Israele: smantellare le false narrazioni

Alberto Deambrogio: Che rapporto vedi tra l’attacco di Hamas e l’azione del governo israeliano?

Moni Ovadia: L’attacco di Hamas risponde alla volontà del governo ultrareazionario di Israele di stipulare la cosiddetta pace di Abramo, in modo da avere relazioni pacificate e diplomatiche con i paesi arabi, in modo da escludere definitivamente il popolo palestinese. Essendo in pace con tutti gli stati arabi, Netanyahu voleva avere la mano libera per continuare l’espulsione dei palestinesi dalla loro terra. Essi dovrebbero essere dei paria, che vaganoin una terra loro senza avere una relazione di autodeterminazione, dei diritti, di una dignità. Credo che Hamas abbia deciso di fare un’azione molto eclatante, per far saltare in aria questo gioco proditorio del governo israeliano. Gli aspetti efferati di quell’azione, con dei civili assassinati e con l’attesa di una indagine internazionale sull’accaduto, sono sicuramente da condannare, ma l’assassinio di civili indifesi, le violenze su di essi, gli arresti, le torture, le distruzioni delle loro case sono qualcosa che i governi israeliani hanno perpetrato ripetutamente, ininterrottamente per decenni in modo efferato e con uno stillicidio crudele e sadico.

AD: Quali sono, a tuo parere, gli obiettivi di Netanyahu?

MO: Gli obiettivi di Netanyahu sono sintetizzabili in una parola: etnocidio. Egli intende cancellare l’identità palestinese e fare dei palestinesi delle persone senza una loro configurazione di popolo e di nazione, cioè titolari dei diritti all’autodeterminazione all’uguaglianza e alla libertà. Per Netanyahu i palestinesi dovrebbero diventare delle non persone, che non hanno nessun diritto e che devono accettare ciò che viene loro concesso da quello che diventa il padrone delle loro vite, cioè il governo israeliano e le sue emanazioni: l’esercito e le varie amministrazioni del territorio. Ecco perché secondo me la parola giusta è etnocidio.

AD: Che cosa è diventato Israele? E’ un problema del governo o della popolazione?

MO: È una domanda questa estremamente complessa. Se noi dovessimo dire da chi è governato Israele, qual è il governo di Israele, io non avrei timore di usare il termine fascista. Il governo tuttavia esce da elezioni, quindi una parte cospicua della società israeliana è solidale con questo governo. E’ una parte rilevante della società che è stata brainwashed, per dirla con un termine inglese, cioè sottoposta a un lavaggio del cervello che l’ha convinta di essere costantemente in pericolo di estinzione. Tutto questo è stato fatto anche strumentalizzando la Shoah, facendone una sorta di idolatria per cui l’ebreo è comunque vittima anche quando ha un esercito potentissimo che opprime un popolo completamente indifeso. Questo lavaggio del cervello ha funzionato. Evidentemente poggiava su qualcosa su qualcosa di molto forte, una sorta di cortocircuito psicopatologico, che ha usato lo shock della Shoah da parte di governanti reazionari per tenere in scacco la popolazione con l’incubo di essere annientata e cancellata.  Ciò ha finito per legittimare, per chi cade in questa trappola, le azioni più ingiustificabili e più violente. Però non c’è dubbio che la società israeliana in una sua parte consistente non abbia la lucidità per capire che di questo passo gli israeliani finiranno nel baratro.

AD: Qual’ è l’ideologia dominante della narrazione del governo israeliano?

