I LAVORATORI DELLA LOGISTICA DI ALESSANDRIA

In un contesto in cui diventa sempre più evidente la natura antioperaia e bellicista del Governo Meloni, il carovita attacca fortemente il salario e la guerra imperialista infuria nel cuore dell’Europa, sono appena passate le date cruciali del 2 e del 3 dicembre, dello sciopero generale del sindacalismo di base e della manifestazione nazionale a Roma, fondamentali per iniziare a costruire un’adeguata reazione operaia e popolare all’attacco padronale in corso. Ne parliamo con Martino Puppo, sindacalista del SICOBAS, però solo dopo aver aperto un focus sul settore della logistica nella provincia di Alessandria, il suo ruolo all’interno del sistema nazionale del trasporto merci, le lotte operaie che si stanno sviluppando al suo interno a partire dal recente accordo migliorativo all’In’s di Tortona (AL).

I lavoratori dell’In’s di Tortona (AL) organizzati nel SICOBAS, grazie a mesi di continua attività sindacale all’interno del magazzino, son riusciti a strappare un accordo migliorativo rispetto al CCNL Logistica e Trasporto Merci. Puoi parlarci di questo accordo?

Noi pensiamo che l’accordo in TNT assuma un doppio valore positivo, sia per il contenuto strettamente sindacale che consiste in un netto miglioramento delle condizioni salariali e normative dentro il magazzino, sia per un suo valore politico assolutamente di rilievo. Riusciamo a inserire per la prima volta in una filiera non aderente alla FEDIT (una delle principali associazioni padronali della logistica) tutte quelle conquiste raggiunte tramite l’accordo di qualche mese fa con questa organizzazione, apportando condizioni contrattuali normative migliori rispetto al quadro esistente riguardo alla sicurezza, alle assicurazioni contro infortuni sul lavoro e malattie professionali. L’accordo all’ In’s prevede il raggiungimento di 8 euro di ticket mensa slegati da riferimenti a malattie e presenze l’inserimento di un ulteriore premio di presenza di 100 euro. Con questo nucleo di rivendicazioni ottenute noi riusciamo, in una fase molto difficile a causa della spirale inflattiva che aumenta in generale i prezzi, a portare a casa un risultato importante da questo punto di vista, mentre in molti altri posti di lavoro ci dobbiamo difendere dalle richieste padronali di contenere il salario. All’ In’s grazie al riconoscimento dei tickets e del premio presenza riusciamo a sostenere le richieste salariali dei lavoratori. Dall’altro lato, inseriamo tutta una serie di migliorie normative rispetto all’utilizzo dei contratti a tempo determinato nel magazzino, inserendo degli automatismi con cui avviene una graduale stabilizzazione del personale precario, trasformando dopo massimo 18 mesi di prestazione anche non continuativa i contratti da tempo determinato a tempo indeterminato. Ci si impegna ad istituire un’assicurazione aggiuntiva per gli infortuni e le malattie professionali che copra ulteriormente il lavoratore, inoltre otteniamo due giorni in più di permesso retribuito all’anno rispetto al monte ore previsto dal CCNL, questo in prospettiva della rivendicazione della riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario. Quindi parliamo di un accordo che costituisce sicuramente un netto miglioramento rispetto alle condizioni precedenti, in un momento in cui le condizioni generali dei lavoratori vedono un forte peggioramento.

La provincia di Alessandria svolge, anche in virtù della sua vicinanza al porto di Genova, un ruolo importante nel sistema del trasporto merci in Italia. Ci puoi parlare del peso che ha questo settore in questa provincia e del suo ruolo nel panorama nazionale?

