Il posto dei malati psichici non è il carcere: la CEDU contro l’Italia

I giudici della Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo hanno ordinato al governo italiano di interrompere la detenzione di due persone recluse nella casa circondariale di San Vittore e di collocarli in un luogo di cura. I due, infatti, sono “non imputabili”, poiché afflitti da gravi disturbi psichici. Se le istituzioni italiane non procederanno, l’Italia rischierà una condanna per violazione dell’art. 3 della Convenzione europea dei diritti dell’Uomo, che proibisce il trattamento o pena disumano o degradante.

La Corte aveva accolto negli scorsi giorni le richieste di ingiunzioni cautelari prodotte dalle avvocatesse Antonella Calcaterra e Antonella Mascia, insieme al giurista Davide Galliani. Uno di questi casi concerne la situazione di un soggetto albanese 46enne, certificato invalido civile “al 100%”, come scritto nell’istanza presentata alla Cedu. I suoi genitori, che vivevano insieme a lui, nell’autunno dell’anno scorso lo avevano denunciato per maltrattamenti e lesioni: l’uomo era quindi stato allontanato dalla sua abitazione dopo la richiesta della Procura. In seguito a una lunga serie di violazioni del divieto di avvicinamento, “causate anche dall’assenza di altri luoghi dove recarsi”, in particolare “per ripararsi dal freddo della notte”, i magistrati hanno disposto la misura cautelare in carcere.

Poi, nel gennaio 2023, in base a quanto certificato da una consulenza medica che lo inquadrava come soggetto “incapace di intendere e di volere”, hanno ordinato il suo inserimento all’interno di una comunità terapeutica. Proprio in riferimento a questo passaggio è emerso il primo “scoglio”, poiché non è stata trovata nessuna comunità pronta ad ospitare l’indagato, che dunque non ha potuto lasciare il carcere. Dopo aver dichiarato il “non luogo a procedere” poiché l’uomo era “non punibile per vizio totale di mente”, lo scorso maggio il Gip ha poi indicato il suo inserimento in una Rems, ovvero in una struttura sanitaria di accoglienza per gli autori di reato affetti da disturbi mentali e socialmente pericolosi, subentrata dal 2017 agli ospedali psichiatrici giudiziari. Ancora una volta, però, non è stato dato seguito alla misura: mancavano i posti a disposizione.

Il secondo caso oggetto della pronuncia della Cedu è molto simile al primo. Riguarda un cittadino italiano di 40 anni, che lo scorso marzo è stato assolto dall’accusa di maltrattamenti ai danni dei genitori in quanto non imputabile per “vizio totale di mente”. Il giudice delle indagini preliminari ha provveduto a ordinarne la scarcerazione, a causa della grave patologia e della pericolosità sociale dell’uomo, e l’inserimento in una Rems. In cui, però, non ha potuto essere ospitato per carenza di posti.

L’applicazione concreta delle norme vigenti in materia di Rems, in Italia, è stata oggetto di moltissime criticità. A sancirle è stata, nel 2022, una sentenza della Corte Costituzionale, che ha parlato di “numerosi profili di frizione con i principi costituzionali”, rispetto a cui si invitava il legislatore ad intervenire “al più presto”. Dall’istruttoria era infatti emerso che vi erano tra le 670 e le 750 persone in lista d’attesa per l’assegnazione di una Rems, molte delle quali autrici di reati gravi e violenti, ma i tempi medi per l’ingresso erano inquadrati in circa 10 mesi.

La Corte ha attestato come il sistema abbia dei “gravi problemi di funzionamento” che comportano la lesione dei diritti degli ospiti delle Rems, tra i quali anche il diritto alla salute, poiché i malati non ricevono “i trattamenti necessari” per “superare la propria patologia e a reinserirsi gradualmente nella società“. Dichiarare illegittima l’intera normativa delle Rems, tuttavia, secondo la Corte avrebbe portato alla ”integrale caducazione del sistema”, che “costituisce il risultato di un faticoso ma ineludibile processo di superamento dei vecchi OPG”, con un conseguente “intollerabile vuoto di tutela di interessi costituzionalmente rilevanti”. I giudici hanno quindi invitato a una complessiva riforma del sistema. A cui però, fino ad oggi, il Legislatore non ha dato seguito.

Stefano Baudino

9/9/2023 https://www.lindipendente.online/

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