MO: La narrazione è: noi siamo in eterno le vittime, quindi qualsiasi cosa noi si faccia, qualsiasi azione militare e politica, comprese le più sconce, le più vili, le più violente sono motivate dal fatto che noi ci difendiamo perché noi siamo sempre e comunque le vittime.  Questo è un processo di vittimizzazione. L’ebreo israeliano è passato dalla condizione di vittima, che gli deriva dall’eredità della Shoah, alla condizione di vittimista. Il vittimista trova giustificazione a qualsiasi suo comportamento, perché ha l’ideologia di una persona che si trova nella condizione di diventare vittima anche se non lo è.  Dico una cosa molto pesante, ma spero che venga presa come una riflessione. Perché i nazisti volevano sterminare gli ebrei? Perché dicevano che gli ebrei volevano distruggere la Germania, dominare il mondo, distruggere tutti gli altri per, appunto, essere i padroni; citavano i famosi falsi protocolli dei Savi di Sion. Quindi i nazisti si pensavano come vittime degli ebrei e questo motivava il loro progetto di cancellare gli ebrei dalla faccia della terra. Io credo che gli israeliani, parte degli israeliani, soprattutto nella classe dirigente reazionaria siano cascati nella trappola di Hitler, cioè abbiano interiorizzato una condizione di vittima eterna per cui qualsiasi azione si compia è solo un’azione di difesa, mentre in realtà è un’azione di offesa, colonialismo, segregazione, brutalità, uccisione, etnocidio. Bisogna spezzare questo circuito psicopatologico e io mi auguro che ci siano, come del resto ci sono, grandi storici, grandi teorici ebrei, anche israeliani, che denuncino queste cose e si arrivi in futuro una nuova classe politica. In caso contrario diventerà vero che gli ebrei israeliani saranno vittime di loro stessi, distruggeranno se stessi.

AD: Che rapporto c’è tra questa ideologia e l’uso improprio dell’olocausto?

MO: La relazione è molto stretta. All’inizio la dirigenza sionista cercava di prendere le distanze dagli ebrei della diaspora. Alcuni giovani sionisti dei primi tempi accusavano gli ebrei di non avere reagito. Era una cosa infame e ingiusta perché la condizione degli ebrei della diaspora, che subirono la Shoah, era di terrificante abbandono e solitudine.  Quando le dirigenze reazionarie israeliane hanno capito che la Shoah era una poderosa arma di ricatto e una poderosa arma di consenso nei confronti di qualsiasi azione del governo, l’hanno usata in maniera spregiudicata e cinica.  La cosa ha avuto per diversi lustri successo. L’occidente, col suo immenso complesso di colpa per avere lasciato sterminare sei milioni di ebrei accanto a rom e sinti, agli antifascisti, ai menomati, ai testimoni di Geova, agli omosessuali e gli slavi ha messo in funzione un meccanismo per cui per molti lustri e chissà per quanti a venire i governi israeliani hanno avuto il diritto all’impunità. Qualsiasi cosa succedesse l’occidente infame, vigliacco, colonialista e razzista appoggiava i governi israeliani di fronte alle più patenti violazioni del diritto internazionale, di fronte alle più patenti azioni di ingiustizia, di violenza, di brutalità. Grazie al ricatto della Shoah i governi israeliani, in particolare quelli ultra reazionari, hanno avuto un vantaggio nel loro programma di oppressione e di spoliazione del popolo palestinese. Hanno avuto un grande vantaggio, si: hanno avuto l’impunità, non come si dice oggi, il diritto a difendersi.

AD: Come vedi la necessità di separare i destini del popolo ebraico dallo stato di Israele? 

MO: Personalmente io incarno una via di questa problematica. Io tengo moltissimo alla mia identità ebraica, mi ci sono dedicato anche attraverso il mio lavoro, ma non mi sento per nulla né israeliano né sionista; anzi sono progressivamente diventato antisionista perché il sionismo è una forma di nazionalismo fanatico, colonialista e segregazionista. Cosa posso avere a che fare io che sono comunista e che mi batto con tutte le mie forze per l’uguaglianza fra gli esseri umani, per la dignità di ogni essere umano contro ogni forma di discriminazione, di razzismo, di ingiustizia sociale, con il sionismo? Sono anni che cerco di sollecitare in Italia una presa di posizione degli ebrei, perlomeno di quella parte degli ebrei che condannano le azioni criminose del governo di Israele, per dire: facciamo una comunità degli ebrei democratici d’Italia, con tre semplici regole.  Come esseri umani facciamo riferimento alla carta universale dei diritti dell’uomo, come cittadini italiani facciamo riferimento alla Costituzione repubblicana e, essendo anche europei, alle carte emanate eventualmente da quel simulacro che è l’Unione Europea. Come ebrei facciamo riferimento alla Torah, al Talmud, al grande pensiero dei maestri ebrei nel corso della diaspora, ma le azioni del governo di Israele devono essere considerate come tali e non devono essere mescolate alla nostra identità ebraica, che è una delle identità che portiamo. Questa è la mia proposta, ma non è solo la mia. Non so quanti lo sappiano, troppo pochi comunque, ma ci sono dei gruppi dell’ortodossia ebraica, in particolare il Naturei Karta, che sono antisionisti, non riconoscono lo stato d’Israele e che sostengono le lotte dei palestinesi da sempre. Loro sono molto radicali, considerano lo stato di Israele blasfemo e dicono che si arriva alla pace con lo smantellamento pacifico del governo d’Israele, dello Stato d’Israele. Questa è la loro opinione naturalmente, questo per dirvi che l’ebraismo ha molte correnti. Noi non abbiamo un Papa, non abbiamo un papato e l’ebraismo è fatto di regole e di precetti, soprattutto di pensiero. E’ una ortoprassi che cerca di costruire l’identità di un uomo libero e giusto, sulla base dell’etica dello straniero. Questo è quello che penso io e che potreste sentire anche da molti rabbini. Credo che gli ebrei della diaspora dovrebbero separare completamente il loro destino da quello dello stato d’Israele, ma in particolare dai suoi governi, perché ancora la maggioranza degli ebrei vive in diaspora. Si considerano cittadini dello stato in cui vivono. Io in particolare mi considero cittadino italiano, perché sono rispettoso della Costituzione repubblicana, non per il sangue, la terra e tutte quelle fesserie. Mi considero cittadino europeo con molto dolore perché l’Europa è diventata un simulacro di pavidi e di venduti e, soprattutto, mi considero cittadino del mondo. Io aspetto e spero che prima di morire possa avere un passaporto configurato così: Salomone Ovadia, abitante del pianeta terra, nato a Plovdiv in Bulgaria, proveniente da Milano. Questo è il mio sogno.

