Il nuovo Patto UE: una svolta tragica per il diritto di asilo in Europa

Rimpatri in zone di guerra e detenzione di bambini: cosa prevede il Patto UE sulla migrazione e l’asilo

La sistematica violazione dei diritti umani ai confini esterni dell’Europa diventerà legge: il 10 Aprile il Parlamento europeo ha infatti ufficialmente approvato il nuovo Patto UE su migrazione e asilo, formalizzando così la decisione già presa il 20 Dicembre scorso. Una svolta tragica per i diritti umani in Europa. I tanto acclamati valori di solidarietà, fratellanza, diritti, su cui l’Europa pretende di fondarsi spariscono nel buio non appena a dover essere tutelati sono gli “altri”, i non europei.

L’approvazione del Patto è stata accompagnata da numerose proteste da parte di NGO e sottoposta a dure critiche, sia dalla destra che dai partiti di sinistra. I primi, tra cui il governo ungherese, contestano alla riforma di non essere abbastanza “dura“ e di non essere sufficiente per prevenire l’”immigrazione illegale” in Europa. I secondi la definiscono come una riforma fatale, con conseguenze senza precedenti sul diritto di asilo e sui diritti umani. In una dichiarazione congiunta più di 160 organizzazioni della società civile avevano invitato i deputati al Parlamento europeo a votare contro questo patto 1.

La linea dell’UE è chiara e non sorprende se guardiamo agli ultimi anni delle politiche europee sulla migrazione: accordi bilaterali con governi autoritari, finanziamento della guardia costiera libica, nessuna creazione di vie di accesso legali, militarizzazione ed esternalizzazione dei confini. Tutto questo diventerà una drammatica realtà, regolarizzata e normalizzata dal nuovo quadro giuridico.

Esternalizzazione delle procedure di asilo, mitigazione del concetto di Stato terzo sicuro, l’introduzione di un ordinamento speciale: solo alcuni dei punti fondamentali del nuovo Patto. Nemmeno le famiglie con i bambini sono state escluse dalle procedure, come ci si sarebbe auspicato. Eccezioni sono previste solo nel caso di minori non accompagnati.

A partire dal 2026 gli Stati membri dovranno dunque adottare procedure uniformi alle frontiere esterne, in modo da stabilire rapidamente se le domande di asilo siano fondate o meno. Fino a quando non verrà presa una decisione sulla richiesta di asilo, le persone saranno trattenute in campi di detenzione per un massimo di dodici settimane.

Le persone che provengono da un Paese con un tasso di riconoscimento dello status di rifugiato inferiore al 20% saranno obbligatoriamente sottoposte a tale procedura, senza poter vedere esaminata la propria domanda su base individuale.

L’inasprimento delle norme riguarda soprattutto le persone provenienti da Paesi considerati relativamente sicuri, con l’obiettivo di facilitare e rendere più rapidi i rimpatri. Con l’ampliamento del concetto di Stato terzo sicuro, esiste inoltre il rischio concreto che le persone siano rimpatriate in paesi come Iran, Afghanistan, Syria o Pakistan.

Il Patto prevede anche la riforma del sistema EURODAC con operazioni che mirano a identificare in maniera più efficace, schedando, oltre alle impronte digitali, le immagini del volto e altre informazioni personali. “Il Nuovo Patto sulla Migrazione e l’Asilo inaugura una nuova era mortale di sorveglianza digitale,” – denunciano 2 alcune organizzazioni aderenti a #ProtectNotSurveil coalition, che criticano il patto da una prospettiva digitale, guardando all’intersezione tra migrazione e digitalizzazione – “l’ampliamento dell’infrastruttura digitale per un regime di frontiera dell’UE basato sulla criminalizzazione e sulla punizione dei migranti e delle persone razzializzate“.

Viene inoltre abbassata l’età minima dai 14 ai 6 anni, sottoponendo dunque a tali pratiche soggetti estremamente vulnerabili.

Difficile poter dire con precisione cosa succederà tra due anni, se gli Stati ai confini esterni, con sistemi di accoglienza già al collasso, avranno le capacità di attuare le procedure di confine, se il meccanismo di solidarietà verrà rispettato o cosa succederà in caso di emergenza e messa in atto dell’ordinamento speciale. Come molti critici sostengono, è possibile che la riforma andrà ad aggravare e appesantire un sistema già allo stremo, causando conseguenze disastrose per l´Europa e gli Stati membri.

Ciò che è certo è che il Patto non riuscirà a fermare le persone che si mettono in fuga. Secondo stime ufficiali, con l’aggravarsi delle conseguenze del cambiamento climatico, le migrazioni andranno ad intensificarsi. Come evidenziato dall’International Displacement Monitoring Center nel “Report on international Displacement 2023” 3, il numero delle persone sfollate e costrette a migrare nel 2022 a causa di disastri naturali è stato di gran lunga superiore rispetto al numero di persone in fuga da conflitti e violenze. Tale numero è destinato a crescere esponenzialmente. Nel 2022 il numero di persone sfollate a causa di disastri è aumentato del 45% rispetto all’anno precedente.

In un momento storico come questo, l’approvazione di un patto securitario, che non tiene in considerazione i push factors e si limita a detenere le persone migranti in condizioni disumane ai suoi confini esterni, è un atto privo di coscienza politica.

A coloro che parlano di un “giorno storico“ e di “vittoria“ e si affidano alla retorica “meglio un compromesso che nessun compromesso“, va ricordato che la dignità umana è inviolabile e i diritti non sono negoziabili.

  1. More than 160 Civil Society Organisations call on MEPs to vote down harmful EU Migration Pact, Picum (13 febbraio 2024)
  2. Leggi la dichiarazione
  3. Consulta il rapporto

Liliya Chorna

15/4/2024 https://www.meltingpot.org/

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