Il momento è adesso

Dopo intensi lavori di adeguamento tecnico durati un anno la portaerei Cavour è pronta. Per cosa?

Per imbarcare e impiegare gli F35B a decollo corto acquistati dalla Marina. La prossima attività della Cavour sarà infatti attraversare l’oceano Atlantico per raggiungere gli Stati Uniti, imbarcare gli aerei e procedere con esercitazioni congiunte con la US Navy, la marina statunitense.

La Marina Militare, la US Navy e la Royal Navy britannica saranno le uniche Marine al mondo a dispiegare portaerei in grado di operare con i velivoli F-35.

La portaerei, in termini generali, è un sistema d’arma eminentemente offensivo che ha la funzione di portare la forza aerea ben oltre i confini nazionali. Non ha funzioni difensive a meno che non si intenda la “Difesa”, come in effetti tutti i documenti ufficiali riportano a chiare lettere, come la tutela e promozione armata degli “interessi nazionali” all’estero. Ci sarebbe molto da discutere su quanto siano effettivamente “nazionali” tali interessi.

In questo senso la sua costruzione risulta perfettamente coerente con il profilo offensivo e belligerante che il nostro Paese si è dato da trent’anni a questa parte con la realizzazione del Nuovo Modello di Difesa. Questo nuovo modello per le Forze armate, richiesto dagli Stati uniti a tutti i partner Nato all’indomani della prima guerra del Golfo del 1991, prevedeva la riorganizzazione su base volontaria e professionale della truppa affinché questa potesse essere agevolmente impiegata in un nuovo e aggressivo quadro di proiezione militare.

Chiave di volta della nostra belligeranza, la professionalizzazione sul modello anglo-americano ha offerto e offre il migliore quadro tecnico-giuridico per un impiego diretto nel nuovo interventismo Nato post-89.

Sulla stessa frequenza si colloca l’acquisizione degli F-35 che non sono aerei da difesa in senso stretto ma cacciabombardieri con capacità nucleare da “primo colpo” che dovrebbero sostituire la vecchia flotta di Tornado. Non a caso, in aperta violazione del Trattato di non proliferazione nucleare a cui l’Italia ha aderito, il nostro Paese non solo ospita decine ordigni nucleari sul proprio territorio ma addestra i propri piloti al bombardamento nucleare nel quadro del Nuclear sharing della Nato.

In tempi di pandemia, in cui ben altri dovrebbero essere i dossier su cui riversare risorse, il costo operativo della portaerei Cavour si aggiungerà quindi a quello dell’acquisto degli F35, dei sommergibili, degli elicotteri da guerra, alle sempiterne missioni di “pace” in Iraq e Afghanistan e a quella nuova annunciata per il Mali.

La lista della spesa bellica di questo governo si allunga ancora e si conferma in aumento verso quel 2% del Pil richiesto dalla Nato mentre a settembre, sostanzialmente per carenza di spazi e personale che possano garantire distanziamento, si procederà con una improbabile riapertura delle scuole a “targhe alterne”. Mentre tutte le altre emergenze, quella sociale in primis, sono sostanzialmente messe in quarantena aspettando un miracolo.

Come dice a chiare lettere Tommaso Di Francesco su questo giornale “una voce di sinistra – dentro, fuori e contro il governo – almeno dovrebbe levarsi. Insieme alla protesta….”.

Perché se il 1989 fu un momento epocale (evidentemente mancato) per l’avvio di una fase globale di distensione e disarmo, a distanza di trent’anni, non possiamo mancare anche questo altrettanto epocale “appuntamento”. Perché nella devastante e inedita crisi che la pandemia sta portando con sé ciò che sempre più si fa strada nel senso comune è che il delirio bellicista passa indisturbato sui mastodontici sacrifici di tutti quanti. La pace e la solidarietà tra i popoli, tanto più ora, non possono essere soltanto un orpello etico con cui infiorettare la giacca nelle occasioni elettorali.

La sinistra, moderata o radicale che sia, o è conseguentemente pacifista o semplicemente non è.

Costruiamo, anche sulle pagine del Manifesto, da sempre coerentemente in prima fila nelle battaglie per la Pace, una campagna che possa sollevare l’opinione pubblica contro le scelte belliciste che il governo si ostina a sostenere. Una campagna per la drastica riduzione delle spese militari e il ritiro dalle missioni in Afghanitan ed Iraq, per il disarmo nucleare, per la conversione dell’industria bellica verso la difesa ambientale, per una revisione sostanziale del concetto di “Difesa”.

Cominciamo con gli F-35 e la portaerei Cavour, simboli per eccellenza di un’attitutine belligerante che deve finire. Il momento è ora.

Gregorio Piccin

responsabile Pace – Rifondazione Comunista-Rifondazione Comunista-S.E.

9/5/2020 https://ilmanifesto.it

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