AD: Sta nascendo una nuova idea di occidente? Che parentela ha con la fase coloniale?

MO: La parentela dell’occidente con la fase coloniale è strettissima. L’occidente è ancora, anche se in forme più sofisticate, colonialista e razzista. Faccio un esempio. Quando è scoppiata la guerra in Ucraina io ho accolto a casa mia tre profughe ucraine, una famiglia, nonna, mamma e nipote. Le ho accolte anche se io penso fondatamente che la guerra in Ucraina sia stata provocata, voluta dall’occidente, in particolare dagli Stati Uniti e dalla loro sua longa manus: la NATO. Ne sono convinto e lo ero anche allora, però quelle che ho accolto erano vittime. Ho subito detto, nelle rare occasioni di apparizione in TV, che non capivo perché non ho potuto accogliere i siriani, che sono stati vittime anche loro. Non c’è stata una mobilitazione del divino occidente per i siriani come c’è stata per gli ucraini. Perché? Perché i siriani sono arabi, musulmani, perché hanno la pelle scura e allora loro li blocchiamo nelle mani del sultano turco in campi profughi che vi lascio immaginare cosa possono essere.  Mi dispiace dire questa cosa, perché io speravo tanto che la Turchia entrasse in Europa, però sappiamo come sono le cose: la Turchia non è entrata in Europa, però è nella NATO anche se macella i curdi. Quindi l’occidente racconta menzogne sistematicamente. Il progetto dell’occidente è il dominio del mondo attraverso un’economia criminale che è quella del turbocapitalismo, che oltretutto ha una vitale necessità delle guerre per superare le sue crisi economiche. Noi abbiamo ancora un occidente indegno che si trincera dietro la fola della democrazia. La democrazia è, come posso dire, una sorta di scorza In Italia. Per esempio voglio ricordare che il referendum per l’acqua pubblica fu vinto col 92% dei voti, ma la stanno riprivatizzando perché oramai noi siamo nella postdemocrazia, ovvero in quella che il grande studioso croato e militante Predrag Matvejevic definiva democratura. Scorza di democrazia, realtà autoritaria

AD: La dialettica tra USA e Israele ti pare reale o è una specie di gioco delle parti?