Ad Alessandria stiamo notando, facendo attività sindacale sul territorio da svariati anni, che c’è un assoluto interesse sia da parte padronale che dalle istituzioni locali nell’investire molto nella logistica, con la zona che si candida a essere un altro polo nel nord Italia in grado di svolgere un ruolo fondamentale nella logistica del paese. Penso che questo si veda anche solo girando con la macchina per la provincia di Alessandria, in cui possiamo vedere che le strade sono piene di cantieri di magazzini. Solo nella zona in cui stiamo intervenendo sono stati appena costruiti tre magazzini, altri due sono in fase di costruzione quindi è chiaro che c’è un investimento molto forte. C’è un’attenzione molto forte, da parte delle istituzioni, al dare il messaggio, agli investitori e ai padroni, che Alessandria è un territorio in cui è possibile investire in sicurezza. Quindi buona parte della repressione che stiamo subendo sul territorio – attraverso processi, denunce, fogli di via a causa delle dure lotte portate avanti e per le conquiste sindacali ottenute – la collochiamo in questo quadro. C’è un interesse tutto politico di quello che qualche anno fa definivamo il sistema Alessandria di mandare un messaggio rassicurante di possibilità di investimento tranquillo per i padroni, senza la presenza sul territorio di un sindacato forte e combattivo. Tutto questo per garantire che il territorio sia come una riserva incontaminata caratterizzata da tassi di sfruttamento molto alti, con la possibilità di trasferirvi magazzini, magari da zone come Piacenza o Milano dove c’è un livello di sindacalizzazione più alto. Sicuramente c’è questa intenzione da parte di padroni e istituzioni quindi, come contraltare, ci deve essere da parte dei lavoratori la consapevolezza di ciò e un investimento, da parte delle organizzazioni operaie, nel riconoscere che qui, nei prossimi mesi e anni, ci sarà una forte concentrazione di magazzini, infrastrutture e, quindi, lavoratori. Tutto questo in un territorio che negli anni precedenti e storicamente non ha visto grandi lotte operaie, tranne qualche iniziativa nostra. Si rende, dunque, necessario investire le giuste energie con l’obbiettivo del rafforzamento del sindacato.

I lavoratori e i compagni che seguono le lotte operaie nella logistica ricordano sicuramente la vertenza di tre anni fa alla Coop. Puoi raccontarci di questa vicenda?

La vertenza alla Coop è stata molto dura, portata avanti all’interno del magazzino da lavoratori che rivendicavano fondamentalmente delle condizioni migliori di lavoro.  Nel magazzino, che impiegava più di 300 operai dentro quell’appalto, solo una parte del contratto nazionale veniva applicata e veniva soprattutto contestato dai lavoratori un’autorità aziendale moto forte, ritmi di lavoro forsennati, un controllo capillare della forza lavoro attraverso una rete di caporali e responsabili. Questo gruppo di lavoratori che aveva deciso di organizzarsi nel sindacato di base ha sicuramente prodotto una rottura molto forte dentro al magazzino, infatti a cavallo tra il 2019 e il 2020 ci sono stati numerosi momenti di sciopero con blocchi ai cancelli, in cui venivano portate avanti queste rivendicazioni. La risposta dei padroni e delle istituzioni è stata molto dura con un forte utilizzo della polizia, della celere, della repressione variamente articolata contro questi lavoratori, momenti di scontro fisico, l’utilizzo di lacrimogeni, sgomberi molto violenti dei presidi di fronte ai cancelli. Siamo comunque riusciti ad arrivare con questi lavoratori ad una chiusura della vertenza, attraverso una serie di conciliazioni. In ogni caso, è chiaro che quella mobilitazione ha rappresentato un forte momento di rottura sul territorio, anche perché questi lavoratori sono stati capaci sia di concentrare momenti di mobilitazione di fronte ai cancelli sia di generalizzarli nella provincia Alessandrina, con tutta una serie di iniziative davanti ai supermercati, riuscendo ad allargare questa lotta anche in tante altre città. C’è stata una campagna di boicottaggio nazionale dei supermercati Coop in almeno una decina di città in tutta Italia, con la capacità di questi lavoratori di allargare questo tipo di mobilitazioni. Chiaro che la risposta dura delle forze dell’ordine e della repressione è anche figlia di una mancata presa di responsabilità da parte della coop e della prefettura sul territorio, questo ha pesato sulla vertenza, però credo che sia stata anche significativa per il risveglio di tutta una serie di lavoratori che, vedendo quei metodi di lotta, si sono avvicinati facendoci entrare in contatto con altre situazioni.

Vorremmo infatti farti una domanda proprio su questo, sui nuovi percorsi di lotta che si stanno sviluppando qui ad Alessandria, come ad esempio la nascita di un nuovo comitato di base alla Logista di Tortona. Puoi parlarcene?

