I colossi farmaceutici sono trasparenti sui vaccini anti-Covid?

In questi giorni la retorica e la disinformazione incombono: pochi giorni fa a “Piazzapulita” da Corrado Formigli è stata intervistata Elena Cattaneo farmacologa, biologa e senatrice a vita. Oltre a parlare di obbligatorietà vaccinale e di come “il cervello delle persone se non accompagnato e strutturato porta a fare scelte sbagliate” (frase alquanto controversa), si è parlato di una certa “straordinaria differenza tra le democrazie e i totalitarismi”, dove per “democrazie” si intendono tutte le democrazie liberali in cui vige “l’obbligo della trasparenza, di sperimentazione e di protocolli che devono essere sorvegliati e condivisi”, mentre dall’altra “non si hanno informazioni” citando Russia e Cina. Formigli, oltre ad aver usato impropriamente la categoria storica di totalitarismi, ha detto che da Russia e Cina ci arrivano solo le notizie parziali sui vaccini di cui non conosciamo la veridicità. Elena Cattaneo ovviamente ha incalza dicendo che a differenza loro in una democrazia “il raggiungimento e la conquista deve essere spiegata e documentata resa pubblica visibile, verificabile. Le dichiarazioni di uno scienziato e di un capo di Stato valgono zero. In Russia c’è stata una pubblicazione scientifica che è stata criticata e in Cina non ci sono i dati per verificare le documentazioni sul vaccino. Quella non è scienza”. Peccato che ad oggi la situazione sia esattamente il contrario di quello che hanno detto. Per quanto non abbiamo documentazioni sul vaccino cinese, la Cina ha affrontato in modo molto efficace la crisi sanitaria a differenza dei paesi occidentali e delle liberaldemocrazie come l’Italia che ancora oggi non riesce a venirne a capo. Le parole che sono risuonate da Formigli e dalla Cattaneo puzzano di propaganda e di autoreferenzialità occidentale, un modo gentile per oscurare il bieco fallimento nella gestione sanitaria e soprattutto un modo per oscurare la totale mancanza di trasparenza da parte delle case farmaceutiche occidentali, le quali stanno dando annunci e notizie ma di cui non c’è assolutamente documentazione pubblicamente accessibile. Verrebbe da chiedersi come fa la Cattaneo ad esserne così sicura e se abbia un accesso privilegiato alle documentazioni delle multinazionali. La realtà è che l’obiettivo dell’industria farmaceutica di fare profitti e creare monopoli ci pone di fronte all’impossibilità di conoscere veramente cosa stiano studiando, di accedere agli accordi commerciali e di produrre le quantità che sarebbero necessarie in tempi brevi. 