MO: Definirei la dialettica fra Stati Uniti e Israele fondata su due aspetti. Il primo riguarda il fatto che per gli Stati Uniti Israele rappresenta una sorta di portaerei nel Mediterraneo, una longa manus degli Stati Uniti nel Mediterraneo. C’è un’altra ragione che lega i due paesi. Entrambi fondano loro stessi su mitologemi. Per Israele la terra promessa l’ha data Dio: è la nostra fola. C’è un versetto del Levitico, non mi ricordo se il  25 del capitolo 23 o viceversa, in cui Dio chiede l’istituzione del Giubileo agli ebrei e poi dice che la terra non verrà venduta in perpetuità, perché la terra è sua e gli uomini la abiteranno da stranieri soggiornanti insieme allo straniero che godrà degli stessi statuti. L’ultimo pezzo del versetto è per me grandioso e dice che davanti al signore si è tutti stranieri soggiornanti. Il brillante traduttore protestante traduce con perché davanti a me voi siete solo meticci avventizi. Altro che la terra è nostra! Molti sionisti, anche religiosi, dicono: è la terra del dono e allora, se Dio te l’ha donata, perché continua a ripeterti che la terra è sua? Perché non è la terra per un nazionalismo idolatrico e criminale, è la terra per costruire una società di giustizia dove si vive da stranieri fra gli stranieri, questa è la mia opinione, la mia interpretazione. Per me la Torah, il Talmud, tutti i grandi libri sapienziali dell’ebraismo raccontano il rapporto fra l’uomo e il divino, fra l’umano e l’umano, quale deve essere il grande legame di giustizia e di spiritualità che li lega. Altro che nazionalismo fanatico! Gli Stati Uniti contano loro stessi su un mitologema. Siamo ancora all’ essenzialismo storico, una ragione originaria per cui ho diritto a questa terra. E’ il manifest destiny: questa terra era riservata a noi!  Per questo hanno commesso un genocidio dei nativi amerindi che erano lì da migliaia di anni. Dunque solo ideologia, miti, mitologemi, storiografia pervertita che è l’essenzialismo. Questo lega molto Israele e gli Stati Uniti. Su questo lavorano anche le potenti lobby pro israeliane che non sono la lobby ebraica, ma sono dei precisi gruppi che curano gli interessi degli israeliani. Ci sono lobby come l’Aipa, composta di ebrei, ma i più potenti sostenitori di Israele sono cristiani. Sono i 70 milioni di cristiano evangelici, che hanno montagne di soldi unite alle loro teorie sugli ultimi giorni dell’umanità, della guerra fra Gog e Magog, per cui pensano che tutti gli ebrei devono ritornare in Israele perché ci sia una seconda parusia di Cristo….farneticazioni. Lo ripeto, questi non sono ebrei, ma cristiani e potentissimi.

AD: Quali prospettive e possibili soluzioni vedi per questa situazione?

MO: Attualmente io non vedo nessuna prospettiva. E’ necessario che sorga da questo marasma una nuova classe politica israeliana che finalmente veda la realtà del popolo palestinese. Veda i palestinesi come popolo, come nazione, come persone, come esseri umani perché fino ad ora li ha visti solo come ingombro, li ha guardati e non li ha visti. Dopodiché si possono avviare delle trattative, perché le trattative possono avvenire solo fra eguali: stessa dignità, stessi diritti. Attenzione: la vera pace non esiste senza la giustizia. Senza la giustizia c’è una pacificazione che è il preludio a nuove guerre, a nuove violenze. Quindi la pace si fa fra eguali, di pari dignità, poi ci possono essere diverse soluzioni che noi neanche prefiguriamo al momento. La mia soluzione, quella che sostengo, ma io non sono né israeliano né palestinese, sarebbe l’istituzione di uno stato binazionale, laico, cioè uno stato per due popoli. Ci sono già esempi di questo tipo, però la soluzione la devono trovare insieme palestinesi e israeliani. Israeliani e palestinesi sostenuti dalla comunità internazionale, ma non solo dagli Stati Uniti, che si sono squalificati ad eterno. Devono entrare anche i russi i cinesi. Anche l’Europa si è screditata oltre ogni misura. Possono entrare i sudamericani, i sudafricani e forse altri paese africani. Da ultimi anche gli americani e gli europei, ma da ultimi però, perché hanno da scontare molti, molti errori come loro, crimini invece preferisco chiamarli io. Da questi ultimi si devono redimere con un comportamento degno dell’idea stessa del diritto internazionale.


Moni Ovadia ebreo sefardita, è un teatrante e un attivista per i diritti sociali e universali

Alberto Deambrogio classe 1966, è un operatore sociale. Per lungo tempo ha svolto il mestiere di funzionario di partito. Ex consigliere regionale dal 2005 al 2010. È attualmente segretario regionale piemontese di Rifondazione Comunista.

1/1/2023 https://www.sulatesta.net/

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