Alla Logista si è costituito da qualche mese un gruppo abbastanza combattivo di lavoratori che anche qui, come alla Coop, hanno prodotto una forte rottura dentro quel magazzino, un magazzino che fino a un anno fa sembrava inespugnabile, nel senso che c’era una situazione sindacale molto asfittica, una forte paura dei lavoratori di organizzarsi aldilà delle forme classiche di adesione a Cgil Cisl e Uil, con i lavoratori disarmati ideologicamente che spesso ti dicevano: “non c’è nulla da fare, la situazione è ferma e non è rivendicabile e migliorabile niente”. Alla Logista i lavoratori avevano l’obbligo dello straordinario, turni massacranti di almeno 10 ore, la continua paura di essere vessati dai propri responsabili, l’impossibilità di rivendicare la corretta applicazione dei livelli di inquadramento, l’impossibilità di rivendicare un ticket mensa che desse un minimo di sostegno al salario. Gli operai, con pazienza e intelligenza, sono riusciti a costruire un gruppo dentro, riuscendo ad ottenere alcuni risultati come ad esempio un netto miglioramento sui ritmi e sugli orari. Siamo riusciti a imporre la volontarietà dello straordinario – quindi chi è disponibile lo fa, chi non lo fa è libero di andarsene dopo le 8 ore ordinarie. La pressione dei lavoratori e lo sciopero hanno aperto una trattativa rispetto alla possibilità del riconoscimento del ticket mensa, infatti questo mese i lavoratori avranno riconosciuto un primo ticket. Abbiamo iniziato a sistemare una serie di livelli di inquadramento, ancora una parte dei lavoratori crediamo che sia sotto-inquadrata, quindi stiamo continuando la battaglia. Credo che il percorso che abbiamo innescato alla Logista parta da una situazione assolutamente arretrata, con alti livelli di sfruttamento che possono essere però rotti grazie al coraggio e alla determinazione dei lavoratori, che si organizzano in percorsi conflittuali e che rompono questa cappa di paura. Pensiamo che questa cappa sia possibile romperla in tutto il territorio alessandrino.

Per rispondere adeguatamente all’attacco al salario e al carovita, per opporsi al Governo Meloni e alla guerra imperialista è necessario generalizzare la lotta aldilà dei singoli luoghi di lavoro e delle rispettive vertenze. Che ruolo hanno avuto le date del 2 e 3 Dicembre in questa prospettiva?

Crediamo che abbiano avuto un ruolo assolutamente centrale proprio nell’ottica della generalizzazione delle lotte e della nostra capacità di realizzarla, in una fase molto difficile e complicata in cui l’attacco al salario e alle condizioni di vita del proletariato in generale è molto forte. Stiamo vedendo le prime misure che questo governo assolutamente bellicista e antioperaio sta prendendo, quindi a maggior ragione la giornata di sciopero nazionale generalizzata a tutti i settori, lanciata dalle sigle del sindacalismo di base e combattivo, ha tentato di porsi al centro nel dibattito tra i lavoratori di questo paese. Soprattutto va rimarcato il fatto che, dopo mesi complicati, ci sia stata una prima iniziativa unitaria di mobilitazione di massa con manifestazione a Roma, crediamo che questo sia molto importante. Ci abbiamo investito ad Alessandria come in tutte le altre piazze, abbiamo cercato di sviluppare al massimo la partecipazione dei lavoratori alle due date, abbiamo fatto in quei giorni un tour di assemblee in tutta una serie di magazzini proprio perché crediamo che lo sciopero vada praticato davvero e che non basta solamente dichiararlo. Il 2 dicembre abbiamo cercato di mettere in piedi tutta una serie di iniziative, in particolare quelle di blocco e picchettaggio davanti ai luoghi di lavoro, provando a dare il segnale che questo paese va bloccato per rivendicare aumenti di salario, per ribadire la nostra contrarietà alle politiche antioperaie di questo governo. Abbiamo scioperato per ribadire che noi siamo contro la guerra, contro lo scontro inter-imperialistico in atto, che siamo consapevoli che questa guerra diventerà l’ennesimo stillicidio che farà aumentare i profitti dei padroni a fronte, come al solito, di un massacro di proletari di vari paesi. Su questo ci siamo mossi e abbiamo costruito la mobilitazione!

Costantino Talia

7/12/2022 https://www.lordinenuovo.it

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