La politica di Israele è segregazionista, razzista, colonialista.

Il popolo palestinese esiste, che piaccia o non piaccia a Nethanyau. Ci sono persone che hanno diritto ad avere la propria terra e la propria dignità, e i bambini hanno diritto ad avere il loro futuro, e invece sono trattati come nemici.

Alcuni israeliani coraggiosi parlano, denunciano. La comunità internazionale no, l’Italia si nasconde dietro la sua pavidità… Ci dovrebbe essere una posizione ferma, un boicottaggio, a cominciare dalle merci che gli israeliani producono in territori che non sono loro. 

La pace “si fa fra eguali”, non con I diktat come vorrebbero gli israeliani. 

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Tucidide è considerato il padre del realismo politico e questo famosissimo brano spiega in pochissime righe cosa guida le relazioni internazionali: l’utile e l’interesse. E ciò che garantisce l’interesse è la potenza. E ciò che garantisce il rispetto è la forza. È brutto da dire, bruttissimo, ma la realtà è che i forti decidono e i deboli si allineano. Purtroppo è così ed Israele non rappresenta un’eccezione. 

L’integrazione di islamici all’interno di società non-islamiche è impossibile. Non esistono casi al mondo che possano smentire questa affermazione per cui, dati i rapporti di forza, in Israele a prevalere saranno i valori occidentali e l’identità ebraica, i Palestinesi verranno cacciati dallo Stato con una ricaduta nefasta in tutta la regione ed in Europa, a meno che non intervengano le potenze che hanno creato quel caos permettendo la fondazione di Israele, uno Stato che non avrebbe mai dovuto nascere e che ha destabilizzato tutto il Medio Oriente. Dubito molto però che ciò accada:  nessuna grande Potenza ha interesse a risolvere la questione palestinese.
Nel V libro della “Guerra del Peloponneso” Tucidide racconta una piccola vicenda che non ha un particolare interesse bellico. Melo è una piccola isola che, nonostante sia molto vicina ad Atene, non è mai entrata nella sfera di influenza della città, allora egemone sull’Egeo. Nel 416 a.C., un anno di pace nella guerra con Sparta, gli ateniesi decidono di inviare la loro enorme flotta contro quella piccola isola. Dopo un assedio, durato molto più a lungo dell’attese, l’isola è costretta alla resa, e Atene applica una punizione spietata ed esemplare: tutti i maschi adulti vengono uccisi, mentre le donne e i bambini sono ridotti in schiavitù. Tucidide racconta l’ultima ambasceria degli ateniesi, ormai decisi a distruggere l’isola “ribelle”, in un celeberrimo dialogo, che è una delle più belle pagine dello storico greco.Quando i meli chiedono agli ateniesi: “E perché non accettate che noi siamo amici anziché nemici, conservando intatta la nostra neutralità?”, questi rispondono: “No, perché ci danneggia di più la vostra amicizia, che non l’ostilità aperta: quella, infatti, agli occhi dei nostri sudditi, sarebbe prova manifesta di debolezza, mentre il vostro odio sarebbe testimonianza della nostra potenza.

“Temo che ormai gran parte degli israeliani ragioni come gli ateniesi e quindi ritenga necessario distruggere i palestinesi, perché solo l’odio potrà essere il segno della loro potenza, contro nemici ben più forti dei cittadini di Gaza. Per questo noi dobbiamo ostinatamente essere dalla parte delle donne e degli uomini di Melo e di Gaza.

Marilena Pallareti

Docente. Collaboratrice redazionale del mensile Lavoro e Salute

15/5/2021

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