento narrato e un altro evento in modo da attribuire al soggetto un fatto diverso e ulteriore rispetto a quello originario, spingendo il lettore o telespettatore a conclusioni errate e fuorvianti e producendo un effetto lesivo. In sintesi, viola il requisito della continenza formale, e tale violazione va a discapito dell’obiettività della notizia e crea crepe incolmabili nella deontologia giornalistica.

Giornalismo colonizzato dal Sistema globale e veicolo coloniale.

L’acredine, il veleno, l’ignoranza crassa, l’arroganza tipica dei servi che vogliono compiacere i loro padroni, lo scodinzolare di cani ringhiosi a cui l’osso viene sempre garantito, il ragliare assordante di asini deprivati di sapere e sapienza, e forse anche di anima, e certamente di coscienza: queste sono le caratteristiche salienti del giornalismo di massa occidentale, italiano compreso – tra i livelli più bassi al mondo, dopo i regimi dittatoriali conclamati, s’intende.

Il tentativo di una schiera di servi dalla schiena curva, tuttavia, non ce la fa, questa volta, a competere con le notizie in diretta, con tanto di video, foto e testimonianze, che arrivano dalla Striscia di Gaza e dalla Cisgiordania, via social, e questo, nonostante Israele abbia nuovamente tagliato internet e le comunicazioni telefoniche.

In questa corsa razzista e islamofobica, purtroppo, compaiono qua e là anche diverse testate della cosiddetta alternativa progressista (neoliberista, catto-comunista, radical chic, ecc.). Ne abbiamo già scritto diverse volte, e abbiamo pubblicato diverse analisi di altri giornalisti e studiosi che trovate nei link in basso.

Tuttavia, ciò che conta è che gli “asini raglianti e i cani scodinzolanti” del marcio regime totalitario occidentale in rapido declino e destinato a fare un harakiri economico e geopolitico di fronte all’altrettanto rapida e inarrestabile ascesa del Sud e Oriente globali, non riescono a competere con l’informazione indipendente palestinese e del Sud del mondo, che confuta e spiazza ogni propaganda, ogni fake news, ogni menzogna che Tel Aviv e il suo nazi-sionismo spacciano, o meglio, impongono a tutte le redazioni mainstream dell’Occidente collettivo.

E’ in atto un cambiamento radicale, questo è certo. Come è altrettanto certo che è altissimo il costo umano per i civili innocenti massacrati dagli emissari dell’Oscurità fondamentale.

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5/12/2023 https://www.infopal.it/

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