La rottura del consenso

La sinistra statunitense ha l’opportunità di premere sul divario generazionale nell’opinione pubblica e di usarlo per portare avanti la lotta per la liberazione palestinese e la democrazia per tutti coloro che vivono tra il Mediterraneo e il Giordano

Lo scorso giovedì sera, il presidente Joe Biden ha pronunciato un discorso televisivo a livello nazionale sostenendo la necessità di un pacchetto di aiuti militari senza precedenti per Israele e Ucraina. Biden chiede l’enorme cifra di 74 miliardi di dollari da inviare a Israele e Ucraina, anche nel pieno di scene di morte di massa, crisi umanitaria e violenza implacabile nella Striscia di Gaza assediata e nella Cisgiordania occupata.

Allora, qual è la posizione dell’opinione pubblica statunitense riguardo alla crisi in Palestina e Israele? Contrariamente all’impressione che si potrebbe ricavare ascoltando la leadership dei partiti democratico e repubblicano, sembra esserci una rottura del consenso. Secondo un sondaggio Cbs/YouGov pubblicato qualche giorno fa, oltre il 55% degli statunitensi disapprova la gestione del conflitto finora adottata da Biden (sebbene il 62% dei democratici affermi che Biden stia manifestando il giusto sostegno a Israele).

In particolare, circa il 53% dei democratici ritiene che gli Stati uniti non dovrebbero inviare ulteriori armi e rifornimenti a Israele. Se i numeri sono accurati – e l’analisi dei dati dei sondaggi sembra rafforzare la conclusione – sembra che stiamo assistendo a un cambiamento significativo nell’opinione pubblica.

Cosa possiamo trarre da questi risultati? Due cose.

La prima è il divario di età. Sia il sondaggio della Cbs che quello di Quinnipiac, pubblicati il 17 ottobre, mettono a nudo la sostanziale spaccatura generazionale sulla questione. In ogni sondaggio è più probabile che i giovani sotto i cinquant’anni siano critici nei confronti dell’approccio del presidente e del sostegno incondizionato a Israele. Anche nel sondaggio Quinnipiac, che inquadra la questione in un modo tale da deprimere il peso dei sentimenti, il 51% degli elettori di età compresa tra i diciotto e i trentaquattro anni afferma di essere contrario «all’invio da parte degli Stati uniti di armi ed equipaggiamento militare a Israele in risposta all’attacco terroristico di Hamas».

Inoltre, il sondaggio della Cbs rileva che il 70% dei democratici e il 57% degli elettori complessivi, incluso un forse sorprendente 41% di repubblicani, credono che gli Stati uniti dovrebbero portare direttamente gli aiuti umanitari a Gaza. Tutto ciò è in linea con i sondaggi dell’inizio di quest’anno e degli anni precedenti che indicano un aumento del sostegno ai palestinesi, in particolare da parte dei giovani.

In secondo luogo, la malleabilità dell’opinione pubblica su questo tema è più forte di quanto si potesse inizialmente prevedere dopo i terribili attacchi del 7 ottobre in Israele. Gli statunitensi continuano a simpatizzare profondamente con Israele, ma temono anche che il bombardamento di Gaza si espanda in una guerra regionale. Inoltre, la presenza di un blocco filo-palestinese più ampio, più forte e più attivo alla sinistra del Congresso, insieme alle storie brutali emerse dall’assedio di Gaza, sembra aver fatto crollare il sostegno pubblico a una piena approvazione del comportamento di Israele.

Figure di spicco come Alexandria Ocasio-Cortez, Cori Bush e Jamaal Bowman hanno chiesto un cessate il fuoco. L’unica palestinese statunitense al Congresso, Rashida Tlaib, ha affermato di avere un obiettivo nel chiedere un cessate il fuoco: «Salvare vite umane». Un nuovo sondaggio di Data for Progress rileva che «il 66% dei probabili votanti concorda sul fatto che gli Stati uniti dovrebbero chiedere un cessate il fuoco e una riduzione della violenza a Gaza per prevenire la morte di civili».

Sono attivi anche gruppi progressisti e socialisti. IfNotNow, un’organizzazione composta da attivisti ebrei contro l’occupazione e per la giustizia razziale, ha organizzato un sit-in al Campidoglio degli Stati uniti questa settimana. I Democratic socialist of America hanno rivolto ben 103.000 solleciti ai membri del Congresso negli ultimi cinque giorni, cercando di spingere i principali deputati a chiedere un cessate il fuoco. Il deputato progressista del Texas Greg Casar ha già firmato la risoluzione per il cessate il fuoco sponsorizzata da Cori Bush.

In altri momenti critici di malcontento pubblico, un alto funzionario del Dipartimento di Stato si è dimesso dal suo incarico e l’Huffington Post parla di «morale estremamente basso» a Foggy Bottom. È stata pubblicata una lettera firmata da oltre quattrocento membri dello staff ebrei e musulmani di Capitol Hill in cui si chiede il cessate il fuoco. È chiaro che, come nel maggio 2021, c’è una reazione molto più forte e organizzata contro una posizione uniformemente filo-israeliana rispetto ai decenni precedenti.

La sinistra statunitense ha l’opportunità di premere sul divario generazionale nell’opinione pubblica e di usarlo per portare avanti la lotta per la liberazione palestinese e la democrazia per tutti coloro che vivono tra il Mediterraneo e il Giordano. L’opinione pubblica non è irremovibile e nemmeno chi detiene il potere. Questa lotta per la democrazia e l’uguaglianza richiederà che palestinesi, ebrei e persone di ogni provenienza insistano affinché gli Stati uniti fermino l’appoggio militare e chiedano un cessate il fuoco immediato e aiuti umanitari incondizionati a Gaza e al resto del paese.

Forse, grazie alle solidarietà formatasi in questo momento, potremo finalmente costruire il movimento necessario per portare giustizia e pace in Israele e Palestina. Come scrive lo storico Rashid Khalidi nella conclusione del suo The Hundred Years’ War on Palestine: «Superare la resistenza di coloro che beneficiano dello status quo, per garantire uguali diritti a tutti in questo piccolo paese tra il fiume Giordano e il mare è una prova dell’intelligenza politico di tutti i soggetti coinvolti».

Yaseen Al-Sheikh è uno scrittore e organizzatore attivo nei Democratic Socialists of America e nel lavoro di solidarietà internazionale tra Israele, Palestina e Stati uniti. Questo articolo è uscito su JacobinMag. La traduzione è a cura della redazione.

24/10/2023 https://jacobinitalia.it/

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