In primis le case farmaceutiche stanno cercando di fare più business durante la crisi sanitaria e questo ha aperto una competizione tra chi per primo avrà il vaccino pronto. La multinazionale farmaceutica AstraZeneca aveva già firmato un accordo secretato con la Commissione Europea sul suo vaccino in barba alla biosicurezza, ai diritti dei consumatori e alla trasparenza sui rapporti contrattuali su prodotti che riguardano la salute di tutti. Nonostante non si sappia nulla sugli accordi contrattuali tra AstraZeneca e Commissione Europea, poche settimane fa Josep Baselga, direttore dell’area Ricerca e sviluppo oncologico di AstraZeneca, in un’intervista alla radio catalana ‘Rac1’ ha affermato che il vaccino in sperimentazione contro il Covid-19 sarà in una «fase avanzata di distribuzione entro la fine del primo trimestre del prossimo anno», che «tre miliardi le dosi di vaccino che sono fiducioso si dimostreranno efficaci», che «il vaccino in distribuzione da marzo, costerà 2 euro, doppia dose con intervallo di 28 giorni».
Notizie che ci arrivano per passaparola di un medico nel libropaga di una multinazionale: nessun documento alla mano e nessuna possibilità di verificare dagli organi di controllo. In più il medico catalano aveva affermato: «Abbiamo iniziato a produrre milioni e milioni di dosi di vaccini prima di sapere se funziona perché non vogliamo aspettare sei mesi. All’inizio dell’anno avremo già tre miliardi di dosi». Se questa è trasparenza e possibilità di documentazione in una democrazia, la nostra condizione è veramente borderline.
Medici Senza Frontiere, India e Sudafrica hanno chiesto ai governi di non concedere brevetti e diritti di proprietà intellettuale alle case farmaceutiche su farmaci, test diagnostici e vaccini anti-Covid alle multinazionali farmaceutiche. Il motivo: tutti, compresi i paesi a basso reddito, hanno diritto a curarsi in modo gratuito.
Medici Senza Frontiere ha fatto recentemente appello alla trasparenza dicendo esplicitamente che le case farmaceutiche non stanno fornendo documentazioni adatte e non hanno la minima intenzione di fare un’operazione “no profit” sul vaccino.
Dopo l’annuncio di lunedì a reti unificate mondiali da parte della Pfizer sull’efficacia “al 90% dei risultati preliminari” nel vaccino Covid-19, le azioni della multinazionale sono aumentate del 15/16%. Secondo un deposito della Securities and Exchange Commissioni, il CEO di Pfizer Albert Bourla ha venduto il 62% delle sue azioni nella compagnia, speculando enormemente sull’annuncio della sua multinazionale. In estate, molte altre aziende farmaceutiche come Moderna, hanno sperimentato vendite interne grazie agli annunci dei benefici dei vaccini, in cui moltissimi azionisti hanno venduto milioni di dollari di azioni. 
La Commssione Europea, dopo l’annuncio della casa farmaceutica Pfizer dell’efficacia del suo vaccino, ha stipulato dei contratti di acquisto miliardari.
L’interrogazione parlamentare dell’eurodeputato Marc Botenga alla commissione europea parla chiaro: mancanza di trasparenza da parte della Pfizer e la Commissione UE non sa cosa sta comprando.
La Commissione infatti ha firmato contratti miliardari con la casa farmaceutica nordamericana, ma nessuno ha accesso ai documenti. Perchè non si possono vedere?
La Commissione non ha battuto ciglio e ha acquistato 300 milioni di dosi. Per fortuna ci sarà prima un processo di autorizzazione da parte dell’agenzia europea del farmaco, ma cosa ne sa ad oggi la Commissione dell’efficacia del vaccino? Niente di niente e se lo sa non vuole dirlo!
La risposta della Commissione Europea è stata che per proteggere le multinazionali non poteva rendere pubblici i contratti (esattamente come ha fatto con AstraZeneca) ma che avrebbe considerato l’ipotesi di dare informazioni a riguardo ad alcuni deputati selezionati dopo la conclusione degli accordi. Una posizione inaccettabile di una istituzione che si sottrae al controllo democratico in nome dell’interesse di una multinazionale farmaceutica. E permette solo alla conclusione delle trattative di avere accesso agli atti.
Ma, in tutto ciò almeno, il vaccino potrà essere accessibile a tutti?? No. Secondo un’analisi di The Indipendent, le autorità americane hanno dichiarato che se questo vaccino andrà avanti, le dosi richieste non saranno purtroppo sufficienti per tutti a causa dell’incapacità di produrre quantità elevate, ma anche perché i due colossi farmaceutici hanno stipulato un contratto con chi le ha finanziate: i primi 100 milioni di vaccini saranno messi a disposizione degli Stati Uniti. Di fronte a questa ingente spesa che sta facendo arricchire gli azionisti delle multinazionali farmaceutiche, ad oggi non è garantita una copertura adeguata della popolazione.
Ciò che si chiede è la chiarezza sull’informazione ed un vaccino che sia un patrimonio pubblico, non un’occasione di profitto e soprattutto che la Commissione Europea renda pubblici i contratti di acquisto del vaccino di Pfizer, di AstraZeneca e di tutte le altre compagnie farmaceutiche.

Lorenzo Poli

Collaboratore redazionale del mensile Lavoro e Salute

16 novembre 2020

Foto: wired.it

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