La lotta per la sanità pubblica nel Molise

Ancora una storia sulla Sanità, questa volta dal piccolo Molise, un lembo di terra apparentemente poco importante e poco incisivo sulle dinamiche del paese, eppure rivelatosi negli anni un laboratorio importante per poter sperimentare il progetto più efficace di privatizzazione della sanità pubblica.

I passi iniziali in questa direzione sono stati pressoché gli stessi di molte altre regioni italiane, ma poi è successo qualcosa che ci ha distinto. Inizialmente, come altrove, il comparto Sanità era bacino di voti e fertile terreno di logiche clientelari e fino al 2000 debiti e sforamenti che inevitabilmente derivavano da questi processi venivano ripianati dallo Stato pesando sulla fiscalità generale e contribuendo in modo poco appariscente al debito pubblico. Si consideri che il criterio generale prevedeva una USL ogni 300000 abitanti, ma in questa regione per 300000 abitanti totali ne furono istituite ben sette, un sistema sproporzionato che, in più, non rispondeva ai bisogni reali dei cittadini ma in compenso permetteva di mantenere il consenso elettorale in modo capillare sul territorio con l’avallo dei governi centrali.

A partire dagli anni ‘80 questo meccanismo di espansione si è esaurito e si è passati alla esternalizzazione di molti servizi per creare nuovi “clienti” ed allargare il bacino di voti, ovviamente senza ridurre il personale già in forza. Nel 2002 questo sistema già disfunzionale per sua natura virò verso la totale insostenibilità con l’inaugurazione di un altro ospedale, la Cattolica, nato come fondazione, costruito con soldi pubblici ma gestito privatamente, e diventato oggi SPA. Contemporaneamente un’altra struttura privata, l’allora Sanatrix, poi diventata Neuromed, già si andava affermando e veniva foraggiata con accreditamenti regionali. Con il passaggio all’euro nel 2000 si è imposta la logica dei tagli e del rientro, e su questo terreno si è innescata la lotta tra pubblico e privato. Il debito sanitario, cresciuto in modo esponenziale, ha legittimato la scelta, esclusivamente politica, di  chiudere reparti ed interi ospedali pubblici in favore del privato accreditato.

Nel 2013 Carmine Ruta, chiamato a dirigere l’Azienda sanitaria, cercò di porre rimedio ad un quadro disastroso che stava di fatto portando alla impossibilità di accedere alle cure da parte dei molisani, ma il suo tentativo di riequilibrare almeno il budget tra pubblico e privato e di recuperare funzionalità nelle strutture pubbliche anche in base alle esigenze territoriali della regione fu boicottato e Ruta fu costretto a lasciare il suo incarico.

Nel 2017, sotto la presidenza della regione di Paolo Frattura (PD) e con il governo Renzi accade una cosa davvero unica: per la prima volta in Italia, dopo dieci anni di commissariamento della sanità regionale, durante i quali, nonostante i continui tagli al pubblico, il debito sanitario ha continuato a crescere a dismisura portando la sanità al collasso, il Programma Operativo Sanitario della regione Molise viene blindato in forma di emendamento all’articolo 34 in Commissione bilancio alla Camera e diventa così legge dello Stato. Impossibile quindi qualsiasi azione legale di giustizia amministrativa.

Nel frattempo la condizione sanitaria della popolazione precipita, l’accesso alle cure non è più garantito neppure entro i livelli essenziali a causa delle interminabili liste di attesa e della mancanza di posti letto e di personale; i pronto soccorsi, laddove ancora esistono, sono intasati e i medici sono costretti a turni massacranti.

La popolazione comincia a ribellarsi e sorgono comitati e associazioni in difesa del diritto costituzionale alla salute e alla cura. Il Comitato Isernia Beni Comuni pro Veneziale, i cui attivisti già erano impegnati sul campo da tempo, nasce ufficialmente nel 2017 insieme al Forum per la Sanità Pubblica di Qualità che raccoglie i diversi comitati regionali. Lo stesso Forum ha partecipato alla nascita del Comitato Nazionale Sanità, consapevole della necessità di interagire con il governo centrale per riportare la sanità in un alveo di giustizia sociale e di pubblico servizio non compatibile con l’attuale tendenza a ridurre la salute ad una merce su cui speculare. Ma c’è un ma.

Le lotte che in questi anni abbiamo portato avanti rischiano di non avere alcun effetto perché manca un’interfaccia politica e istituzionale che le traduca in progetto reale. Lo stesso ministro Speranza annaspa e i 5S hanno pubblicamente dichiarato che pubblico e privato accreditato si equivalgono. In più, cosa ancora più grave, spesso siamo vittime di un “fuoco amico”, cioè di gruppi e persone che, pur se apparentemente sostenitori delle nostre stesse posizioni, mirano a strumentalizzare politicamente la lotta, a volte per propri tornaconti elettorali, altre volte perché incaricati dalle lobby di potere di neutralizzare la nostra azione attraverso la divisione del movimento.

E’ quanto sta accadendo in Molise, dove abbiamo strenuamente lottato per avere un ospedale Covid e per malattie infettive a Larino, riaprendo una struttura  di eccellenza, che era stata chiusa e smantellata per far posto ai privati. Questo sarebbe stato un buon punto di partenza per riorganizzare e ripotenziare il pubblico, e a ciò avrebbe potuto far seguito una riorganizzazione degli altri ospedali e un potenziamento della medicina territoriale. Ma taluni sedicenti compagni hanno di fatto remato contro e sostenuto le disastrose politiche di Donato Toma, attuale presidente della regione, che insieme alla dirigenza ASREM rispondono alle insistenti pretese del potente di turno. Vale la pena ricordare che la Neuromed di Pozzilli, la struttura più accreditata della regione, è di proprietà della famiglia di Aldo Patriciello, europarlamentare in pianta stabile e presente direttamente o indirettamente nei vertici regionali nei modi che da sempre ci sono noti.

La conclusione è che in assenza di una reale volontà politica il sistema sanitario cederà alle logiche neoliberiste che ormai sono assolutamente trasversali, a destra e a sinistra. O tempora, o mores. 

Dott.ssa Lucia Pallotta

vice presidente Forum Sanità Pubblica Molise 

2/8/2020

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