IL REFERENDUM E L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DEL “SI”

Tra poco più di 15 giorni saremo chiamati a votare per confermare o rifiutare un consistente “taglio” (circa il 37 per cento) del numero dei parlamentari italiani.
Tale appuntamento ha già prodotto un ampio dibattito ed è facile immaginare che, con l’approssimarsi del voto, il confronto produrrà toni sempre più serrati e meno “felpati”.

Come ho già scritto in altra occasione (1), la questione ha offerto spunti di riflessione a docenti universitari d’indubbia fama – da Gianfranco Pasquino a Salvatore Curreri – a numerosi costituzionalisti (a grande maggioranza favorevoli al NO) e a tanti di quegli avventori che, purtroppo, affollano sempre quel “Bar dello sport” cui, troppo spesso, è ridotta la politica italiana; persino Salvini si è espresso a sostegno del SI!

In questo senso, sono rimasto particolarmente colpito da tre interventi pubblicati, contemporaneamente, da “Micromegablog” e “Micromega.net”
Sorvolo sulle considerazioni espresse da Giorgio Cremaschi (2) perché in esse ho ritrovato una (per me, lusinghiera) perfetta consonanza di idee.

Non concordo, invece, con la posizione di Pierfranco Pellizzetti perché, a mio parere, il suo “Sentitamente SI” (3) pare dettato da motivazioni che, ignorando le indispensabili valutazioni “di merito” – sulle conseguenze di una riforma “monca”, cui non si accompagna (nemmeno) l’indispensabile modifica dell’attuale legge elettorale, dei regolamenti parlamentari e del funzionamento delle commissioni – esprimono esclusivamente un senso di astiosa rivalsa nei confronti della c.d. “casta”. Un voto, il suo, attraverso il quale “mandare un segnale alla corporazione politicante” e, dunque, tagliare il numero di quelli che definisce “professionisti della politica”.

Confesso, però, di essere rimasto particolarmente sorpreso e perplesso dopo la lettura dell’articolo (4) del Direttore di “Micromega”.

Mi ha, infatti, particolarmente colpito il fatto che Paolo Flores d’Arcais consideri l’eventuale riduzione del numero dei parlamentari “una riformetta”; che “non produrrà danni e si limiterà a un taglio di alcune decine di peones”!

Nemmeno una riga rispetto alle conseguenze che tutti paventano; anche coloro che invitano a votare SI.

Non a caso, i sostenitori del taglio si sforzano, in tutti i modi possibili, di rassicurare i cittadini circa il fatto che, una volta ridotto il numero dei parlamentari, si procederà a una revisione dell’attuale legge elettorale e a una riforma complessiva sul funzionamento del Parlamento; a partire dai regolamenti e dalle modalità di funzionamento delle commissioni.

Tutte questioni che, secondo una elementare logica procedurale, avrebbero dovuto precedere la riduzione del numero dei parlamentari!

Di contro, è sicuramente condivisibile il pensiero di Paolo Flores circa il fatto che – anche a valle della riduzione – saranno sempre le segreterie dei partiti a “nominare” deputati e senatori; facendo risparmiare allo Stato appena qualche centinaio di Mln (a fronte dei Mld di evasione fiscale tollerati).

Così come non si può non essere d’accordo sull’opportunità di riproporre oggi una serie di modifiche costituzionali – “che Micromega, addirittura, già chiedeva esattamente trentaquattro anni e tre mesi fa” – volte a costituire un “insieme organico” di riforme.

Perché, allora (mi chiedo), sponsorizzare un SI che lui stesso definisce “una bandierina (per il M5S) a buon mercato presso l’opinione pubblica, cianciando di risparmi”?

Inoltre, che senso ha appoggiare la riduzione del numero dei parlamentari e, contemporaneamente, risolutamente affermare: ” Una discussione seria su riforme che colpissero il crescente malcostume partitocratico non si è purtroppo mai sviluppata. E non si svilupperà. Prevarranno miserabili cabotaggi, che useranno i risultati del voto solo per cercare di indebolire o rafforzare il governo”.

Viene alla mente la soluzione gattopardesca sempre di moda nel nostro Paese “Cambiare tutto (o qualcosa) per non cambiare nulla”!

La sensazione, quindi, è che tutte le (non molte) motivazioni addotte dai sostenitori del SI si riducano, alla fine, a un atteggiamento di livore e a un senso di rivalsa nei confronti della (pur non apprezzabile) casta; con il concreto rischio, però, di renderla ancora più “casta”!

Per concludere, non condivido la certezza del Direttore quando, al pari di Marco Travaglio (5), afferma:” Che riducendo il numero dei parlamentari venga leso il ruolo della istituzione Parlamento non sta né in cielo né in terra: è vero semmai il contrario”.

Preferisco rifarmi alle parole di Umberto Terracini, Presidente dell’Assemblea Costituente, secondo il quale: ” Quando si vuole diminuire l’importanza di un organo rappresentativo s’incomincia sempre col limitarne il numero dei componenti”!

NOTE

1 – Fonte: “Micromegablog”; “20 e 21 settembre 2020: Le ragioni del NO”, del 25 agosto 2020
2 – Fonte: “Micreomegablog”; “Promemoria antiliberista per il NO”, del 28 agosto 2020
3 – Fonte: “Micreomegablog”; del 28 agosto 2020
4 – Fonte: “Micromega.net”; “Referendum, tanto rumore (quasi) per nulla”, del 28 agosto 2020
5- Fonte: “Il Fatto Quotidiano”; del 20 agosto 2020

Renato Fioretti

Esperto diritti del Lavoro

Collaboratore redazione di Lavoro e Salute

31/8/2020

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