Giustizia per Angelo Di Napoli, morto sul lavoro

Dipinto di Carlo Soricelli

Angelo non ha potuto veder nascere suo figlio Mattia, la commovente e straziante storia di Angelo Di Napoli morto sul lavoro a 36 anni dopo 7 mesi di agonia, senza più aprire gli occhi. Angelo faceva l’elettricista, quel maledetto giorno del 24 ottobre 2019 rimase ferito gravemente per essere stato travolto da un trasformatore elettrico pesante 50 quintali: come fu possibile e chi sono i responsabili si è già pronunciata la Magistratura. Ma a breve inizierà il processo civile. La moglie Carmen Cannistra, mia amica di Facebook, era incinta nel momento della disgrazia, ed era già madre di una bambina che due mesi dopo avrebbe compiuto due anni: stava guardando in TV Mascia e l’Orso con la piccola Iris: squillò il telefono e gli dissero che Angelo aveva subito un incidente, ma di stare tranquilla, che non era un infortunio grave. Iniziò quel giorno il calvario di Carmen. Il suo Angelo entrò in coma e non si risvegliò più. Solo una madre può aver sopportato per amore dei suoi figli quello che ha passato lei: andava ogni giorno da Angelo per vedere se si risvegliava, intanto la sua maternità stava per essere portata a termine, Mattia nacque il 18 dicembre del 2019. L’angosciava raccontare a Iris i motivi che avevano portato il suo papà in quelle condizioni, era molto difficile da far comprendere a una bambina così piccola, non riusciva a trovare le parole giuste. Tra l’altro a febbraio in Italia arrivò il covid che impediva alla bambina di andare a trovare il papà, figuriamoci il piccolo Mattia appena nato. Carmen pregava sempre per il suo Angelo: che si svegliasse, che potesse vedere quel bambino appena nato, che Iris chiedeva sempre di lui. L’accarezzava, gli teneva la mano, gli parlava, gli diceva che c’era Mattia che l’aspettava per conoscerlo, ma purtroppo il suo “sonno” profondo lo accompagnò fino alla morte, ma cosa si prova in quello stato lo sanno solo loro. Iniziò per Carmen, dopo la morte di Angelo, anche una montagna burocratica da scalare , dovette fare addirittura il test del DNA a Mattia perché, non essendo sposata, ma solo accompagnata, il piccolo non era stata riconosciuto dal papà che era in coma profondo, e ci volevano prove che fosse veramente lui il padre, umiliando così anche Carmen. Poi, il finanziamento della macchina che lei pagava ma che era intestata al compagno. Si potrebbe continuare all’infinito per raccontare il calvario di Carmen, che oltre alla tragedia doveva continuare a combattere per i suoi figli e per dare giustizia a Angelo: che non può essere accusato di distrazione per essere stato travolto da un carico di 50 quintali. La burocrazia e la giustizia, anche civile, non ha un cuore e trascina queste vicende per un tempo lunghissimo, spesso fino all’assoluzione dei responsabili che se la cavano tutti con un patteggiamento e senza fare neppure un giorno di prigione. Questo è il sedicesimo anno che  registro tutti i morti sul lavoro, anche i morti in nero e i non assicurati a INAIL. Dal 2008 ci sono stati 10000 lavoratori morti sui luoghi di lavoro e altrettanti sulle strade e in itinere, se pensate che ognuno di questi morti ha una vita importante e unica come quella di Angelo, che lascia in un dolore insopportabile a chi rimane, che di tantissime di queste morti non c’è neppure nessuna traccia perché sono state occultate da tutti quelli che avrebbero dovuto proteggerli e vigilare, vi fa comprendere  che rendere loro visibilità, è una missione che cercherò di portare avanti. Nascerà a breve l’Associazione amici dell’Osservatorio Nazionale di Bologna morti sul lavoro, uno dei compiti principali sarà quello di scrivere un libro dove si racconterà la vita di questi 10000 lavoratori che non devono sparire nel nulla: di riuscire a dare un supporto psicologico a queste vittime. Chiederò la collaborazione di tanti soggetti capaci di scrivere, e di fare ricerca sulla vita di queste vittime innocenti che dall’ Osservatorio sono registrate. Se le loro morti fossero state raccontate, se chi di dovere avesse scritto e allarmato gli italiani sulle reali dimensioni del fenomeno, in tanti si sarebbe potuti salvare.

Qualcuno chiederà il conto di queste “distrazioni”: di chi doveva occuparsene e non lo ha fatto, sono diversi i soggetti responsabili di questo:  i morti che sono state puntualmente documentati ogni mese dall’Osservatorio e i Report mensili spediti a tutti: dai politici, ai ministeri, all’Inail e a diversi senatori, nessuno si è mai degnato d’andare a vedere se quello che scrivevo era vero. Carmen in questo periodo è giù di corda, si sente in colpa per il suo nervosismo, ma lo sono tutte le madri lavoratrici per l’enorme lavoro che fanno tra casa e lavoro, figuriamoci lei con quello che ha passato e che sta passando. Stiamo vicini a Carmen, che sappia che c’è un popolo che ama quelle come lei, che hanno subito una perdita così devastante, che si commuovono per la sua triste storia.  Carlo Soricelli curatore dell’Osservatorio Nazionale di Bologna morti sul lavoro, l’unico che ha documentato questa strage degli innocenti nelle sue reali dimensioni. 

Carlo Soricelli

28/2/2923 https://cadutisullavoro.blogspot.com/

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